PRESENTAZIONE

Léo Malet sta a Fazi come Simenon sta ad Adelphi, e fin qui ci potrebbe stare se non fosse altro che le due case editrici hanno pubblicato tutto dei due scrittori francesi. Ma rimane da dire che Malet insieme a Simenon è stato uno dei padri fondatori del poliziesco francese. Poeta surrealista, amico di Dalì, Breton, Tanguy e Prevert, da alle stampe il suo famoso  personaggio Nestor Burma nel 1943.

Trilogia nera, raccolta oggetto di questo blogtour, comprende 3 romanzi scritti da Malet tra il 1947 e il 1969: “La vita è uno schifo”, “Il sole non è per noi” e “Nodo alle budella”. Raccolti in un unico tomo questi tre romanzi parlano di 3 giovani, disperati e che sono accumunati da  una vita fuorilegge. Rendendo la raccolta di Malet un capolavoro imprescindibile della letteratura poliziesca del novecento.

TRAMA

Il giovane Jean Fraiger è alla guida di un gruppo di anarco-comunisti che intende sostenere il proprio progetto rivoluzionario con una serie di furti e rapine. Innamorato perdutamente di una donna bellissima e sfuggente, ben presto si ritroverà a condurre da solo una spietata lotta contro il mondo.

André Arnal, aspirante artista, arriva a Parigi dalla provincia ma nel giro di poco finisce in prigione per vagabondaggio. Rilasciato dopo qualche mese, inizia una vita di espedienti e truffe insieme ad altri ragazzi come lui, senza una casa né un lavoro. Nemmeno l’arrivo dell’amore riesce a salvarlo da un destino che sembra segnato.

Da quando Paul Blondel, piccolo truffatore, ha conosciuto Jeanne, per amore di lei è finito in una banda dedita al crimine. Ma tutte le notti ha un incubo ricorrente, un piccolo uomo grigio che lo tormenta e che presto inizierà a infestare anche i suoi giorni, costringendolo a fuggire da tutto e tutti, a cominciare da se stesso.

ESTRATTO

Attraversammo due piccoli centri abitati. Che avessero o no diramato via telegrafo gli avvisi di ricerca, nei due paesini non notammo nulla di sospetto. Li superammo a bassa velocità, per non attirare l’attenzione. Sulla strada aperta e deserta, invece, Albert pigiava a fondo sull’acceleratore. A quella velocità saremmo arrivati in fretta da Duval.

Marcel era svenuto. Paul, bloccato dai piedi del ferito, si era accovacciato sul sedile posteriore, non prima d’aver messo al sicuro i sacchi rapinati, onde evitare che i biglietti si sporcassero di sangue.

Tutto sommato, non c’era andata male. Paul aveva una chiazza sospetta sui pantaloni e nient’altro. Non avrei mai pensato fosse possibile cavarsela così a buon mercato, e quasi senza sporcarsi, da una sparatoria simile. La macchia sui pantaloni di Paul proveniva dalla ferita di Marcel. Tuttavia non sarebbe stata una precauzione inutile prevedere un cambio d’indumenti.

Passai dietro ed esaminai Marcel.

Per quanto potessi capire, non mi sembrava che la ferita fosse mortale. Mi attardai sul viso di Marcel. Detestavo sempre più la sua faccia belloccia. Nonostante il dolore e la fatica delle recenti emozioni, continuava a essere seducente. Percorsi Marcel con lo sguardo, dai piedi a quella testa che detestavo.

Il suo corpo, armonioso come quello di un dio ferito, meritava le premure attente e inquiete di un’amante. Me la vedevo augurargli dolcemente la buonanotte sfiorandogli le labbra febbricitanti. I capelli della donna gli accarezzavano le guance. Io non credevo nella Provvidenza, ma ce ne doveva essere una, perché, in caso contrario, tra i quattro non sarebbe certo stato Marcel a farne le spese. Ignoravo come sarebbe finita, ma un fatto era certo: per il momento era Marcel a dover pagare.

«È grave?», domandò Paul.

Avevo inconsciamente assunto un atteggiamento da medico e Paul reggeva la scena. «Sì», risposi.

Aggiunsi, rivolto ad Albert:

«A sinistra, due o tre chilometri prima di arrivare da Duval, c’è un boschetto. Andiamo lì».

C’era una cosa importante da fare.

Per chi volesse approfondire e seguire il blogtour, eccovi il calendario:

 

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