di ANTONIA DEL SAMBRO

I “Pastardi”, come si sono autonominati e come gli piace presentarsi sui social, sono tornati in libreria e lo hanno fatto con stile e successo. La seconda avventura di Olga Cazzaniga, il personaggio femminile più riuscito e originale della narrativa di genere degli ultimi anni, piace e convince perché dentro c’è una storia ben congeniata, superbamente realizzata e con un pool di personaggi iconici a fare da corona alla protagonista. Leggendo Tutta colpa di Chopin si comprende quanto il talento personale possa essere amplificato e perfezionato accanto al partner di scrittura giusto al fine di creare quella voce unica e potente che sa far sorridere chi legge e allo stesso tempo incuriosire e appassionare. Prima della premiata ditta Aicardi-Pastori non c’era nulla di simile nella nostra giallistica perché, di fatto, mancava il personaggio ideale in cui ogni donna, di ogni età e condizione, potesse ritrovare buona parte dell’enorme ventaglio di contraddizioni, fragilità, convinzioni, aspirazioni e umori che l’universo femminile possiede. Bravi bravi bravi i nostri “Pastardi” del cuore che hanno dato vita alla Commedia Gialla Emozionale e io voglio Olga Cazzaniga presto, anzi, prestissimo, in Tv… perché noi lettori affezionati ce lo meritiamo!

Carissimi, ben ritrovati in libreria e su La Bottega del Giallo. Uno dei detti più banali in circolazione è: squadra che vince non si cambia… Il fatto è che nel vostro caso è tutto dannatamente vero. I lettori sbalorditi dalla freschezza e bellezza di Dolce da morire vi aspettavano al varco e voi non solo non avete deluso ma siete riusciti a imbastire una commedia gialla ancora più gustosa della precedente. Quindi, siccome non si può più parlare di casualità ma di talento, da dove tirate fuori queste meravigliose e squisitissime storie? 

Ferdinando: prima di tutto grazie per i complimenti. Quante alle storie, non è poi così difficile trovare quelle giuste da raccontare, è sufficiente guardarsi in giro. Peschiamo dal quotidiano, magari capita di leggere una notizia, di ascoltare una conversazione, e ci domandiamo cosa farebbe Olga in una situazione simile… e Franco? Riuscirebbe a gestire la sua (oramai) certificata nemesi? Ovviamente non tutte le scintille scatenano l’incendio, perché va bene che Olga non si tira mai indietro, ma non è proprio possibile infilarla a forza in qualsiasi tipo di storia.

La bionda e brianzola Cazzaniga in questa ultima avventura sembra rimprimaverita più che mai. Tutta farina del suo sacco o c’entra parecchio anche il conturbante investigatore Reali?

Cristina: direi entrambe le cose. Aver avuto parte attiva nell’indagine sul fidanzato della nipote le ha portato nuova vitalità e un simpatico e originale diversivo alla monotonia e alla solitudine. Poi, certo, anche avere a che fare con due tipi affascinanti come Reali e il Nero ha aumentato il suo interesse e la sua voglia di tornare a ficcare il naso dove non deve. Olga è alla ricerca di qualcosa che la possa far sentire felice, che possa dare una svolta alla sua vita e, al momento, intrufolarsi nelle indagini, le pare un’ottima mossa.

Un po’ come succede per gli Hampton la Brianza nell’immaginario collettivo ha il sapore di villette a schiera, parchi curatissimi, persone vestite alla moda che portano a spasso il cane e cocktail bar da aperitivi cool. E invece voi due ci imbastite addirittura un filo diretto con misfatti e furti. Orrore! Volevate distruggere un mito o è semplicemente la trasposizione di una realtà che rende anche la Brianza, oltre che Milano, una location perfetta per un giallo contemporaneo? 

C: La scelta della Brianza, che non è proprio parente degli Hampton pur essendo immersa nel verde e piena di villette (sugli aperitivi cool ancora tentenniamo), è stata, almeno per me, quasi obbligata. Vivendoci, è stato naturale scegliere una magnifica casa che vedo spesso per installarci la famiglia Cazzaniga Peroni e farne la base di partenza per le incursioni di Olga a Milano.
Pur essendo la Brianza collinare nell’immaginario un luogo laborioso, tranquillo. residenziale e un’oasi verde (Robecchi in un racconto disse della zona: hic sunt capannones) non ci facciamo mancare nulla. Crimini e criminalità ci sono ovviamente in abbondanza anche qua. Infatti, il libro parte da un furto nella villa di un’amica di Ottavia, la sorella di Olga. Il crimine è ovunque ma, a parte i furti in casa, qui è meno “visibile”, più tranquillo, se mi passate il termine. Ovviamente per descrivere grossi traffici, ricettatori, personaggi della malavita, serviva una città più grande nella quale fosse più agile ed anche credibile muoversi.

Parliamo di dialoghi. Come già successo per il vostro precedente lavoro anche in Tutta colpa di Chopin sono davvero la punta di diamante dell’intera narrazione. Anzi, probabilmente, sono i dialoghi più perfetti per una commedia gialla che si possono leggere da qualche anno a questa parte. Come funziona? Li scrive tutti Cristina e minaccia Ferdinando di non toccare una virgola? Il contrario? Ve li passate a vicenda sulla chat di WhatsApp uno alla volta? Cosa, cosa? Diteci!

C: I dialoghi sono la parte nella quale ci divertiamo di più. Assomigliano molto ai nostri, al nostro modo di essere amici e di scherzare. Sono stati da subito la parte nella quale io mi sono trovata più a mio agio, perché l’umorismo è proprio il nostro, non te lo puoi inventare.
Per la scrittura, ognuno sceglie di scrivere la parte che gli è più congeniale, e la sera ce le scambiamo via mail per poi discuterne al telefono, rigorosamente alle 20.00.  O almeno, lui discute, io aspetto che mi dia ragione…ma non minaccio. Quasi mai, almeno. Scherzi a parte, più scriviamo, più ci accorgiamo di avere trovato una voce unica, tanto che alla fine di Tutta colpa di Chopin, rileggendo ci è venuto qualche dubbio su chi dei due avesse scritto alcune frasi. Insomma, io lui si sta aicardizzando e io mi sto… pastorizzando!

F: confermo, con i dialoghi ci divertiamo parecchio e non di rado capita che qualche nostra conversazione surreale finisca dentro i romanzi. A entrambi piace giocare con le parole, adoriamo i calembour e le freddure, il sarcasmo e l’umorismo, anche quello un po’ cattivo e scorretto. Poi, Cristina per una battuta divertente venderebbe anche un rene e a volte occorre contenerla, proprio come succede con Olga.

La copertina del vostro ultimo romanzo è BEL LIS SI MA, complimenti a voi e alla redazione della casa editrice. Tenendo presente questa copertina scegliete una frase del vostro libro che lo rappresenta tutto. Solo una. Quale frase scegliete e perché? 

F: Grazie. Avevamo un’idea per la copertina e ne abbiamo parlato con l’editore che è stato bravo a realizzarla seguendo le nostre indicazioni. Poi, il Duomo in copertina… beh, volevamo finire sugli scaffali delle librerie dedicati ai gialli milanesi.

C: Per la frase sceglierei questa, che riassume quello che ho detto prima: la corazza irruente e sbruffona di Olga mostra le prime crepe e lascia uscire quello che invece doveva nascondere: solitudine (uno dei temi del libro nascosto tra le battute) e fragilità. La ballerina potrebbe anche rappresentare la voglia di Olga di spiccare finalmente il volo. “Ma cosa ti costa lasciarmi sognare un po’? Questa cosa delle indagini, poi, mi intriga, mi fa felice e voglio che sia solo mia.”

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