LISA JEWELL, UN GIOIELLO CHE NON RIESCE A RISPLENDERE
di SALVATORE SCONZO
Secondo capitolo di una saga che, in apertura della stessa aveva tutte le carte in regola per un proseguo non solo credibile, ma anche interessante da leggere fino alla fine.
Invece…
Con “La famiglia del piano di sopra” l’autrice era riuscita ad esaudire le aspettative dei suoi lettori e di quelli che ancora non aveva raggiunto. Purtroppo il secondo capitolo invece mi ha fatto proprio storcere il naso.
Dei resti umani chiusi in un sacchetto nero vengono rinvenuti sulle sponde del Tamigi. Le indagini vengono commissionate all’ispettore di polizia Samuel Owusu che, già dai primi esami capisce che sarà un indagine difficile.
Nel frattempo, Rachel Rimmer viene informata che il marito, da cui si era separata, è morto nella sua villa di Antibes, in Francia. E siccome le sorprese non sono finite, ecco che nel frattempo gli altri personaggi come: Lucy Lamb, Henry, Finn, Bridget e Clemency (tanto per citarne qualcuno) si imbattono in intrecci avventurosi.
Sebbene le storie di questa saga siano nate sotto una stella dal carattere complesso e difficile, la Jewell è riuscita a mantenere un ritmo che non fa mai perdere il filo degli eventi. Tenendo sulle spine il lettore, pagina dopo pagina gli eventi che, in partenza sono annodati tra loro, si snodano rivelando inaspettati colpi di scena.
L’autrice è brava, ha già dimostrato il suo talento riuscendo a far vibrare le emozioni di chi ha letto il capitolo precedente che, seppur con qualche piccola riserva mi aveva convinto e non poco, purtroppo però in questo caso la mano si è lasciata andare un pò troppo perché tra situazioni inverosimili, dialoghi grotteschi e risvolti che alle volte paiono poco convincenti sembra di leggere un thriller ambientato in altra realtà, non certo nel mondo in cui viviamo tutti i giorni.
TRAMA
2019. È mattina presto quando l’ispettore Samuel Owusu riceve una chiamata: sulle rive fangose del Tamigi è stato ritrovato un sacco nero contenente resti umani. Gli accertamenti della Scientifica portano a un vecchio caso che aveva visto coinvolti marito, moglie e un terzo uomo, trovati morti, allineati a terra come in un rituale, nella cucina della loro elegante casa di Chelsea, una bimba di pochi mesi, piangente, al piano di sopra, e i due figli adolescenti svaniti nel nulla. Un cold case fatto di indagini senza sbocco, profili di dna ignoti, ombre inquietanti di una setta. Un triplice suicidio mai accertato e una duplice scomparsa. Anche Rachel Rimmer viene svegliata da una telefonata. Suo marito Michael è stato trovato morto nella cantina della sua villa di Antibes, in Francia. Nessuna effrazione, allarme disinserito. Qualcuno dev’essersi introdotto per poi aggredirlo con un’arma da taglio. La polizia francese vorrebbe che Rachel rispondesse a un po’ di domande su Michael, sul suo passato, le sue frequentazioni. Domande a cui Rachel non ha alcuna intenzione di rispondere. Dopo essere fuggita da Londra trent’anni prima incalzata da un’orribile tragedia, ora Lucy Lamb può tornare lasciandosi alle spalle un’esistenza all’insegna della precarietà. Un’inaspettata eredità le consentirà finalmente di trovare una sistemazione più che decorosa per sé e i suoi due figli e di lasciare l’appartamento di suo fratello Henry, dove non sono i benvenuti. Anche perché Henry se n’è andato, in cerca di una persona del loro passato, quel passato che non possono dimenticare.
Traduzione: Annamaria Biavasco, Valentina Guani
La famiglia è ancora qui
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