E SE BERNIE GUNTHER FOSSE UN GATTO? DI SICURO HA ALMENO SETTE VITE!
di BARBARA MONTEVERDI
Noir solido, nella prima parte ambientato nella Germania nazista pre-Olimpiadi, ma impegnativo. Non per la scrittura, fluida e piacevole, ma per l’utilizzo molto ampio di astrusissimi cognomi teutonici, sia dotati di “von”, che privi di aristocrazia: Erich Liebermann von Sonnenberg se la gioca con August Krichbaum e Arno Breitmeyer deve cedere il passo al blasonato Hans von Tschammer und Osten. Ma una volta che ci si è familiarizzati (rassegnati?) a cotanti altisonanti patronimici, la storia – che si sviluppa in pieno “fulgore” nazista – diventa di un interesse assoluto.
Tra i due gruppi mi aspettavo problemi solo dal DAF, l’organizzazione nazista che aveva preso il posto del movimento sindacale tedesco (…); come ospiti dei capi regionali del Fronte del lavoro all’Adlon erano state invitate delle prostitute, e i sospiri e i rumori di uomini rudi che facevano l’amore con le puttane nei bagni non erano cose inconsuete. Le loro casacche marroni e i bracciali rossi li rendevano ben riconoscibili, cosa che mi faceva pensare che funzionari nazisti e fagiani avessero qualcosa in comune. Non hai bisogno di sapere niente di personale su di loro per giustificare la voglia di sparargli una fucilata.
Chi parla con questo tono felicemente iconoclasta è Bernie Gunther, ritiratosi dalla polizia per non dover iscriversi al partito nazista, e ora detective dell’Hotel Adlon, con poche soddisfazioni ma stipendio sicuro. E’ un uomo curioso, intelligente, per un quarto di sangue ebreo ed è caparbio fino al limite dell’autolesionismo: gli consigliano di chiudere senza perder tempo un’indagine interna per il ritrovamento di un cadavere nell’albergo e lui ne segue altre due per conto proprio, invischiandosi pure in una storia d’amore con scarse prospettive, visto che l’amata è una giornalista ebreo-americana in visita a Berlino alla ricerca di uno scoop che faccia saltare le Olimpiadi.
L’atmosfera che permea il racconto è plumbea, il senso di pericolo, la sfiducia nel prossimo, la paranoia sociale sono una marea montante e il processo alle intenzioni, una regola, ma il nostro eroe non demorde e ci sbatte (parecchio e ripetutamente) la faccia perché non riesce mai a pensare abbastanza male della gente che lo circonda. E il prossimo, nella Germania hitleriana, è sempre foriero di guai.
Ma in qualche modo, Bernie Gunther la sfanga, dribbla nazisti e gangster americani in affari con loro e, nove anni dopo la fine della guerra, lo ritroviamo vivo e vegeto all’Avana. Sorpresona. Ma anche in questo caso, niente banalità caraibiche, Kerr non è scrittore da lasciarsi andare.
L’orchestrina cominciò a suonare, e io gemetti. Era quel genere di orchestrine che quando ondeggiano da una parte e poi dall’altra ti fanno venire il mal di mare. Uno dei musicisti suonava un flauto da stregone e un altro percuoteva un monotono campanaccio che ti faceva sentire addolorato per le mucche. Le parti cantate sembravano la sirena della locomotiva di un treno merci.
E qui ci ritroviamo a seguire la seconda (terza? quarta?) vita del protagonista in un crescendo di colpi di scena (e di pistola). Il noir della prima parte del romanzo si trasforma in un hard boiled che non lascia respiro al lettore, ormai in completa balìa di un autore ricco di inventiva e di un sottile sadismo che spiazza: chi è davvero Bernie Gunther, che rapporti intrattengono tra loro i personaggi più o meno loschi che frequenta? Davvero i morti non risorgono?
Leggete questo libro e lo scoprirete: con stupore e malinconia.
TRAMA
Berlino si prepara a ospitare le Olimpiadi del 1936. Per placare i dubbi espressi dagli Stati Uniti arriva in città il rappresentante del comitato olimpico americano, che rassicura il governo statunitense: in Germania non ci sono discriminazioni. In realtà i nazisti sono al potere da appena diciotto mesi, ma la Germania ha già assistito ad alcuni cambiamenti spaventosi: gli ebrei sono stati espulsi da tutte le organizzazioni sportive. Noreen Charalambides, affascinante giornalista americana ebrea, si reca a Berlino progettando di scrivere un articolo di denuncia. La giovane donna viene ospitata dall’amica Hedda Adlon, proprietaria dell’hotel dove Bernie Gunther, che ha lasciato la omicidi per via delle sue idee giudicate troppo liberali, è responsabile della sicurezza. L’hotel è frequentato da personaggi di spicco, ma nel giro di poco in una stanza viene trovato il cadavere di un uomo d’affari. Non molto tempo dopo dalle acque di un canale spunta un altro corpo senza vita: quello di un pugile ebreo. Mentre Bernie scava per portare alla luce la verità, scopre un vasto racket del lavoro e dell’edilizia progettato per trarre vantaggio dalle ingenti somme che i nazisti stanno spendendo per mostrare la nuova Germania al mondo. È un complotto che troverà la sua drammatica e violenta conclusione vent’anni dopo, nella Cuba prerivoluzionaria.
Traduzione: Luca Merlini
Se i morti non risorgono
E SE BERNIE GUNTHER FOSSE UN GATTO? DI SICURO HA ALMENO SETTE VITE! di BARBARA MONTEVERDI Noir solido, nella prima parte ambientato nella Germania nazista pre-Olimpiadi, ma impegnativo. Non per ...