UN MEDICO SA COSA FARE PER CURARE UN MALE
di MANUEL FIGLIOLINI
Vi è mai capitato di parlare con un medico e sentirvi dire che bisogna sconfiggere la causa e non solo curare i sintomi? A me è capitato parecchie volte, ma soprattutto ho sentito vero e profondo questo postulato quando ho chiuso il romanzo “dur” di Georges Simenon “L’orsacchiotto”.
Uscito nel 1960 questo romanzo “dur” dello scrittore belga è un flusso di coscienza lungo 147 pagine, alcune interruzioni di questo flusso servono al lettore per entrare ancora di più nell’animo del personaggio. Il dr. Chabot, luminare e rinomato ginecologo, si racconta in un tormento dell’anima che nasce dalle sue pulsioni e si concretizza nel quotidiano che si viene a creare intorno a lui.
La concretezza e la capacità della sintesi dell’autore in questo romanzo raggiungono il suo apice. Ne “L’orsacchiotto” Simenon riesce a condensare il travaglio interiore dell’uomo, nel momento preciso, quello in cui anche le certezze sembrano traballare e lasciare il posto alla fallibilità dell’uomo.
Jean Chabot, protagonista del romanzo, mostra la bidimensionalità sulla quale si reggono alcune persone. La compressione dell’essere umano in una forma dalla quale ormai non si può più scappare, perché tutto è stato costruito intorno ad essa.
Simenon raccoglie sempre le debolezze dell’uomo, molte di queste ritornano, alcune le abbiamo già lette in altri suoi romanzi, ma rimangono sempre delle cure a dei sintomi, diventano quella parte di medicina che non aiuta nella guarigione, ma serve solamente a stemperarne i sintomi.
Ma Jean Chabot non è un uomo qualunque, lui è un medico, un luminare, uno che sa che estirpare la causa, rimane l’unica soluzione. Buona lettura.
TRAMA
Un uomo appagato, il professor Jean Chabot: ginecologo di fama, comproprietario di una clinica e responsabile della Maternità di Port-Royal, un appartamento di dodici stanze al Bois de Boulogne, una moglie, tre figli e una segretaria amante che si è assunta il compito di «evitargli ogni minima seccatura». Tra le seccature da cui lo ha sbarazzato c’è stata anche la giovanissima inserviente della clinica che lui aveva preso una notte, mentre era semiaddormentata, e che gli era parsa «qualcosa di tenero e commovente come un orsacchiotto nel letto di un bambino». Nell’apprendere che era stata licenziata, però, Chabot non aveva reagito: in fondo, con lei aveva passato solo poche ore. Né era sembrato particolarmente scosso dalla notizia che l’avevano ripescata nella Senna. E che era incinta. Eppure, nella liscia, smaltata superficie della sua sicurezza cominciano ad aprirsi delle crepe, e lui ha come l’impressione che al centro della sua vita si sia spalancato un vuoto. Per di più, da qualche settimana vede un giovane – il fidanzato del suo «orsacchiotto»? Un fratello? – lasciargli sotto il tergicristallo della macchina, senza nascondersi, quasi a sfidarlo, dei biglietti in cui gli annuncia: «Ti ucciderò». Ma lui non ha paura di morire, anzi. Gli è perfino capitato diverse volte di «sfiorare sorridendo il calcio della pistola» che teneva in un cassetto della scrivania e che da un certo momento in poi si è messo in tasca…
TRADUZIONE di LAURA FRAUSIN GUARINO
L'orsacchiotto
UN MEDICO SA COSA FARE PER CURARE UN MALE di MANUEL FIGLIOLINI Vi è mai capitato di parlare con un medico e sentirvi dire che bisogna sconfiggere la causa e non solo curare i sintomi? A me è ...