UN’ESORDIO ITALIANO DA BOMBA!
Sul suo sito Jennifer Hillier viene definita “autrice di otto thriller psicologici”, e questo è già tanto per alzare l’asticella delle aspettative. L’autrice di best-seller tradotti in 26 lingue Lisa Unger descrive il romanzo della Hillier:
“Sono stata catturata fin dalla prima pagina. Il talento magistrale di Jennifer Hillier mi ha portata sempre più a fondo. Questo è un thriller intelligente, tagliente e pieno di sorprese. Allacciate le cinture”.
Eh si, “Cuori in trappola” di Jennifer Hillier è un romanzo thriller psicologico coinvolgente e che non lascia respiro al lettore. Perfetto a tal punto che ha vinto ITW Thriller Awards, l’Internationa Thriller Writers.
Per chi volesse approfondire di seguito vi lascio la trama del romanzo tradotto da Giuseppe Marano.
TRAMA
La sedicenne Angela Wong, una delle ragazze più popolari della scuola, scompare senza lasciare traccia. Quattordici anni dopo, il mistero è ancora insoluto: nessuno ha mai sospettato il coinvolgimento di quella che al tempo era la sua migliore amica, Georgina Shaw, oggi donna in carriera. Di certo non Kaiser Brody, all’epoca amico di entrambe. Ma quando i resti di Angela vengono ritrovati nei boschi vicino alla vecchia casa di Georgina, Kaiser, che nel frattempo è diventato ispettore, scopre la verità: la ragazza è stata assassinata da Calvin James, lo stesso che ha ucciso almeno altre tre donne. Per le autorità, Calvin è un serial killer. Ma per Georgina è tutt’altra cosa: al liceo, lui è stato il suo primo amore.
Da quattordici anni Georgina sa cosa è successo e non l’ha mai detto a nessuno. Per quattordici anni ha mantenuto il segreto. E ora che spuntano altre vittime uccise con lo stesso modus operandi di Angela Wong, il passato torna prepotentemente a galla. Fino a che punto ci si può spingere per seppellire i propri segreti e nascondere il proprio dolore? Per quanto tempo si può convivere con la menzogna?
Candore e perversione, ossessione e gelosia: il fascino torbido delle doppie vite degli adolescenti di provincia è protagonista in questo avvincente thriller psicologico, premiato agli ITW Thriller Awards e in corso di pubblicazione in tredici paesi, firmato da una delle giovani autrici di genere più in vista nel panorama internazionale.
Ed un estratto del romanzo … per farci coinvolgere, fin dalle prime pagine, nella trama della Hillier:
Il processo ha lasciato a stento un’impronta nei tg nazionali. E questo è positivo, perché significa meno pubblicità e meno giornalisti. Ma anche negativo, perché allora c’è da chiedersi quanto debbano essere efferati i delitti al giorno d’oggi per fare notizia su scala nazionale.
Parecchio, si direbbe.
Si fa soltanto un breve accenno a Calvin James, alias lo Strangolatore di Sweetbay, sul «New York Times» e alla cnn, e i suoi delitti non sono tanto sensazionali da meritare un articolo su «People» o un dibattito a The View. Ma per la gente del Nordovest Pacifico – gli abitanti dello Stato di Washington, dell’Idaho e dell’Oregon – il processo allo Strangolatore di Sweetbay è una cosa importante. La scomparsa di Angela Wong quattordici anni fa suscitò notevole clamore in tutta l’area di Seattle, dato che il padre di Angela era un pezzo grosso della Microsoft, amico di Bill Gates. Ci furono squadre di ricerca, interrogatori, una ricompensa in denaro che aumentava di giorno in giorno col protrarsi della sua assenza. La scoperta dei resti della sedicenne tanti anni dopo – a soli ottocento metri dalla sua abitazione – ha prodotto un’ondata di shock in tutta la comunità. La gente del luogo non dimentica. Stamattina #JusticeForAngela era in tendenza su Twitter. È stato il nono o decimo hashtag più popolare per appena tre ore, ma tant’è.
I genitori di Angela sono presenti in aula. Hanno divorziato un anno dopo aver denunciato la scomparsa della figlia, l’ultimo filo di un matrimonio che andava disfacendosi da un decennio. Adesso sono seduti fianco a fianco, qualche fila dietro il banco dell’accusa, con gli attuali coniugi, uniti nel dolore e nel desiderio di veder fatta giustizia.
Georgina Shaw non ha il coraggio di guardarli negli occhi. Vedere i loro volti, segnati in parti eguali da angoscia e rabbia, è il lato peggiore di tutta la faccenda. Avrebbe potuto risparmiare loro quattordici anni di notti insonni. Avrebbe potuto raccontare i fatti la notte stessa in cui erano accaduti.
Geo avrebbe potuto fare tante cose.
Quattordici anni fa la madre di Angela era una donna frivola e venale, più interessata alla sua posizione sociale che a controllare la figlia adolescente. Il padre non era migliore, un maniaco del lavoro che nei fine settimana preferiva giocare a golf e a poker piuttosto che dedicare del tempo alla famiglia. Finché Angela non sparì. Allora tornarono a unirsi, soltanto per crollare definitivamente. Reagirono alla sua scomparsa come avrebbe reagito qualsiasi normale genitore che voleva bene ai propri figli. Divennero vulnerabili. Emotivi. Geo quasi non riconosce Candace Wong, ora Candace Platten. Avrà preso una decina di chili, su una corporatura spaventosamente esile, ma ha un aspetto più sano. Victor Wong è rimasto lo stesso; la pancia sporgente e qualche capello in meno.
Geo ha trascorso buona parte della sua infanzia a casa di Angela, mangiando pizza da asporto nella loro cucina, restando a dormire lì innumerevoli volte quando il padre aveva il turno di notte al pronto soccorso dell’ospedale. In quei giorni d’angoscia per la figlia che non tornava a casa, lei aveva abbracciato i Wong, rassicurandoli che l’avrebbero ritrovata, dando risposte che li facevano stare meglio, ma che erano tutt’altro che sincere. I Wong erano stati invitati alla cerimonia di diploma della St Martin’s High School, dove avevano ricevuto un premio speciale per Angela, che era stata capitana delle cheerleader, pallavolista di prim’ordine e studentessa con voti eccellenti. E ogni anno, dopo il liceo, in qualsiasi parte del mondo si trovasse, Candace Wong Platten inviava a Geo un biglietto di auguri per Natale. Una dozzina di biglietti, tutti firmati allo stesso modo: «Con affetto, la mamma di Angie».
Adesso la odiano. I genitori di Angela non le hanno tolto gli occhi di dosso da quando è entrata in aula. Neanche la giuria, ora che è seduta al banco dei testimoni.
Geo è pronta e durante la deposizione risponde come stabilito, tenendo gli occhi fissi su un punto a caso in fondo all’aula. Il procuratore distrettuale aggiunto l’ha preparata bene per questa giornata, e per molti versi pare che lei sia qui solo per gettare luce sugli avvenimenti di quella notte, per aggiungere tensione emotiva e colore al processo. Per il resto, la tesi del procuratore sembra una schiacciata a canestro. Hanno prove più che sufficienti per dichiarare Calvin James colpevole di altri tre omicidi avvenuti molto tempo dopo quello di Angela, ma Geo si trova qui soltanto per parlare della notte in cui la sua migliore amica morì. È l’unico omicidio in cui è stata implicata e, una volta terminata la deposizione, verrà spedita all’istituto penitenziario di Hazelwood dove comincerà a scontare la sua condanna a cinque anni di reclusione.
Cinque anni. È sia un incubo che un dono, il risultato di un abile patteggiamento da parte del suo costoso avvocato di grido e delle pressioni sul procuratore distrettuale per togliere di mezzo lo Strangolatore di Sweetbay. L’opinione pubblica invoca la pena di morte per il serial killer, ma non avverrà. Non in una città così provocatoriamente liberal come Seattle. Il procuratore ha buone possibilità di ottenere condanne all’ergastolo cumulabili per Calvin James, e quindi, al confronto, la condanna a cinque anni di Geo è tutt’altro che lunga, secondo alcuni dei commenti taggati #JusticeForAngela che appaiono sui social. Geo sarà ancora giovane quando uscirà, con tanto tempo a disposizione per ricominciare. Potrà ancora sposarsi, avere dei figli, rifarsi una vita.
In teoria, perlomeno.
Per chi volesse continuare a leggere il romanzo, e approfondire la conoscenza dell’autrice non vi resta che continuare a seguire il blogtour nei prossimi giorni.