La palude delle streghe

La palude delle streghe

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Published: 14/05/2024

Format: Brossura

ISBN: 9788854529373

QUANDO LE STREGHE SONO IL LATO MIGLIORE DELL’UMANITA’.

di BARBARA MONTEVERDI

La prima cosa in cui mi sono imbattuta in questo romanzo dall’ambientazione poeticamente angosciante è stato l’uso del termine “gli orecchi” per ben due volte in poche pagine. Correttissimo dal punto di vista grammaticale, ma insolito nell’uso quotidiano, mi ha fatto pensare a una scelta stilistica ben precisa per rendere ancora più spesso il racconto (già di suo piuttosto duro).

Che inizia con l’immagine della costruzione di una pira da utilizzare per una strega (siamo nel 1570 in Germania e basta un battito di ciglia per essere segnate a fuoco, in tutti i sensi), per poi incrociarsi con l’esistenza di Britta, nostra contemporanea non del tutto convinta della scelta di andare a vivere fuori Amburgo, nelle campagne lambite dall’Elba.

Sul lato destro del sentiero c’era un filare di immensi pioppi tremuli. Mentre li oltrepassava, il vento si infilò nelle loro chiome, con un fruscio simile all’acqua, soffiando da ogni parte. Come la notte precedente. (…) Quando il vento si placò, si udì un altro rumore, quello della vicina autostrada, particolarmente forte soprattutto ora, al mattino presto. Tutti stavano andando da qualche parte. Tutti tranne lei.

La descrizione del paesaggio desolato di un fine Ottobre grigio e piovoso è perfettamente in linea con la sottile depressione che Britta sta affrontando e che non è del tutto estranea alla curiosità che le si insinua nel cervello per la figura di Abelke Bleken, vissuta – e morta – in quelle lande nella seconda metà del 1500. Abelke, una donna sola. Abelke che lavora la terra, s’impegna a ripristinare gli argini dopo un’alluvione, Abelke che non crede alle superstizioni, Abelke che usa il cervello: la strega perfetta su cui scaricare la frustrazione di stagioni amare, di incomprensibili disgrazie.

E non rappresenta un caso isolato, ovviamente. Nell’indagine che Britta intraprende per conoscere qualcosa di più su questa figura femminile drammaticamente cancellata, si imbatte in una ricercatrice, Ruth Grotjahn, che ha raccolto decine di fascicoli su quelle che chiama le donne inascoltate: la prima docente donna all’Università di Amburgo, licenziata nel 1934 perché ebrea e deportata a Riga dove viene assassinata; una pittrice espressionista ribelle e caparbia, anch’essa deportata nel 1940 e uccisa con il gas; un’attrice incredibilmente bella e talentuosa, ma sottostimata, rovinata fisicamente e psicologicamente e morta a 23 anni.

Tutte storie raccolte per sfida, per produrre prove che scardinino l’arrogante affermazione che poche donne abbiano raggiunto traguardi importanti nella società.

Questo “romanzo a tesi” risulta estremamente interessante nell’approfondimento storico di una specifica realtà femminile, ma forse pecca un po’ quando affronta la nostra contemporaneità, stereotipando troppo, a mio avviso, le figure maschili: mariti insensibili e vendicativi, uomini privi di empatia e dediti esclusivamente al lavoro, pronti a soffocare ogni anelito di indipendenza delle loro compagne. Certo, il problema esiste e bene fa l’autrice a evidenziarlo, ma consolerebbe un po’ il lettore incrociare ogni tanto uomini collaborativi e paritari, come accade nella vita di tutti i giorni. Non in quantità industriali, certamente, ma ci sono e se sappiamo guardarci intorno li scopriamo mentre portano i bambini all’asilo o stendono il bucato sul balcone. Senza vergognarsi e senza ostentare. Io ne conosco un buon numero e lotto, nel mio piccolo, perché aumentino.

Comunque la pensiate, regalatevi questa lettura profonda e avvincente: è un romanzo, un dramma, una favola nera ma con più di un tocco di speranza.

TRAMA

Amburgo, oggi. Ochsenwerder, quartiere periferico a sud della città, somiglia al paradiso nell’estate in cui Britta Stoever lo visita per la prima volta: le erbe aromatiche spandono i loro profumi e i fiori occhieggiano dalle serre. Ma quando vi si trasferisce con la famiglia, mesi dopo, il paradiso sembra aver perso tutto il suo fascino: i campi vuoti e bui, le canne del fiume rinsecchite. La solitudine in cui Britta si ritrova, la solitudine dell’argine e della nebbia, dell’Elba e delle gru dagli occhi gialli, la stringe in una morsa e fa eco a quella che sente nascere dentro di sé. Eppure, da ex geografa, Britta è abituata al silenzio del paesaggio in cui si celano le storie, e quando in una delle sue camminate si imbatte in un cartello che porta il nome di una donna, la sua curiosità si ridesta. Quella che incontra, tuttavia, è una storia di invidie, di pregiudizi, di persecuzione. E di fuoco. Amburgo, 1570. La terra lambita dall’Elba è una palude che solo il costante intervento dell’uomo riesce a contenere. Abelke Bleken, unica figlia di un ricco fattore, gestisce i suoi possedimenti con saggezza. È bella, dicono alcuni. È arrogante, dicono altri: tutta quella terra è troppa per lei sola. E il giorno in cui, grazie all’attento ascolto della natura, Abelke prevede l’arrivo di una tremenda inondazione – che causerà danni incommensurabili – la voce che nel villaggio si diffonde su di lei è soltanto una: strega. Basta poco perché l’invidia e il desiderio rendano le accuse concrete, condannandola al processo, alla tortura, al rogo.

Traduzione: Chiara Ujka

 

4.0Overall Score

La palude delle streghe

QUANDO LE STREGHE SONO IL LATO MIGLIORE DELL’UMANITA’. di BARBARA MONTEVERDI La prima cosa in cui mi sono imbattuta in questo romanzo dall’ambientazione poeticamente angosciante è stato l’uso ...

  • Trama
    5.0
  • Suspense
    2.0
  • Scrittura
    5.0

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