Secondo thriller che la scrittrice Gillian McAllister pubblica con Fazi Editore. Dopo “Posto sbagliato, momento sbagliato” (recensione) , torna in libreria con “Solo un’altra persona scomparsa”.

Vi regaliamo un estratto di questo nuovo romanzo a breve in libreria.

TRAMA

Olivia, una ragazza di ventidue anni, è stata avvistata l’ultima volta dalle telecamere a circuito chiuso mentre entrava in un vicolo cieco. Non ne è mai uscita. È scomparsa. Nessuno ha sue notizie da ventiquattro ore, e più passa il tempo, più diminuiscono le possibilità di ritrovarla sana e salva. Lo sa bene Julia, l’irreprensibile e instancabile ispettrice a cui è stato affidato il caso. Non è una situazione nuova per lei: una famiglia disperata, il ticchettio implacabile dell’orologio, lunghe ore di lavoro lontana dal marito e dalla figlia. Ma questa volta è diverso, e Julia non ha idea di quanto questa indagine, invece, la condurrà verso i suoi cari. Là fuori c’è un uomo pericoloso, che ha a disposizione l’arma più temibile di tutte. Non è una pistola, né un coltello: è un segreto. Il segreto più oscuro di Julia. L’unico. E da subito è chiaro che la sicurezza della sua stessa famiglia è appesa a un filo, e tutto dipende da lei, che si trova di fronte a un ricatto impossibile: non deve scoprire cosa è successo davvero a Olivia, e deve far ricadere la colpa della scomparsa su un innocente. Non sempre chi scompare dovrebbe essere ritrovato… Trovare Olivia potrebbe essere il suo più grave errore.

ESTRATTO

1

Julia

Julia sta cercando di capire se il tizio seduto due tavoli più in là, intento a ordinare una cheesecake al caramello insieme alla moglie e due figli, è uno che ha arrestato in passato con l’accusa di omicidio. Ne è abbastanza sicura, nonostante le luci siano basse.

Tiene gli occhi fissi sul menu per non insospettire il marito e la figlia.

«Nando’s ormai è da sfigati, giusto?», dice Genevieve. Julia sorride all’espressione da stronzetta della sua unica figlia.

«In che senso?», chiede Art, offeso. Suo marito si chiama così in onore di Art Garfunkel; insegna Inglese, è un pedante, un tergiversatore sistematico, l’ultimo essere sulla faccia della terra che usa ancora il punto e virgola nei messaggini. E fino a qualche mese fa era il suo grande amore.

Nel frattempo è arrivata la cheesecake, e Julia osserva il presunto omicida mentre alza lo sguardo. Tiene i suoi due cellulari a faccia in giù sulla tovaglia: è la prova lampante del fatto che sia un criminale. Ne è sicura al novantanove per cento. La forma della fronte è strana…

«Boh… lo sai… Cheeky Nando’s, il meme, ormai è banale. Tipo: roba antica», dice Genevieve prendendo il menu. Indossa un top nero con il collo all’americana, infilato nei jeansa vita alta. Vestita così è molto carina, ma anche se non lo fosse non le importerebbe niente. Questa è sua figlia: fa quello che cavolo le pare. A volte Julia è molto contenta di aver cresciuto una giovane donna così forte e decisa; altre volte un po’ meno.

Sono le sette, e Julia non capisce come faccia a trovarsi qui, come sia possibile che non siano ancora emerse novità, come sia riuscita a farcela.

«Il pollo qui è buono», dice Art sommessamente, forse un po’ ferito perché il ristorante l’ha scelto lui.

La cheesecake è quasi finita. John. Ecco, si chiama così. Julia gli dà un’altra occhiata e tira fuori il telefono. «John omicidio Portishead», scrive su Google. Come fa a essere già in libertà? Per quell’accoltellamento brutale in pieno centro si è beccato l’ergastolo. Ed è pure successo da poco.

I termini sono troppo generici, e Google propone una valanga di risultati. Proprio mentre pensa di riformulare la ricerca, il cellulare squilla. È la centrale.

«Ispettrice Day», dice dalla sala operativa il coordinatore degli interventi chiamandola al suo numero personale, quello che Julia usa sempre. Ecco che si avverano i suoi timori. Si sente sprofondare. «Persona scomparsa. Un caso ad alto rischio, fresco fresco». Adesso è proprio reale.

Julia sospira. Niente pollo al piri piri, niente punzecchiature con Genevieve; niente svago. Il mio lavoro è questo, si dice. Dopo vent’anni nella polizia è diventato il suo mantra.

Assorbite le informazioni rimane con lo sguardo fisso sul tavolo. È scomparsa una ragazza di ventidue anni. Nessuna storia di malattie mentali. Avvistata dalle telecamere di sorveglianza ieri, poi più niente. Le coinquiline hanno chiamato la polizia quando non l’hanno vista rientrare. I fatti sono questi.

Eppure dietro i fatti c’è qualcos’altro, ne è certa; qualcosa a cui non riesce ancora a dare un nome. È una sensazione di pancia, l’istinto della detective. Rabbrividisce nella penombra del ristorante.

Il cibo ordinato arriva al tavolo. «Devo andare in centrale», dice guardando con desiderio la pannocchia fumante, il purè, il pollo…

Si alza e dà un’occhiata al tavolo a sinistra, quello dell’ipotetico assassino. «Quando se ne va, provate a prendergli la targa», dice al marito e alla figlia.

 

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