La televisione è la sua seconda casa, a volte anche la prima. “Primo venne Caino” (la nostra recensione) il suo secondo romanzo edito da Salani e con protagonista il giornalista Leo Malinverno. Con il suo esordio nel genere ha vinto il premio Flaiano ed il premio Romiti. Con il secondo romanzo ha già vinto 3 premi e con il 1° posto nella sezione romanzi editi a “Giallo Ceresio” arriva a 4. Lui è Mariano Sabatini.

Ciao Mariano, con la tua opera prima “L’inganno dell’ippocastano” ha vinto il premio Romiti e Flaiano. Con “Primo venne Caino” hai appena vinto il 1° premio romanzo edito di “Giallo Ceresio” qual è stata l’emozione che hai provato quando hanno letto l’incipit del tuo romanzo e hai capito di aver vinto, tu che sei un habitué ai premi?

Grazie di aver ricordato, quei due premi, molto prestigiosi e da me amatissimi. Primo venne Caino ne ha poi vinti quattro, compreso il Città di Como, di cui è presidente Andrea Vitali, e questo di Porto Ceresio, per il quale ringrazio Ambretta Sampietro che mi ha chiesto di partecipare. Sinceramente con tutti i romanzi che erano in lizza, editi dagli editori più potenti, e la giuria di grande qualità, non mi aspettavo un simile risultato. Mi sarei accontentato di arrivare terzo o secondo. Quando perciò hanno svelato quei premi, il secondo e il terzo per l’appunto,  pensavo di aver perso. Puoi immaginare quando ho sentito la bravissima Marina De Juli leggere la mia prima pagina… io che non mi emoziono mai, ho sentito il battito che accelerava. Poi da animale da palcoscenico, perché come sai da quando ho 22 anni vivo negli studi televisivi, al microfono mi sono ripreso. Il tempo di salire la scaletta.

Cosa pensi che abbia in più il tuo romanzo per vincere su 112 romanzi presentati?

Eh, questo non saprei proprio dirtelo… bisognerebbe chiederlo agli autorevoli giurati, tra cui Maurizio Canetta della Radio tv Svizzera e Fabio Tamburini di Sole24 ore e Radio 24. Posso solo immaginare che l’ambientazione romana, così distante dalle atmosfere lacustri, possa averli conquistati, vorrei anche credere che abbiano apprezzato la mia scrittura. Forse sono un presuntuoso. Certo c’erano romanzi di grande valore e mi considero fortunatissimo. Del resto ho vinto premi come mai avrei immaginato. Spero non sia finita, la raccolta, ma già così potrei dirmi più che soddisfatto.

Alla scelta di far condurre nei tuoi romanzi le indagini ad un giornalista, Leo Maliverno, e non a un commissario come sei arrivato?

È stata una piccola astuzia, se vuoi. Del lavoro dei giornalisti so abbastanza, essendo anche io un giornalista dall’ormai lontano 1996, e avendo iniziato almeno tre o quattro anni prima. Del lavoro della polizia so quello che apprendo nelle mie ricerche quando mi accingo a raccontare una storia. Volevo dunque avere ampia possibilità di manovra, creando tra l’altro una figura di giornalista non macchiettistica. Devo dire, a giudicare da quello che mi scrivono i lettori che lo hanno apprezzato in queste due storie pubblicate da Salani, di esserci riuscito.

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©G. Brucculeri photo

In”Primo venne Caino” il personaggio più commovente è Carla, ci racconti di lei e di come è nata?

Sai che non me lo sarei mai aspettato? Oltre che commovente, e non dirò perché per non svelare nulla, ho scoperto che la Tesei è anche amatissima dai lettori e lettrici. La sua storia l’ho estratta a forza da una vicenda che mi ha toccato da vicino e molto turbato, quella dell’amica Flavia Tornari Zanette, conosciuta grazie a una rubrica che tenevo sul portale Tiscali Notizie. Lei commentava ogni volta, in modo illuminante i miei pezzi. Da lì abbiamo cominciato a corrispondere in privato e poi ci siamo conosciuti di persona, prima a Brescia, dove venne alla prima presentazione di un’altra amica, Elda Lanza, e poi a Roma, per il suo compleanno all’Hotel de Russie, in piazza del Popolo. Un’amicizia che, nonostante tutto, durerà per sempre.

Qual è l’importanza della lettura per te? Ed il genere giallo/noir può avvicinarci a tematiche sociali molto importanti?

Non si può desiderare di scrivere e sperare di riuscire ad essere pubblicati senza essere passati per ore e ore di letture. E io dico sempre che, fossi ricco, passerei le mie giornate a leggere anziché a scrivere. Per quanto riguarda il giallo, che per convenzione chiamiamo così, è sempre più un romanzo in cui la detection serve per raccontare luoghi, atmosfere, psicologie, risvolti socio-antropologici. Senza scomodare Leonardo Sciascia, che io ho molto amato, nel mio piccolo ho raccontato la Roma del malaffare ‘ndranghetista nell’Inganno dell’ippocastano e quello di un serial killer che uccide persone tatuate in Primo venne Caino. In più, in trasparenza, metto in scena i malvezzi del giornalismo di carta stampata e televisivo.

Quando torna Malinverno?

Presto, spero. Il premio ha rimesso in moto degli ingranaggi che rischiavano di arrugginirsi e perciò ringrazio ancora gli organizzatori di Giallo Ceresio. Intanto proseguo a promuovere Moon, l’antologia sull’allunaggio nata da un’idea di Divier Nelli e pubblicata da Lisciani, nella quale c’è un mio racconto sorprendentemente molto apprezzato da critici come Renato Minore del Messaggero e da Claudio Toscani di Avvenire. Protagonista è, guarda un po’ sempre un giornalista, Osvaldo Cataldi Manoja, un abruzzese che si mette in gara con Tito Stagno per rubargli la diretta storica. Ma state tranquilli, Malinverno tornerà, ad oggi è nel pieno di un’inchiesta difficilissima, e intanto si appresta ad irretire i lettori di Francia, Belgio e Canada nella traduzione francese per Actes Sud, grande editore d’oltralpe. Ne sono felicissimo.

Complimenti a Mariano Sabatini e grazie per il tempo dedicatoci.