Pensavamo che la genialità di Jurado con “Il paziente” avesse raggiunto il suo apice, ma invece, insieme a questa genialità si aggiunge la follia quando perpetra lo stesso meccanismo in “Cicatrice” sempre edito da Fazi. Mi spiego meglio, dopo la trilogia di “Regina rossa” “Lupa nera” e “Re bianco” ci ha regalato lo spin-off del misterioso Mr. White, antagonista di Antonia Scott … Beh anche in questo nuovo capitolo, l’autore iberico non si scosta dalla sua trilogia ma ne estrapola un altro personaggio. Chi? Non vi resta che leggerlo per scoprirlo…

TRAMA

Simon Sax si potrebbe considerare un ragazzo fortunato: programmatore informatico americano, genio della matematica, a soli trent’anni sta per diventare miliardario. È infatti a un passo dal concludere un affare che gli cambierà la vita: venderà la sua grande invenzione – un sofisticato software – a una multinazionale. Eppure non è felice. Si sente solo. Il suo successo fa a pugni con una totale assenza di abilità in ambito sociale: le ragazze, per lui, sono sempre state una meta irraggiungibile. Finché un giorno supera i suoi pregiudizi ed entra in un sito di incontri dove conosce l’ucraina Irina, e comincia a sognare un futuro con lei nonostante le migliaia di chilometri che li separano. Ma Irina, il cui volto è segnato da un’enigmatica cicatrice, porta con sé un oscuro segreto: dietro quella ferita si cela più di quanto Simon possa immaginare, e innamorarsi di lei è solo il primo di una lunga serie di errori…

ESTRATTO

Il mio primo errore è stato innamorarmi di lei.

Il secondo errore è stato non chiederle di quella cicatrice.

La brutta notizia è che sto per commettere il terzo, e sa­rà di gran lunga peggiore dei due precedenti.

Dalla mia spalla destra penzola uno zaino che contiene il mio futuro e quello di tutti i miei dipendenti, in compatte mazzette da cento. Se varco la porta che ho davanti, rovinerò l’esistenza di tutte le persone che conosco e delle lo­ro famiglie. Come se non mi odiassero già abbastanza.

Dalla mia spalla sinistra sgorga un fiotto caldo che scivola lungo il braccio e sgocciola dalla canna della pistola. Sento l’impugnatura appiccicosa per il sangue che si rapprende tra le dita. La stringo ancora più forte per infondermi coraggio. Non funziona.

La pozza cremisi accanto alla mia scarpa diventa sempre più grande via via che i dubbi mi pervadono e la forza vitale si dilegua dalla ferita. Il neon diafano che illumina il corridoio sfarfalla, e gli occhi mi si appannano per un istante. Mi tremano le ginocchia, e la paura è una gelida palla d’acciaio nelle viscere.

Sto per commettere l’errore più grande della mia vita.

La buona notizia?

La buona notizia è che non sopravvivrò per dispiacermene.

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