I santi d'argento

I santi d'argento

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Published: 13/09/2022

Format: Brossura

ISBN: 9788831014137

RECENSIONE

TRAMA

Ci sono momenti nella vita di un uomo in cui tutto sembra andare a ramengo. Le ombre si allungano su pensieri e desideri e il freddo del cuore finisce per stringere alla gola. Con un matrimonio che sembra ormai fallito alle spalle, una depressione insistente e una solitudine come unica compagna di vita un uomo decide di togliersi la vita e lo fa lanciandosi nel vuoto dopo essere salito sul tetto della chiesa dei Santi d’Argento a Napoli. L’uomo però non è un ragazzo qualunque. È il figlio di Giovanni Testa, ergastolano e uomo dalle mille amicizie e da vecchi e preziosi contatti. Tra questi c’è anche Vincenzo, ed è proprio a lui che Giovanni chiede di indagare sulla morte del figlio perché lui non crede affatto che si tratti di un suicidio. Ma Vincenzo di tornare a Napoli da dove è “scappato” portandosi dietro tutte le sue buone ragioni non ne ha proprio voglia, eppoi, da quanto appreso sugli ultimi giorni e mesi della vita del ragazzo un suicidio appare più che probabile. Vincenzo, però, a Giovanni Testa proprio non può dire di no, inoltre, il suo vecchio amico pare così convinto che dietro la morte del figlio ci sia qualcosa di molto più oscuro e grave e anche lui finisce per convincersene. E quindi chi voleva morto l’erede di Testa e perché? 

PERSONAGGI

Ai lettori Vincenzo sta antipaticissimo in molte pagine, soprattutto in quelle in cui una certa “spocchia” tipica dei napoletani si fa sentire prepotentemente. In altrettante pagine la stessa spocchia lo fa diventare simpatico e adorabile e quindi lo fa amare indiscutibilmente. Il protagonista di questo noir, inoltre, ha il grandissimo pregio di non accentrare affatto tutta la trama su sé e lasciare ampio spazio a tutti i personaggi minori, quelli su cui l’attenzione del lettore finisce inevitabilmente per concentrarsi di più, come un certo pescatore e una certa fanciulla. Ovviamente dietro a Vincenzo c’è l’abilità di chi scrive ad averlo “disegnato” proprio così…ma i lettori a questo non pensano e si godono la generosità di un protagonista che più sfaccettato di così non poteva essere. 

AMBIENTAZIONE

Il mare, il sole, l’azzurro. In queste sfumature chi legge si ritrova fin dalle primissime pagine e in queste sfumature finisce per chiudere il libro. I Santi d’Argento, però, hanno ambientazioni molte differenti da quelle fisiche e geografiche che saltano subito agli occhi. Hanno tutti i luoghi del cuore che vanno dalle mura di una prigione fisica a quelli di una prigione emotiva da cui si vuole scappare e basta (vedi Vincenzo, vedi il giovane e sfortunato suicida), eppoi ci sono quei luoghi di Napoli in cui non ci vogliono andare neppure gli stessi abitanti. Questo noir è tutta una location perché è quella dell’esistenza di uomini e di donne spalmata con cura in tutte le pagine. E per questo che verrebbe quasi da dire che Napoli è un pretesto. Il miglior pretesto autoriale per raccontare una storia cupa e fresca allo stesso tempo con un linguaggio e uno stile in cui l’ironia non è mai spiaccicata a caso, ma sempre usata per rendere ancora più veritiero il tutto.

CONSIDERAZIONI

I Santi d’Argento è un’opera prima e quindi ha tutte quelle piccole imperfezioni da opera prima che è fisiologico che ci siano perché chi scrive, anche se dotato di talento, deve ancora costruire davvero sé stesso come autore. Ma è proprio questo che dà alle opere prime quella freschezza, quella limpidezza, quella originalità che poi finisce per perdersi a favore di una scrittura più matura e consapevole. Insomma, a ogni tempo autoriale così come succedeva con i periodi pittorici degli artisti più famosi corrisponde una bellezza e una unicità che i lettori sanno e amano apprezzare. Giancarlo Piacci è un libraio bravo, un libraio preparato, uno che il suo mestiere lo fa con passione e si vede. Tutte le volte che mi trovo a chiacchierare con lui di libri è sempre una cosa che mi arricchisce, anche quando i nostri punti di vista divergono. E quindi esattamente come me che prima di essere una blogger sono una lettrice, lui prima di essere un bravissimo libraio e un lettore. Tutti i lettori se ne accorgeranno quando avranno tra le mani questo noir perché troveranno tutte quelle sfumature, tutti quei dettagli, tutte quelle accortezze che a tutti noi piacciono tanto. Ultimissima cosa, la copertina di questo libro è stata ideata e realizzata da Zerocalcare, uno dei nostri talenti più amati e seguiti, che del libro di Piacci dice parole meravigliose, parole che io condivido in pieno. 

INTERVISTA

Giancarlo una storia senza dubbio originale la tua ma che ha un preciso fil rouge anzi due: la verità e il passato. Entrambi potrebbero essere scritti con la maiuscola perché finiscono con l’essere le due cose su cui i lettori del tuo romanzo riflettono di più. E per l’amicizia invece che parole puoi spendere tu come autore, perché anche questo sentimento finisce per essere predominante in scelte e azioni dei personaggi.

Anzitutto, grazie mille per la domanda, è una questione a cui tengo molto. 

Molto spesso siamo abituati a vivere in un presente che ha ragione d’essere solo per la sua istantaneità. Il nostro interesse verso qualcosa dura un istante per poi essere sostituito da altro. Credo che al giorno d’oggi il presente immediato sia la sola verità riconosciuta, una verità che però non sedimenta, non germoglia, è del tutto sterile. Risulta interessante solo ciò che coincide col presente più prossimo. Tutto il resto sembra non avere rilevanza. In effetti nel romanzo questa impostazione è capovolta e, dunque, il “passato” e la “verità” sono al centro della scena, mi verrebbe da dire, sono attuali. Come si sottolinea opportunamente nella domanda, nel corso di tutta la vicenda dei “Santi” i legami sono moventi fortissimi che regolano le attività e le scelte dei personaggi. Siano esse antiche o recenti, le amicizie tra i protagonisti sono spesso dettate da rigidi codici morali e da etiche inviolabili. Sono leggi della strada o del mare che pongono l’amicizia davanti a tutto, anche nella più terribile delle situazioni. Sono regole a cui i protagonisti si attengono scrupolosamente, a costo di mettere a repentaglio la propria vita o quella delle persone care. I soli sentimenti in grado di sfuggire e derogare a tali norme sono l’amore e l’odio. A cui non ha senso imporre regole poiché finiranno di certo per essere infrante.

A proposito di personaggi. Il “tuo” Vincenzo è simpatico, antipatico, fortunato, sfortunato, intuitivo, ottuso, tutto insieme come se non avesse alcuna voglia di nascondersi e anzi di darsi completamente così come è ai lettori. Eppure succede che a chi legge l’attenzione si concentri sui personaggi minori, su quelli che tu accenni solo di sfuggita, su quei ragazzi che ogni giorno si ritrovano a combattere personalissime battaglie molto più complicate di quella con cui ha a che fare Vincenzo. È tutto voluto o di questo non ti sei nemmeno accorto mentre scrivevi?

Comincio col dire che credo sia proprio uno dei compiti specifici del Noir quello di raccontare la società. E mi riferisco a quella più nascosta, più in ombra. Quella che non vogliamo vedere.  Nel mio caso, confesso che non c’è una scelta precisa in termini di priorità. Tuttavia, sono contento che anche personaggi minori emergano con tutte le loro storie, le loro piccole tragedie e i loro immensi sogni. Questo perché, al di là dell’evolversi della trama, volevo scrivere una storia che raccontasse le vicissitudini di chi vive ai margini. Ho scelto, questo sì, di dotare ogni singolo personaggio di una sua identità, di una storia che gli permettesse di apparire tridimensionale, indipendente, e non solo una comparsa necessaria al percorso del protagonista.  Nella vita di tutti i giorni milioni di esistenze si consumano lontane dai riflettori; eppure è tra le pieghe delle città in cui non andiamo mai a guardare, nei chiaroscuri di quelle disperazioni, che molto spesso risplende la bellezza. 

Chi ancora deve leggere il tuo originalissimo noir deve essere rassicurato sul fatto che anche se l’ambientazione regina è Napoli, il tuo non è l’ennesimo libro di genere ambientato nella città più famosa e amata del suditalia. La Napoli che descrivi tu forse è sconosciuta anche agli stessi napoletani o quantomeno ad alcuni di loro. E quindi ti chiedo dai un colore e una colonna sonora alla Napoli de I santi d’argento e dicci anche perché così che possiamo capire appieno cosa intendi tu per Partenope.

Secondo la più famosa delle varie leggende tramandate intorno alla fondazione della mia città, Partenope era una naufraga in cerca di un destino migliore. La regione della Grecia da cui proveniva era strangolata da una terribile carestia. Queste condizioni di miseria indussero il sovrano a incoraggiare la partenza di alcuni giovani verso la Magna Grecia. La speranza era che potessero rifarsi una vita in una nuova terra. La traversata fu lunga e difficile, tant’è che la giovane Partenope non vi sopravvisse. Il suo funerale venne celebrato sulla terra appena raggiunta che prese il suo nome. Forse è per via di questa sua discendenza migrante che Napoli è una città plurale. Una città sorta dalla mescolanza tra mille popoli che arrivavano dal mare e che in essa trovavano rifugio. Questa pluralità di destini è forse la parte che non si conosce o che non si vuol conoscere. Non può che essere il mare, dunque, ad attribuire un colore alla città. Libero Bovio una volta disse che “Tutto è azzurro a Napoli. Anche la malinconia”. Ecco, la tonalità che la città assume nel mio romanzo è di questo azzurro quasi abbacinante, direi irrespirabile. Su questa distesa sterminata di colore mi piacerebbero suonassero le note di una canzone che amo: “Odissea” de “La Famiglia”.

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