LE ISOLE SOLITARIE VANNO VISITATE IN COMPAGNIA. NUMEROSA E SICURA.
Thriller ad altissimo impatto, questo romanzo ci catapulta su un’isola abbandonata a 160 chilometri dalla costa americana di Long Island, in compagnia di una donna in fuga da qualcuno che forse si aggira tra i boschi e, allo stesso tempo, alla ricerca di aiuto per tornare sana e salva sulla terraferma.
L’angoscia è palpabile fin dalle primissime righe e il continuo avvicendarsi di brevi capitoli che alternano il presente con gli accadimenti di un passato recente, rendono la lettura estremamente ansiogena e scuotono il lettore ravvivando paure ataviche del buio, della solitudine, dell’ignoto che incombe mentre la vita, la vera vita, scorre lontana, dimentica di chi non c’è più.
Aprì gli occhi. Quando il vento attorno all’emporio si placò per un istante, il rumore tornò a farsi sentire. Arrivava dal mare. Non era un uccello. Non erano le onde. Era un motore. Fece uno scatto verso la finestra, si arrampicò sul bancone e, nella foga, per poco non cadde. Ricordò com’era andata l’ultima volta che le era parso di sentire una barca, ma ci mise solo un secondo a capire che stavolta era diverso. In mare c’era un peschereccio.
Weaver ha creato una escape room senza room, un territorio inospitale da cui Rebekah deve allontanarsi al più presto, cercando al contempo di capire cosa sia successo e perché sia sfuggita per un soffio alla morte, senza sapere per quanto tempo ancora respirerà.
Capita raramente di leggere un testo così coinvolgente e cupo, ma sorretto dalla volontà incrollabile di una donna che non può cedere allo sconforto, novella Robinson Crusoe con la certezza che qualcuno la vuole morta e non ne comprende il motivo.
Tim Weaver ha una tecnica perfetta e con la sua scrittura fluida aggancia il lettore dalla prima pagina senza permettergli di prendere fiato; l’ambientazione su un’isola deserta potrebbe risultare monotona, ma l’altissima tensione del racconto e i flash back costanti permettono di allontanarsi e tornare, osservare il sole e bagnarsi sotto gli scrosci del temporale, guardare gli occhi spenti di un morto e osservare il sorriso di due bimbe che giocano in giardino. Tirati come un elastico, la nostra attenzione schiocca non appena l’autore ci riporta “a bomba” nella realtà da incubo di Rebekah.
Per quanto mi riguarda, il pezzo mancante del titolo è tutta la produzione di questo autore che leggo per la prima, ma sicuramente non ultima, volta.
Molto, molto, molto consigliato.
TRAMA
Rebekah Murphy ne sa abbastanza… Sa di avere un segreto. Questo lo sa. Quello che è sepolto nella sua mente è il motivo per cui qualcuno sta cercando di ucciderla. C’è solo un problema. Non sa quale sia questo segreto. Intrappolata su un’isola abbandonata, a centinaia di miglia dalle sue figlie, con un assassino sulle sue tracce, Rebekah deve sopravvivere abbastanza a lungo da capirlo. Anche se niente sembra avere senso. Chi è la persona che sta cercando di zittirla e perché? E poi… perché la sua famiglia non ha denunciato la sua scomparsa o inviato una squadra di soccorso? Forse le risposte si trovano sulla terraferma, nella sua vita che conduce lì, nel suo passato. E tornare a casa sarà la fine del suo incubo oppure solo l’inizio? Il detective Frank Travis non ne sa abbastanza… Non sa dove trovare Louise Mason. Non sa perché è svanita nel nulla da tre mesi. E non conosce l’identità dell’ultima persona con cui è stata vista parlare Louise. O almeno, non ancora. Ma quello che sa è che gli manca una settimana alla pensione e se non scopre che fine ha fatto Louise, nessun altro lo farà. Quello che né Rebekah né il Detective Travis sanno però, è che ognuno di loro ha un pezzo mancante dello stesso puzzle, e risolverlo una volta per tutte costerà loro tutto ciò che amano.
Traduttore: Tessa Bernardi
Ascolta l’incipit letto da Barbara:
Il pezzo mancante
LE ISOLE SOLITARIE VANNO VISITATE IN COMPAGNIA. NUMEROSA E SICURA. Thriller ad altissimo impatto, questo romanzo ci catapulta su un'isola abbandonata a 160 chilometri dalla costa americana di ...