LA STORIA DIETRO LA MORTE
di BARBARA GALIMBERTI
«Davvero sei sicuro che tutti quelli che voi definite criminali siano cattivi?»
Tita Prestini, giornalista e scrittore, con L’ultimo ballo della grande mietitrice, ci ha riportato nelle indagini del commissario Settembrini.
Ci ritroviamo in una Milano del secondo dopo guerra. Una città con molti segreti ancora da svelare. Le piazze, le strade, i palazzi stanno riprendendo il loro colore, dopo che la guerra aveva in qualche modo ingrigito la stessa città.
La scrittura di un romanzo può essere vissuta come un’interessante e ammaliante sfida con il lettore e Tita Prestini, anche con questo libro, risulta vincente.
Il testo è più che credibile, grazie anche alla minuziosa ricerca storica, ma soprattutto per la costruzione narrativa che esalta l’aspetto drammaturgico e investigativo, che richiede un’opera di questo genere letterario.
E forse il bello di Milano stava proprio nel fatto che nulla fosse ciò che appariva al primo sguardo.
Quello che emerge durante la lettura di questo romanzo è il perfetto intreccio tra le storie dei personaggi, l’ambiente storico e sociale che li coinvolge e la scrittura di Tita Prestini, che risulta semplice, assolutamente non forzata. Qualsiasi autore potrebbe essere portato a spiegare i fatti e gli elementi da lui studiati per creare e arricchire con eccesso la trama del suo romanzo.
L’autore, in questo caso, pur soffermandosi su alcuni aspetti storico e sociali del periodo scelto per la narrazione, non distoglie l’attenzione del lettore dal fulcro della storia, ma contorna la trama con particolari che impreziosiscono la stessa opera.
L’ultimo ballo della grande mietitrice è un romanzo che fondamentalmente rispecchia le regole e gli schemi del giallo. L’indagine è ben costruita e gli innesti narrativi legati alle personalità dei personaggi e all’ambientazione rendono la stessa opera particolare e non scontata.
Sia il tono che lo stile narrativo, che emergono in questo romanzo, portano il lettore a riconoscere l’espressione letteraria dell’autore, così come l’inserimento di un perfetto ritmo che scandisce la suspense dell’opera.
TRAMA
Comincia in una gelida notte milanese del ’56 con la morte di una barbona, «in uno degli angoli sporchi del mondo sotterraneo su cui sono costruite tutte le città», la quarta avventura del commissario Settembrini, il poliziotto che ama il cioccolato, gira disarmato e non sa perché piace alle donne. Indagando sull’omicidio di “Margherita Star”, Settembrini scopre che le ragioni del delitto affondano in storie risalenti alla conquista italiana dell’Africa Orientale, intrecciate al saccheggio delle opere d’arte durante l’occupazione nazista dell’Italia e agli affari dei nuovi ricchi che hanno costruito troppo rapidamente le proprie fortune nel dopoguerra. Specie a Milano. Perché nella capitale lombarda tutto è collegato, ma niente è ciò che appare e ogni lampo riflesso può nascondere cose diverse: il metallo di una pistola, il luccicare di pietre preziose, il cristallo di un bicchiere. Oppure un barlume del passato che torna a ferire il commissario, a svegliarne il senso di colpa per aver causato la morte della sua Laura. E allora forse è il tempo per un ultimo blues con la Grande Mietitrice, in un letto, sotto la luce della luna, o in piedi, contro il cielo terso della Svizzera.
L'ultimo ballo della grande mietitrice
LA STORIA DIETRO LA MORTE di BARBARA GALIMBERTI «Davvero sei sicuro che tutti quelli che voi definite criminali siano cattivi?» Tita Prestini, giornalista e scrittore, con L’ultimo ballo ...