TRA L’INCUBO E IL MATERNO
di ANTONIA DEL SAMBRO
Ci sono due narrazioni parallele nell’ultima fatica letteraria di Donato Carrisi, entrambe delineate in maniera magistrale e entrambe determinanti sull’attenzione del lettore.
C’è l’attualissimo tema della condizione della donna, di cui sembra tutti parlino e si interessino ma che rimane uno dei punti più oscuri, involuti, perigliosi e fatali per ogni rappresentante del genere in qualsiasi latitudine di questo pianeta; e c’è la solitudine maschile, uno stato d’animo che piega e confonde gli uomini, li sfianca più nel corpo che nella mente e che finisce per trasformarsi in vero e proprio isolamento fisico dove anche sopperire ai semplici bisogni primari diventa una conquista di sopravvivenza.
Queste due condizioni umane fanno da canto e controcanto all’intera narrazione e determinano quella identificazione nei lettori che trasforma immediatamente l’oggetto libro in un veicolo di riflessione emotiva ed emozionale che travalica il semplice piacere della lettura e soprattutto della lettura di genere.
Sono anni, ormai, che Donato Carrisi ha fatto evolvere il thriller e il noir in qualcosa che si avvicina spietatamente a una riflessione sociale continua in cui l’individuo rimane costantemente in bilico tra l’essere uno e solo e far parte di una società precostruita su convenzioni e regole. Il conflitto che ne deriva dà vita ad azioni che contengono e abbracciano il Bene e il Male come atti concreti più che concetti metafisici.
Ne La casa dei silenzi tutta la riflessione di che cosa sia l’essere umano o in che cosa lo stesso si sia trasformato è quasi del tutto affidata al concetto di “scarafaggio” (e Kafka non centra quasi nulla nonostante le sinapsi di chi legge si attivino in automatico). Lo scarafaggio di Carrisi è più un concetto di mascheramento che di metamorfosi, qualcosa più simile al lupo di Cappuccetto rosso, che parla con voce di miele per mascherare il fiele pernicioso e letale.
Avvicinati bambina, non ti faccio nulla.
I predatori e le prede. E le prede sono sempre le donne. A volte i bambini. In ogni caso i più deboli.
E c’è anche un filo rosso che attraversa tutto il racconto e che l’autore tiene vivo con una partecipazione quasi personale: il tema del materno. Perché le donne sono anche mamme, pure quando non hanno figli, per quel senso innato di protezione e cura, di sacrificio e dono.
Ed è in questo tema che si sviluppa tutta l’arte più sopraffina dell’autore che cerca l’esperimento supremo (e del tutto riuscito) del transfert sul protagonista.
Pietro Gerber, l’addormentatore di bambini, diventa a sua volta una sorta di madre salvatrice, acquisendo, per interposta persona, la mission suprema di salvare chi non ha più voce o una voce soffocata da tutti gli scarafaggi del mondo.
Questo non è un romanzo di genere. È una lunga e profonda riflessione sull’abisso, che lascia senza fiato e ci fa dire all’autore: grazie!
TRAMA
Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia?
Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio.
La casa dei silenzi
TRA L'INCUBO E IL MATERNO di ANTONIA DEL SAMBRO Ci sono due narrazioni parallele nell’ultima fatica letteraria di Donato Carrisi, entrambe delineate in maniera magistrale e entrambe ...