Salve amici, oggi vi racconto cos’è accaduto lunedì 23 alla libreria Hoepli: l’editore Fazi ha presentato l’ultima pubblicazione di un thriller di Gillian McAllister alla presenza dell’autrice. E NOI DELLA BOTTEGA DEL GIALLO ERAVAMO LI’. C’era da dubitarne?
Gillian McAllister ci è nota per aver scritto Posto sbagliato, momento sbagliato, che Fazi ha pubblicato l’anno scorso con ottimi risultati di vendita e di critica e quest’anno, ovviamente, vuole bissare il successo, aggiungendo la ciliegina della presenza dell’autrice che rende sempre il lancio di un libro quel tanto frizzante da ingolosire il lettore.
Ci siamo trovati davanti una donna giovane e molto alla mano, contenuta nelle sue manifestazioni (anche verbali) come ogni buona britannica, ma priva del tutto di un ego smisurato o altre facezie che rischiano di respingere chi si confronta con lei. Molte sono state le domande e le curiosità, data anche l’originalità delle trame e del modo di raccontarle di McAllister, sempre attenta a non cadere nel banale e a sorprendere i lettori.
Con pragmatismo nordico, ha subito ammesso di non essere un vulcano di idee: normalmente ne ha una all’anno e su quella lavora, anche perché ritiene che per cogliere spunti bisogna essere aperti al mondo e alle sue sorprese, mentre lei, quando comincia a scrivere, si occupa solo ed esclusivamente della sua opera serrando la mente per non venire distratta da nulla.
Il suo metodo di operare è sempre lo stesso, da dieci libri in qua: scrivere velocemente una bozza, anche estesa, poi rivoluzionare tutto più volte, anche perché vive situazioni e personaggi molto intensamente, si fa coinvolgere al punto da voler conoscerli come fossero persone vere, così da inventarsi “interviste impossibili” per approfondire le loro caratteristiche fisiche e mentali. Ovviamente, tutto questo lavorio la porta a scrivere e riscrivere intere scene. E’ ovviamente supportata da un amico di penna ottimo conoscitore delle tecniche investigative e lo contatta con molta frequenza per non correre il rischio di scrivere qualcosa di impreciso o decisamente errato. La sua esperienza di avvocato non l’ha aiutata, se non indirettamente; lei si è sempre occupata di compravendita di grandi immobili – niente crimini, almeno patenti, quindi – ma i ricordi universitari di quando preparava esami più legati all’illegalità e, soprattutto, le chiacchiere alla macchinetta del caffè con colleghi occupati in altri ambiti, l’hanno aiutata a dare il taglio giusto ai suoi thriller.
Posto sbagliato, momento sbagliato (del 2020) e Solo un’altra persona scomparsa (2021) fanno parte di una serie specifica, diversa da altri libri scritti in passato o già pubblicati in Inghilterra recentemente. Il punto focale è la famiglia e, nel secondo romanzo, anche l’uso pervasivo di internet nella nostra vita quotidiana. Se dovesse scriverli oggi, dopo che è diventata mamma nel 2022, probabilmente darebbe più spazio alla prima infanzia (che, invece, ha appena sfiorato) perché si è resa conto di quante cose cambino – e si perdano – rapidamente con un bambino piccolo che passa dalla totale dipendenza all’acquisizione di abilità che lo rendono sempre più indipendente, e forse avrebbe fatto in modo di fermare qualche ricordo sulla carta.
Il problema di Internet, è una cosa che la preoccupa parecchio. Naturalmente ne ha bisogno come e più di tutti noi, anche per poter avere un contatto costante coi suoi lettori, ma tiene rigidamente fuori dalle sue conversazioni e dalle immagini qualsiasi cosa legata al figlio, sia per un problema di sicurezza che per etica: quando sarà grande e in grado di decidere, farà lui le sue scelte su come e quanto essere presente sulle varie piattaforme. Ma, ovviamente, essendo una questione che crea ansia, non ha potuto e voluto ignorarla nel libro ora pubblicato da Fazi e, infatti, ha una parte importante nella trama del thriller.
Alla domanda di come si rapporti con i traduttori delle sue opere, ha dichiarato di trovare particolarmente stimolante il rapporto con loro. E’ tradotta in quaranta Paesi e i contatti con le persone che danno voce alle sue pagine è spesso sorprendente, le permette di entrare in contatto con realtà che neppure immaginava. Per esempio, il curatore americano (qui non parliamo di traduzioni, ma di “aggiustamenti” tra due lingue non più identiche anche se ancora unite da sorellanza) le ha chiesto cosa fossero le Uova di Pasqua di cui parlava. In quel momento, McAllister ha capito che gli americani non hanno la più pallida idea di abitudini, riti, piccole manie che per noi europei sono scontate, ma per loro evidentemente no. Siamo così abituati a considerarli un’estensione del nostro vecchio mondo che non percepiamo le differenze se non quando ci cadiamo dentro con tutte e due le scarpe!
L’intervista a più voci si è conclusa con la domanda della curiosa di turno sulle sue preferenze letterarie e Gillian ha dichiarato di apprezzare molto, tra le altre scrittrici, Tana French, autrice molto amata anche dai vostri recensori della Bottega del Giallo. E queste sono soddisfazioni!
Una bella serata in compagnia di una persona intelligente, garbata e gradevole. Oltre che autrice di thriller molto molto molto tesi. Cosa potevamo augurarci di più?
di Barbara Monteverdi.
© photos di Barbara Monteverdi