Ciao Marilù, ti preannuncio che questa intervista sarà un po’ particolare. Visto il titolo del tuo romanzo “Musica sull’abisso” ed. Harper Collins (recensione) e la passione per la musica che ci accomuna, ti pongo 5 domande che vengono preannunciate da una canzone, che logicamente puoi commentare. Pronta? 

1a canzone: “Silenzi” dei Delta V ft. Angela Baraldi.

Ho sentito questa canzone mentre leggevo il tuo romanzo ed ho pensato a Micol e Roven. I silenzi tra loro ce ne sono, ma ci sono anche molte riflessioni. Com’è cambiata Micol grazie o a causa di Roven?

Innanzitutto mi complimento per l’ottima scelta musicale. Poi grazie per esserti accorto che quello di Micol è in parte un Bildunsgroman: anche se lei è adulta, sta subendo una progressiva formazione che la porterà a mutare, sebbene non radicalmente. Nei confronti dei colleghi, della madre, persino di Roven. Il suo atteggiamento dolce e pacato, razionale, ineccepibile, sta lentamente adattandosi alle avversità che la sovrastano e le piccole mutazioni in cui incorre le tolgono purezza, da un lato, ma dall’altro le conferiscono la capacità di affrontare meglio le spigolosità altrui. Micol ha conosciuto Roven ne “Le spose sepolte” e lui le ha dato conferma che poteva esistere un uomo a sua misura. Non solo: l’ha tacitamente rassicurata sulla sua indole da maschiaccio (ricordiamo che il precedente fidanzato la assillava perché non era, a suo dire, abbastanza femminile). Anche se lei non si preoccupa del proprio aspetto come fanno in media le donne di oggi, non si trucca, non si veste sexy, lui la trova irresistibile. In “Musica sull’abisso” Micol ha imparato che la diffidenza verso chi ti sta vicino può essere utile per appianare i rapporti. Non solo: ha anche capito che preferisce rischiare l’ignoto con Roven, nonostante le insidie che incombono, piuttosto che il vuoto senza di lui.

2a canzone: “Where the Wild roses grow” di Nick Cave e Kylie Minogue.

Amore e morte, due temi importanti per i tuoi protagonisti adolescenti. L’età drammatica. L’adolescenza. Come sono i protagonisti del tuo romanzo e come sono gli adolescenti di oggi per Marilù?

Credo che oggi non sia facile essere adolescente, ma del resto non lo era nemmeno quindici anni fa (ovvero ai tempi in cui quelli che da adulti sarebbero divenuti vittime, nel mio romanzo, erano adolescenti. Lo stesso periodo in cui anche Micol attraversava quell’età). Di base rimangono dubbi, insicurezze, volontà di potenza, desideri. Ma qualcosa oggi è cambiato: forse la modalità nell’affrontarli. “C’è violenza in una rosa che sboccia”, ha scritto Tiffany McDaniel, ecco, io credo che questa frase riassuma tutti i precipizi e la bellezza dell’adolescenza. 

3a canzone: “Flaming september” di Marianne Faithfull.

Nel tuo romanzo c’è molto dolore, ma in particolare il dolore di un genitore che perde il figlio. Come ti sei rapportata con il dolore durante la stesura del romanzo?

Soffro sempre insieme ai miei personaggi. Come tutti gli scrittori che si servono, volenti o nolenti, del prezioso strumento dell’empatia, non posso esimermi. Ho un rapporto ambiguo col dolore: da un lato lo sfuggo, dall’altro, quando mi avvolge, mi lascio stringere dal suo morso amaro. Quando scrivi non è possibile fare altrimenti, perché, se imbrogli, poi il lettore se ne accorge. Io, almeno, da lettrice, li individuo subito gli scrittori che non patiscono assieme ai loro personaggi, ma li utilizzano solo come statuine: mi bastano poche righe, uno scambio di battute o la freddezza della descrizione di uno stato d’animo. 

4a canzone: “No horses “ dei Garbage.

La rivoluzione è giusta quando rompe degli equilibri che nuociono all’umanità. Qual è la rivoluzione di Micol?

L’educazione in un mondo di gradassi. L’onestà in un mondo di furbetti. Micol è una persona seria, professionale, dal cuore buono, ma non si lascia fregare. Pratica la gentilezza con chiunque spontaneamente, persino i casi dove l’assassino compie gli atti più efferati la fanno riflettere in cerca della loro dose di umanità nel movente. Eppure crede fermamente nella giustizia al cui servizio milita. Lei spera in una società migliore, ma è ben consapevole che questa si profila sempre più come un’utopia. 

5a canzone: “Cosa conta” degli Ustmamo.

Cosa conta per Marilù Oliva ed i suoi progetti futuri.

Contano gli affetti, quelli veri. La qualità della vita dipende principalmente dalle persone che ti stanno accanto: quando sei adulto puoi scegliere e non hai scuse. Per il mio futuro non so. Spero che le cose non cambino molto, sul piano lavorativo mi piace molto la situazione com’è adesso: gratificante ma in cammino. Questo lascia ancora grande spazio per i desideri, senza i quali appassirei.

Passando dal piano personale a quello universale ho le idee più chiare: intorno vorrei meno individualismo, meno egocentrismo, più democrazia per tutti. Più o meno le ambizioni di Micol. E come lei, sono consapevole che, per cambiare qualcosa, come minimo bisognerebbe investire di più nella cultura. Ma chi governa lo sa benissimo.

Grazie a Marilù Oliva per essersi prestata a questa insolita intervista.