UN DOLORE CHE STRITOLA L’ANIMA
Penso che quasi tutti noi abbiamo visto il film di Clint Eastwood tratto da questo crime fiction. Stesso titolo, ottimi attori calatissimi nella parte (Sean Penn, Tim Robbins, Kevin Bacon), immagini indimenticabili. Perché, allora, leggere il libro? La storia è la stessa, ma qui c’è la scrittura di Lehane tagliente e affettuosa al tempo stesso. I suoi personaggi sono dei disgraziati, mentalmente scompensati, nati nel posto sbagliato nel momento sbagliato, eppure ci fanno battere il cuore mentre condividiamo la loro rabbia e la disperazione.
Un gruppetto mal assortito di undicenni si disintegra dopo il rapimento di uno di loro da parte di due pedofili. Il ragazzo, Dave, riesce a fuggire dopo quattro giorni, ma resterà marchiato per sempre da questa orrenda esperienza. Gli altri due si perdono di vista senza grandi rimpianti e il destino li riunirà crudelmente venticinque anni dopo, quando uno di loro – poliziotto – dovrà investigare sull’uccisione della figlia di Jimmy – ex galeotto . E Dave? Qui sta il busillis. C’entra con la morte di Katie o sarà di nuovo una vittima sacrificale?
Lehane è molto, molto bravo a farci palpitare insieme ai personaggi di questo racconto, assai diversi tra loro per carattere ed esperienze di vita, ma legati da una sorta di filo spinato che stringe e buca la carne.
Jimmy aveva sostenuto lo sguardo di Annabeth mentre lei lo scrutava. Stava cercando una crepa nel suo discorso, il sentore di una grossa balla, e sperò di essere stato convincente. Aveva lavorato a lungo su quel discorso, si era preparato per un momento del genere. E, in effetti era quasi tutto vero. Aveva tralasciato una sola cosa, quella che aveva giurato di non confessare mai ad anima viva, in nessun caso. Così aveva guardato Annabeth negli occhi e aveva aspettato che lei prendesse una decisione, sforzandosi d’ignorare il ricordo di quella notte sul Mystic River, l’uomo inginocchiato, la bava che gli colava dalla bocca. Il suono aspro delle sue suppliche…immagini che continuavano a perforargli il cranio come trivelle.
Questo racconto è talmente colmo di vero, profondo dolore, da far quasi passare in secondo piano la scoperta del colpevole. Infatti Lehane lavora moltissimo sulle emozioni provate dai personaggi e sui loro pensieri profondi che lascia (scaltramente) sospesi e incompiuti.
Alla fine non sappiamo più cosa pensare, non tanto su chi abbia commesso il reato, ma su chi siano davvero gli uomini che abbiamo sotto gli occhi. Non è uno spettacolo educativo, ma colpisce come una palla da baseball esattamente al centro dello sterno, tramortisce e riempie di rabbia e tristezza. Ma scava nei nostri sentimenti e ci rende più consapevoli di cosa significhi cercare di essere umani in questo mondo.
Meravigliosa, precisa, inconfondibile la traduzione di Mirko Zilahy.
Editore: Longanesi
Anno: 2020