Lui è Romano De Marco e nel 2009 esordisce come scrittore con il romanzo Ferro e fuoco pubblicato nella collana Il Giallo Mondadori e ripubblicato qualche anno dopo da Pendragon editore. Ma è nel 2012 che con Milano a mano armata, edito da Fochi e con il quale vince il premio “Lomellina in giallo”, che si fa conoscere a apprezzare dal grande pubblico. Seguono altri sette romanzi di successo tra i quali ci piace ricordare Se la notte ti cerca del 2018 e Nero a Milano del 2019 ed. Piemme. E siccome Romano oltre che essere un bravo scrittore è anche una persona disponibile e che ama i suoi lettori ha accettato di rispondere alle domande che gli stessi gli hanno rivolto nella nostra rubrica. Pertanto godetevi tutta l’intervista fatta dal gruppo I thriller di Edvige ed altro tra le righe, perché scoprirete cose davvero interessanti.

FRANCESCA MANCINI: Tanzi e Betti, protagonisti di “Io la troverò”, “Città di polvere” e del nuovissimo “Nero a Milano” sono due personaggi molto diversi per carattere e modo di vedere le cose. A mio avviso però, li accomuna una caratteristica, la rabbia: Tanzi la gestisce o la lascia fluire in base alle circostanze, Betti tende a covarla interiormente per poi esplodere all’improvviso. Volevo chiederti se la reputi un’emozione sana e qual è il tuo modo di rapportarti a essa?

Grazie della domanda, è la prima volta che qualcuno mi chiede cosa ne penso della rabbia e devo dire che mi fai riflettere su una caratteristica presente in entrambi i personaggi e che, molto probabilmente, hanno ereditato dal loro creatore. La rabbia in Marco Tanzi e Luca Betti è, in realtà, la ribellione all’ingiustizia, ai soprusi, alla sopraffazione, a tutto quello che di negativo vedono con i loro occhi che, per quanto annebbiati dalle esperienze negative, dalle disillusioni, dalla sofferenza, restano gli occhi di due uomini romantici e profondamente buoni.  Sì, io credo che la loro rabbia sia un’emozione positiva perché equivale all’espulsione spontanea di tossine da un corpo malato, è l’essenza della loro umanità che si ribella al mondo sbagliato nel quale agiscono e al quale rifiutano di omologarsi, di arrendersi passivamente. Il problema di quella rabbia è il modo in cui viene sfogata e questo è un tema centrale del romanzo NERO A MILANO. Luca cerca una strada politicamente corretta, quella del suo ruolo istituzionale di servitore dello stato, ma fatica sempre di più a trovarla. Marco ha superato da tempo questo limite. Lui è l’essenza vivente del politicamente scorretto e ha trasformato la rabbia nella sua forza. Riesce a incanalarla scientificamente nelle sue azioni risolutive e spietate che spesso e volentieri risolvono in maniera definitiva i problemi che si trova ad affrontare. C’è tanta rabbia in questi due uomini e tanta fatica per far sì che questa rabbia, da sfogo sostanzialmente positivo, non si trasformi in qualcosa che li porterà all’autodistruzione.

TIZIANA LEONE: Tra tutti i tuoi personaggi, di quale non scriverai più nulla? E perché? (Se l’hai ammazzato non vale, eh). 

In realtà è un limite che non mi pongo affatto, tranne, come dici tu, per i personaggi che hanno smesso di respirare, come ad esempio Matteo Serra (che era anche un gran bel personaggio e che un po’ mi sono pentito di aver fatto morire). Proprio l’altro giorno mi è balenata una idea strana dal titolo RITORNO A CASA DEL DIAVOLO, il sequel più improbabile del mondo. Per ora l’ho accantonata ma non si può mai dire… Spesso medito, addirittura, di riprendere i personaggi de L’UOMO DI CASA che più “one shot” di così non potrebbe essere. Magari in un cameo, inseriti in un contesto che non ha niente a che fare con la loro storia precedente. 

ANDREA DEL CASTELLO: Diversi tuoi romanzi cominciano con la descrizione di una strada (St Laurel Street nell’Uomo di casa, le strade congestionate in Io la troverò, il campionario di curve in A casa del diavolo, le strade metropolitane in Milano a mano armata). Per le tue storie hai scelto varie ambientazioni (Milano, Roma, l’Abruzzo, l’America solo per limitarci ai romanzi). Quanto hanno influito i viaggi sulla tua scrittura? E quanta importanza dai ai luoghi nelle tue ambientazioni? 

Quella di dare ai luoghi, alle ambientazioni, un ruolo primario nelle storie, è una scelta che non tutti gli autori abbracciano. Dipende, come sempre, dalle intenzioni. Molti autori più bravi e più famosi di me usano ambientazioni “trasparenti” evitano anche di citare il nome delle città. Io ho sempre fatto il contrario ma non mi sono mai arrischiato a parlare di luoghi che non conoscessi profondamente, ai quali non fossi legato per motivi di affetto, di lavoro, di frequentazioni varie. Devo sempre ambientare i miei romanzi in posti che hanno suscitato in me suggestioni profonde, che hanno lasciato un segno. Solo così posso sperare di trasmettere quella stessa magia al lettore. Solo così posso ritenermi un narratore onesto. Come dico sempre, quando mi fanno questo genere di domande, di Emilio Salgari ne nasce uno ogni duecento anni e il suo successore non sono certo io. Lui ha saputo raccontare la magia di luoghi esotici senza mai muoversi dal nord Italia. Io non ne sarei capace, e non c’è Google Maps che tenga. Anche perché i lettori sono intelligenti e se ne accorgono se stai trasmettendo emozioni o schermate del computer.

CRISTINA MAZZUCCATO: Ho appena letto il graphic thriller di Mirko Zilahi tratto dal suo romanzo, realizzato da Round Robin e la collana “Tempesta”. So che anche tu fai parte di questo progetto. Ti va di raccontarci qualcosa in anteprima? 

Sono molto felice del fatto che l’amico Mirko Zilahi, curatore della collana (oltre che autore della prima graphic novel) mi abbia chiesto di far parte del progetto. La mia passione per i fumetti è enorme, li leggo da quando avevo sette anni e ho una collezione di oltre settemila pezzi. Mirko non ha nemmeno finito di chiedermelo che io avevo già accettato con entusiasmo. Un po’ come Flash quando Ben Affleck-Batman gli chiede, nel film della Justice League, se vuole entrare a far parte del gruppo di eroi che sta mettendo insieme. Scherzi a parte è un progetto ambizioso e intelligente che copre uno spazio editoriale ancora di frontiera (il thriller raccontato con il media fumetto) e che secondo me, ha ottime probabilità di lasciare il segno. Anche perché il tutto è garantito dalla serietà dell’editore (Luigi Politano di Round Robin) e delle professionalità coinvolte. Nel mio caso, per la graphic novel tratta da MILANO A MANO ARMATA (in libreria a marzo/aprile 2020) sono lo sceneggiatore Emanuele Bissattini – che ha lavorato anche a LA FORMA DEL BUIO – e il talentuoso giovane disegnatore Mario Schiano che mi ha catturato completamente col suo tratto realistico e pulp, perfetto per raccontare la storia del mio gruppo di sbirri maledetti che agisce in una Milano assediata dalle bande criminali. Sono felice come se dal mio romanzo stessero traendo un film, forse di più per quanto il fumetto ha rappresentato e rappresenta nel mio immaginario.

JESSICA MELANI: La serie “Nero a Milano” si contraddistingue da altre tue opere anche per alcuni memorabili capitoli improntati all’ azione. Inseguimenti e rapine con sparatorie ben si collocano a Milano che purtroppo fu davvero teatro di simili eventi, ma in quale città degli Stati Uniti ti piacerebbe vedere ambientata e riadattata la tua serie se oltre oceano comprassero i diritti per farne una serie TV o dei film? 

Mmmm… bella domanda. Vado spesso negli Stati Uniti (due volte l’anno) e sto cercando di visitare tutte le città più importanti, su entrambe le coste, per provare a conoscere un po’ più a fondo questo universo al quale mi sento strettamente legato per la forte influenza che il cinema, la televisione, i comics che ha prodotto, hanno operato su di me e su tutta la mia generazione. Considero comunque gli USA anche una terra di forti, laceranti contraddizioni. La città americana che più si adatta a scenari metropolitani di lotta alla criminalità, secondo il mio punto di viste è Chicago, una metropoli davvero splendida, forse la mia preferita subito dopo New York. Ma anche Philadelphia non sarebbe male. Sono rimasto deluso, invece, dalla dispersiva e sconfinata Los Angeles. Tante città in una, collegate da strade lunghissime e desolate, tutte molto diverse fra loro, senza una identità precisa. Preferirei, comunque, che una ipotetica serie tratta dai miei romanzi mantenesse la location italiana. Questo, però (almeno per ora) rimane solo un sogno.

Grazie a Romano de Marco … e al prossimo autore!

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