Hanna è una donna solare, disponibile e a tratti timida. Forse l’accoglienza che il pubblico le ha riservato al festival di Nebbiagialla ha sorpreso per prima proprio lei ma questo le ha dato la giusta misura di quanto sia amata come scrittrice nel nostro Paese anche senza che nessuno l’avesse mai vista prima di persona. La Lindberg nasce come giornalista di moda e costume a Stoccolma e questo le ha permesso di arricchire i suoi gialli di tante sfumature sociali e ambientazioni particolari che supportano brillantemente la giusta suspense che ogni thriller deve avere. Abbiamo chiacchierato bene noi due e nonostante non parlassimo la stessa lingua il feeling tra noi ha sortito una intervista originale e con qualche rivelazione inaspettata. Personalmente sono le interviste che preferisco e dove non posso fare a meno di pensare che la casa editrice Longanesi ci ha visto ancora una volta lungo quando ha deciso di pubblicare in Italia un’autrice che sa essere originale proprio nel suo genere.

Hanna nel tuo ultimo romanzo ritorna la Stoccolma patinata dei locali alla moda e del jet set, ma esiste anche un’altra parte della tua città meno glamour e più popolare. Questa parte entrerà mai in qualcuno dei tuoi libri?

Assolutamente. Posso anticipare già che questa parte di Stoccolma verrà fuori proprio nel mio terzo romanzo. E io d’altra parte sono sempre stata affascinata da queste due anime distinte e completamente diverse della mia città.

Solveig, la protagonista di Il gusto di uccidere è spericolata, audace, determinata e sembra infischiarsene delle regole tanto da apparire così lontana dall’immagine comune della misurata donna scandinava. Sei sicura di un avere pensato a una donna più mediterranea per questo personaggio?

Solveig in realtà non è nata così ma è dovuta diventarlo per forza. Ha dovuto affrontare le difficoltà legate alla sua famiglia e subito dopo quelle legate al suo lavoro. Per questo è diventata così dura, perché ha dovuto sempre lottare nella sua vita per raggiungere qualsiasi cosa o semplicemente per determinare sé stessa. Tutto questo l’ha temprata e l’ha fatta diventare la protagonista che è.

Il tuo ultimo romanzo parla di chef stellati e di ristoranti di prestigio. Tu che sei una giornalista di costume ti sei spiegata il mistero di cuochi che diventano vere star in tutta Europa?

Conosco molto bene questo mondo e conosco molto bene questo fenomeno essendomi occupata di scrivere di ristoranti e di chef proprio per il mio lavoro. E la trasformazione di questo mondo l’ho vista avvenire quasi sotto i miei occhi. All’inizio ho conosciuti cuochi che lavoravano tantissimo e guadagnavano molto poco e piano piano li ho visti cambiare in chef che guadagnavano cifre altissime e andavano in televisione come se fossero delle vere rock star. Ho pensato, quindi, che ambientare un giallo in questo mondo sarebbe stato l’ideale. Sarebbe stato interessante.

Nei tuoi romanzi si sente il divertimento e la passione che metti nel costruirli e anche l’amore puro per il racconto. Ma tu ce l’hai un posto del cuore dove sei solita scrivere o dove i tuoi lettori ti possono immaginare all’opera?

I miei lettori devono immaginarmi nella mia cucina. Più precisamente al tavolo della mia cucina. È lì che scrivo e do vita alle mie storie.

Grazie ad Hanna Lindberg per il tempo e la bella intervista. Eccovi il link alla recensione Il gusto di uccidere.

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