Tutto torna … e torna pure Jurado in libreria nella nostra collana preferita Darkside di Fazi. Nuovo romanzo e nuovo blogtour che vi regala in anteprima esclusiva l’incipit del nuovo romanzo che sarà in libreria dal 5 novembre … Eccovela.
TRAMA
Tutto ciò di cui Aura Reyes ha bisogno è rimanere viva altri dieci minuti. Non è un compito facile. Le altre sono quattro, sono più forti e lei – una figura accerchiata, nel cortile del carcere – non è mai stata brava a difendersi. O forse sì. Perché Aura deve riprendersi le sue figlie. E anche le sue amiche. È per questo che ha elaborato un piano che inizierà tra dieci minuti. Quindi no. Non ha intenzione di morire oggi. Fuori dal carcere la aspetta una nuova sfida: dovrà vedersela con i Dorr, una potente famiglia che nasconde molti segreti, la cui ultima erede, Irma, regge le fila di un misterioso Circolo. E c’è una preziosa valigetta da recuperare. Non si sa che cosa contenga, ma di certo il suo contenuto è potenzialmente esplosivo…
ESTRATTO
anticipazione
L’unica cosa a cui ambisce Aura Reyes è rimanere viva altri dieci minuti.
Non è un compito facile.
Se dovesse fare una scommessa, la stessa Aura – la cui specialità è il calcolo rischi-benefici – punterebbe tutto contro la debole figura accerchiata nel cortile del carcere. Le altre sono quattro, sono più forti di lei e Aura non è mai stata brava a difendersi.
Non ci sono testimoni, ci ha pensato l’agente penitenziario di guardia. Nessuno a vigilare in cima ai muri, le telecamere sono spente. Soltanto un deserto assetato del sangue di Aura, che sgocciola dal suo naso rotto e inzuppa la linea gialla che delimita la fine del campo da basket.
«Vieni qui, fighetta», dice la leader delle sue persecutrici. Bassa, sorriso lupesco, maglietta strizzata.
Tra tutte le carceri del mondo, proprio in questo doveva capitare, pensa Aura, evocativa.
Non sono le note di un pianoforte a Casablanca ad aver portato Aura sul cammino della memoria. Né la voce di un’antica nemica concede chissà quanto tempo per filosofeggiare sul modo in cui le storie si ripetono, in cerchi concentrici sempre più piccoli. Come quello formato dalle quattro donne che convergono su di lei.
Dieci minuti, non le serve altro.
Sarà morta tra tre.
«Vieni qui, non farmi arrabbiare», insiste la Yoni, la cui lingua ha già cominciato a impastarsi un po’. O questo vuole pensare Aura, che sogna un’ancora a cui aggrapparsi.
Falla parlare, si impone. Finché parla, hai una chance.
«Se non ti faccio arrabbiare… non mi ammazzate?».
Neanche a voler essere generosi potremmo dire che la sua battuta supera la soglia della mediocrità. Per una persona con le capacità comunicative di Aura Reyes, ancora meno. Ma è stanca di rinculare, il suo naso è una massa pulsante di dolore, ha un occhio mezzo chiuso – cortesia dell’ultima gomitata di una delle latinoamericane – e il cortile sta finendo.
La risata priva di umorismo della Yoni si fonde con il suono metallico che produce la schiena di Aura sbattendo sulla recinzione.
«Pensi di essere spiritosa. Non sei spiritosa».
Alza il braccio, non è però il suo pugno a colpire Aura, bensì quello di una delle sue fedelissime. E poi un altro, che arriva da destra.
Aura chiude gli occhi, si accascia. Il pavimento le fa bene, come una carezza. La ghiaia del cortile, morbida e soffice come in una pubblicità di materassi. La perdita dei sensi le canta una dolce nenia nelle orecchie. Sta per lasciarsi andare, finché non sente – sopra la ninnananna – un’anticipazione del futuro.
Undici spaventose parole.
E, all’improvviso, Aura scopre che morire è molto peggio di quanto pensasse.