A TU PER TU CON DALIA OGGERO

 Dalia, prima di tutto grazie per aver accettato di raccontarti ai nostri lettori, e ti chiedo subito: cosa ne sarà dell’editoria italiana alla fine di questa pandemia? Ci saranno rivoluzioni o novità rilevanti che i lettori dovranno aspettarsi anche da grandi editori come Einaudi?

La pandemia ha cambiato le nostre vite radicalmente sotto molti aspetti, anche sul piano economico. Tanti hanno avuto la fortuna di rimanere a galla, ma moltissimi sono stati costretti ad affrontare problemi di pura sopravvivenza. In questo contesto, si può dire che l’editoria è uno dei settori che ha sofferto di meno. Il mercato a valore nel 2020, così come quello a copie, è grosso modo comparabile a quello del 2019: e questo principalmente per due ragioni, per la legge sul libro che limita gli sconti e perché durante il lockdown sono cresciute le vendite on line, naturalmente. Gli e-book e gli audiolibri, poi, hanno registrato un’impennata significativa, che ci deve far riflettere: l’Italia è sempre stata lenta su questo fronte, ma sembra aver fatto di colpo un salto significativo. In poche parole: anche se alcuni autori sono stati danneggiati da uscite nei mesi più critici e le presentazioni nelle librerie o nei festival sono state sostituite da presentazioni on line,  nel complesso il mercato non solo ha tenuto ma ha spalancato nuovi scenari. Anche i primi segnali del 2021 sono incoraggianti. Einaudi continuerà a fare i libri che ama con gli strumenti di sempre, ma anche cercando nuove vie per parlare ai lettori. Attraverso un uso dei social non convenzionale, ad esempio. 

Nei vari gruppi di lettura presenti sul web o nelle associazioni culturali, ultimamente, da nord a sud, si discute molto sulla qualità dei lavori letterari che arrivano nelle librerie. Libri che durano una stagione o forse anche meno e che invadono scaffali senza poi essere comprati praticamente da nessuno. La mia domanda per te è quindi: è giusto che tutti possano avere la possibilità di essere pubblicati o questo finisce per penalizzare anche libri più importanti e che hanno beneficiato invece di una maggiore cura e attenzione?

Questo è un problema  antico, e serio. Tra tutti facciamo troppi libri, non c’è dubbio. Per chi facciamo tutti questi libri? I lettori forti, che sono tanti ma non tantissimi, non possono e non vogliono stare al passo con questa produzione pletorica. Vogliono scegliere.  Entrano in una libreria (o vanno su Amazon)  per comprare un titolo che li ha colpiti, di cui hanno letto, e poi girano tra gli scaffali (o di suggerimento in suggerimento) in cerca di qualcosa che potrebbe incuriosirli. Alla fine, va da sé,  i libri pubblicati da editori più solidi e con più mezzi hanno maggiore visibilità. Ma anche editori più piccoli e agguerriti possono farsi spazio con la forza dei loro titoli, uno dopo l’altro, e imporsi. È accaduto e continua ad accadere, per fortuna. La mole dei libri in libreria non penalizza quasi mai i libri che hanno le ali. Il punto è trovarli, orientarsi nel labirinto. Bisogna aiutare il lettore ad orientarsi, e farlo nei modi più efficaci. In questo senso il rapporto di fiducia con il libraio è fondamentale. E, per ogni editore, la comunicazione è importantissima: è il vero fuoco di tutta la faccenda. È su questo piano che si può giocare tutto.

 A tuo parere l’editoria italiana è ancora in grado di competere con l’editoria internazionale o le manca sempre qualcosa per imporsi anche nei mercati stranieri?

Quando c’è un libro con le ali, in grado di conciliare ciò che sembra inconciliabile, successo di critica e di pubblico, quel titolo arriva quasi sempre, e con forza, sui mercati internazionali. A essere più svantaggiati sono molti buoni libri, che nel contesto attuale hanno decisamente meno spazio.

 La figura dell’editor sta diventando sempre più apprezzabile e riconosciuta, anche tra i lettori, quindi ti chiedo: un bravo editor come lo sei tu ha bisogno di più fiuto o di più esperienza?

Non lo so. Dico davvero: non lo so. Nel senso che quando mi capita di leggere un libro straordinario prima di tutto mi emoziono, telefono a Paola Gallo e le parlo per un’ora di tutto quello che mi ha mosso dentro, e poi alla fine aggiungo: “Andrà benissimo”. È una cosa che so e che sento insieme.

 Se ti va ci puoi anticipare qualcuno dei nuovi titoli Einaudi che ci attendono in questo 2021?

Ce ne sono tanti, e bellissimi. Ma ne dico due. A marzo, uno straordinario Marco Balzano, che racconta, come solo lui sa fare, il rifrangersi del mondo sulla vita delle persone. La protagonista di Quando tornerò, come molte donne di questo pianeta, è  costretta a una scelta durissima: abbandonare la sua famiglia per andare a prendersi cura delle famiglie altrui. Nel pagarne le conseguenze si troverà di fronte a ciò che davvero conta nella vita.

E a maggio, Carmen Totaro, con Un bacio dietro al ginocchio. Un ingranaggio narrativo perfetto per un noir psicologico di fortissimo impatto. Una madre e una figlia poco più che ventenne, una cena dove le due chiacchierano del più e del meno, con una tensione che cresce dietro ogni parola, e poi, scena dopo scena, l’impensabile. Mentre la madre sta facendosi un bagno, il gas invade l’appartamento e la figlia esce da quella casa per non tornare mai più. Un romanzo che non riesci a smettere di leggere, grazie al montaggio ipnotico e alla magia di una scrittura calibratissima.

Grazie a Dalia Oggero per la disponibilità.

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