BRUNO MORCHIO CONTINUA A SPERIMENTARE

di Manuel Figliolini

Gli scrittori amano sperimentare, alcuni potrebbero evitare, altri sembrano che lo facciano casualmente ma Bruno Morchio no, lui è scientificamente uno sperimentatore, almeno in questo momento della sua carriera.

Con un Bacci Pagano ormai vicino alla pensione, ecco che il suo autore si getta a capofitto in una serie di noir one-shot innovativi e diversi che gli sono valsi anche un premio Scerbanenco. Ed eccolo adesso in tutte le librerie con un romanzo edito Mondadori dove esordisce con un noir molto audace.

Con un incipit che sembra uscito da una sceneggiatura di un film di Godard, Bruno Morchio ci trasporta nella testa di un dodicenne che racconta la morte (sospetta) del suo professore che gli da le ripetizioni. Questo professore, ormai anziano, ha una badante che vive con lui. Ma un giorno Filippo, il dodicenne, e Natalia, la badante del professore, rientrando a casa scoprono il professore morto.

Nella testa del dodicenne si scatena il mondo e nel mondo del dodicenne si scatenano gli stereotipi più beceri della nostra società che si trova a dover cercare l’assassino di un anziano professore solo e benestante che lascia tutto in eredità alla sua badante.

Bruno Morchio confeziona un romanzo gradevole che si legge in un pomeriggio tanto è travolgente. Un noir che si sviluppa nei vicoli di un paese alle porte di Genova. Un mondo che viene raccontato con gli occhi di un ragazzino. E devo ammetterlo l’audacia di Morchio in alcuni punti si è fatta prendere la mano, entrare nella testa di un dodicenne attuale è molto difficoltoso. Ma nell’insieme Morchio a portato a casa il compito con un bel voto.

La storia, alquanto prevedibile, porta subito il lettore ad indagare nella profondità di quelle righe facendo chiudere il romanzo con una sola grossa domanda: e se Morchio avesse voluto regalarci un romanzo leggero e sperimentare un protagonista difficilmente gestibile?

Sarà comunque un romanzo che dividerà i lettori affezionati di Morchio, ad alcuni piacerà, altri invece che cercheranno tracce di un nuovo Pagano o storie più profonde come “Dove crollano i sogni”, rimarrano un pochettino con l’amaro in bocca.

Morchio è un grande scrittore e anche nella semplicità sa cogliere i punti focali di una storia. Indipendentemente dalla storia, è la mano dello scrittore che lo rende sempre piacevole, anche nelle sue sperimentazioni.

TRAMA

In un piccolo paese lo sport preferito è spesso il pettegolezzo. Ecco perché appena inizia a circolare la notizia che il vecchio professor Canepa è stato ucciso in casa propria – arma del delitto: un busto di Leopardi – i sospetti si concentrano in fretta su Natalia, la badante ucraina che da un anno se ne prendeva cura. Natalia è troppo giovane, troppo misteriosa, troppo seducente per non far sciogliere le malelingue. Le sente suo malgrado anche Filippo, dodici anni, qualche problema in italiano e gli ormoni impazziti, che con le ripetizioni del professore cercava di riparare i primi, e in presenza di Natalia sente accendersi i secondi. Filippo non vuole credere che Natalia sia un’assassina, ma l’unico modo per convincerne i compaesani è dimostrarlo. E così inizia a indagare, presto con l’aiuto di un altro detective improvvisato, Serafino Costamagna, un giovane giornalista a caccia del grande scoop. La matassa si ingarbuglia in fretta, però, perché più passano i giorni, più Filippo scopre che intorno a Canepa tutti avevano dei segreti, primo fra tutti proprio il professore, che nascondeva un bel po’ di soldi capaci di far gola a molti…