A cura di Antonia del Sambro

In occasione della Festa del Libro medievale di Saluzzo, dove sarà tra gli ospiti d’onore, abbiamo intervistato in anteprima Marcello Simoni appena uscito con il suo nuovissimo giallo storico Il Castello dei falchi Neri di cui trovate la recensione sul nostro blog. 

Marcello ha voluto raccontarci molto della sua ultima fatica letteraria e di questo evento culturale arrivato alla sua seconda edizione e promosso come manifestazione off del Salone Internazionale del Libro di Torino e da altri importanti enti locali. Per questa seconda edizione, che si svolgerà a partire da sabato 15 ottobre con termine mercoledì 26 e con un bell’evento in anteprima questo sabato 8 a Portici di Carta a Torino, l’argomento scelto è le Donne nel Medioevo. E l’ultimo romanzo storico di Simoni, oltre a essere un grande giallo, è assolutamente anche un libro dedicato alla forza delle donne come leggerete in questa intervista esclusiva per i lettori de La Bottega del Giallo.

Marcello il tuo ultimo giallo storico è meraviglioso. Molti editor ormai sono restii a pubblicare questo genere per una sorta di disaffezione sopraggiunta tra i lettori. I tuoi libri, invece, continuano a essere letti e apprezzati da tutti. Quale è la tua ricetta. Come si fa a diventare Simoni?

La ricetta anche se la conoscessi non te la direi e forse gli editor non hanno tutti i torti. Bisogna però vedere in che modo si parla di romanzo storico, perché purtroppo esso è un genere un po’calderone, quasi un genere dentro un genere dove chi ci mette troppa narrazione, chi troppe descrizioni, chi troppi riferimenti che possono inevitabilmente confondere o distrarre i lettori dalla storia e dall’azione vere e proprie. Io ritengo che un romanzo storico debba prima di tutto affascinare e quindi avere un giusto equilibrio di avventura, amori, storia, viaggi. Inoltre, io sconsiglio sempre le copie delle copie. Chi si avvicina a questo genere deve essere autentico e originale e non voler essere per forza Simoni, ma trovare la sua strada.

Le due protagoniste del tuo romanzo. Aloisa e Fabrissa, colpiscono immediatamente per la loro modernità. Sono donne medievali inserite in un contesto duecentesco eppure hanno una forza, una passionalità, una voglia di rivalsa che le rendono attraenti oltre ogni modo alle lettrici contemporanee. A chi ti sei ispirato per dare vita a questi due meravigliosi personaggi?

Io parto dall’assoluta convinzione che voi donne siete sempre un passo avanti a noi. Che siete in grado di osservare le cose con una sensibilità e una prospettiva diversa. Ispirandomi e leggendo moltissimo gli studi e le ricerche di Chiara Frugoni si comprende quanto le donne del medioevo non fossero poi molto distanti dalle donne moderne. Infatti, quando si parla di amore cortese alla fine si parla proprio del desiderio di tutte le donne a essere corteggiate. Non è cambiato nulla. Anche nel medioevo c’erano donne istruite e che leggevano o quantomeno che avevano tanto tempo per pensare. I tre ambienti che erano concessi in quel tempo a loro erano essenzialmente: il convento, la famiglia e il bordello. Qui le donne leggevano o pensavano. Anzi, avevano molto tempo per pensare. E il loro desiderio era quello di essere amate e corteggiate dagli uomini che avevano a che fare con loro. Certo, se sapevano andare a cavallo, maneggiare una spada sul campo di battaglia, essere coraggiosi meglio; ma la cosa più importante rimaneva proprio il loro essere degli amanti cortesi. Aloisa e Fabrissa non fanno eccezione. 

Odorico, indiscusso protagonista del tuo romanzo, tornato a casa deve gestire più di una situazione complessa, tra cui efferati omicidi che sembrano coinvolgere la sua casata molto da vicino. Lui è un ex crociato, un combattente che tu però avvolgi di un determinato simbolismo che lo rende assolutamente unico e fascinoso. A cosa si deve tutto questo?

Si deve al fatto che fondamentalmente il simbolo vero è lui. Odorico. Lui incarna un simbolismo narrativo che in letteratura c’è già e da tanto tempo. Basta pensare a Robin Hood o a Ulisse. Anche il mio protagonista parte per la Crociata di Federico II che è poco più che un ragazzo e ritorna a casa da uomo fatto e finito. E da uomo deve affrontare tutto quello che è successo nella sua famiglia e nella sua vita privata durante la sua assenza ed è così che i lettori comprendono che al pari di altri eroi letterari che lo hanno preceduto anche per lui la vera “prova” della sua vita è il ritorno a casa. È qui che lo aspettano le vicende più complicate. È qui che deve dimostrare che il ragazzo inesperto e impreparato non esiste più, ma c’è l’uomo forte in grado di sbaragliare i nemici e riconquistare la donna che ama. 

Seconda edizione del Festival del libro medievale di Saluzzo che ha eventi in programma anche a Portici di Carta questo fine settimana. Quanto sono importanti questo genere di manifestazioni per i lettori e per voi autori? 

Sono importantissimi perché parlare di libri è sempre importante, non solo di giallo storico, ma di libri in generale. Mettere insieme nello stesso evento autori, editori e lettori è fondamentale. Dopo la pandemia, più che mai, perché tutti noi dobbiamo uscire soprattutto da un lockdown mentale che ci ha incatenati a interagire troppo con i dispositivi elettronici o con un mondo virtuale a volte anche opprimente. Eventi come questo ci fanno interagire realmente con gli altri e soprattutto ci tengono ancorati ai libri. Essere ancorati ai libri è la nostra migliore forma di ribellione a chi ci vuole omologati o non pensanti. 

Il link per rimanere informati e seguire gli eventi del mese dei festival piemontesi è il seguente: 

https://www.salonelibro.it/salone-365-i-festival-tutto-l-anno/portici-di-carta.html

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