La libreria dei gatti nerio

La libreria dei gatti nerio

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Published: 10/01/2023

Format: Brossura

ISBN: 9788829711642

RECENSIONE

TRAMA

A volte la vita mette le persone su binari del tutto opposti al loro punto di partenza e costringe giovani insegnanti di matematica a diventare librai. Mestiere affascinante e pungola spesso l’immaginario degli amanti dei libri e delle letture. Ma…

Non è mai tutto oro quello che luccica soprattutto da lontano e gestire una libreria può risultare più complicato e sconfortante di quello che si pensa, soprattutto poi quando si ha un carattere particolare come quello di Marzio Montecristo, neo libraio di Cagliari che non sopporta i clienti che storpiano i nomi dei libri e che non sembra avere proprio un gran genio per gli affari. E allora? Allora lo stesso “fato” che lo ha portato a cambiare vita e improvvisarsi libraio gli mette sulla strada anche “angeli custodi” molto speciali che non solo trasformano l’anima della sua libreria con un gruppo di lettura sui gialli che risolleverà le entrare economiche, ma lo porterà anche a essere coinvolto nella risoluzione di alcuni efferati omicidi che stanno insanguinando la bella e solare Cagliari. 

PERSONAGGI

Marzio Montecristo è il deus ex machina ma non è il personaggio più interessante de La libreria dei gatti neri perché come ci ha abituati, da sempre, Pulixi i personaggi più importanti dei suoi libri sono sempre le donne. E quindi anche in questa ultima fatica letteraria il focus vero è su Patricia, la commessa della libreria che fa da controcanto e a volte da contrappeso allo spigolo e stizzoso libraio, la sovrintendente Angela che con l’ispettore Caruso indaga sul serial killer che sta terrorizzando Cagliari, e soprattutto su la Presidente. Una figura “nuova” nella produzione letteraria dell’autore che, con molta probabilità, ha atteso la storia giusta per affrontare e raccontare il mondo degli anziani nella società moderna. Il risultato è esplosivo. La Presidente è “il personaggio” dell’intera storia. È il “Virgilio” dei lettori. Con lei e attraverso di lei si comprendono molte delle dinamiche della struttura narrativa, si riflette, si sorride e soprattutto ci si improvvisa investigatori. Alla fine, un giallo come questo è praticamente una caccia per lo stesso lettore, e come in ogni caccia che si rispetti ci vuole una guida appropriata. La Presidente in questo ruolo letterario è perfetta.

AMBIENTAZIONE

Il mondo di fuori e il mondo di dentro. Il microcosmo della libreria non è solo rifugio sicuro e conforto per i protagonisti della storia, ma anche e soprattutto per i lettori. Queste sono le pagine in cui la lettura è relax, plaid e camomilla. È il mondo interiore anche se ha l’aspetto di uno spazio fisico pieno di oggetti fisici come i libri. Il mondo esteriore è tutta un’altra cosa. È quello in cui gira brutta gente, pronta a uccidere anche in modo efferato, assassini che entrano nelle abitazioni e distruggono famiglie. In queste pagine i lettori di genere trovano, appunto, ciò che amano nei libri di genere: suspense, incertezza, tensione, brivido. In questo, La libreria dei gatti neri ricorda moltissimo le scene teatrali dove si girano le quinte e la stanza con il caminetto acceso e la donna che ricama ascoltando musica classica si trasforma in una notte senza luna dove figure buie si nascondono nell’ombra pronte a colpire vittime inconsapevoli. Una scena dopo l’altra, una “quinta” dopo l’altra i lettori cambiano stato d’animo, cambiano ritmo, cambiano metafisica delle pagine scritte. In poche parole un intero universo in poco più di trecento pagine. 

CONSIDERAZIONI

Una delle particolarità assolute di Pulixi è quella di rimanere pressoché fedele a sé stesso reinventandosi un romanzo dopo l’altro. Il noirista sociale c’è sempre, così come il rispettoso autore dei suoi lettori che non vuole mai annoiare né deludere. Eppure, le storie sono sempre nuove. Non nel senso di nuove trame o nuovi personaggi (questa è una cosa che riesce bene o male a tutti gli autori), ma nel senso che ogni volta Piergiorgio inserisce un “ingrediente” differente che non aveva mai usato o inserito nelle sue storie. A volte è un bambino, a volte è un anziano, a volte è semplicemente un luogo, ma sempre, sempre, c’è l’elemento novità. Se non fosse uno degli autori più amati, apprezzati e letti in Italia lo si potrebbe quasi immaginare in una cucina con un bel cappello da chef in testa. Ricetta: un giallo. Trama, personaggi, ambientazione e linguaggio. Tutto miscelato con cura e in proporzione. Ma non basta. Una volta presa la mano si può osare e nelle successive preparazioni si aggiunge un ingrediente in più. Una volta dolce, una volta salato, una volta piccante, una volta aromatico e così via proseguendo. Ogni volta il lettore crede di aver letto la ricetta perfetta e ogni volta viene smentito perché lo chef ha in dispensa tantissimi altri ingredienti, sempre nuovi e sempre stuzzicanti. Come ci riesce? Non lo sa nessuno. È un giallo!

INTERVISTA

Piergiorgio, nel tuo giallo c’è una particolarità che colpisce immediatamente chi legge: l’importanza del tempo. I protagonisti della tua storia sono “costretti” a scegliere in un lasso di tempo brevissimo che racchiude in sé tutta l’eternità. Questo tuo giocare con il tempo ricorda il cinema di pionieri come Lang o Murnau per cui ti chiedo è stato complicato tradurre tutto questo in scrittura?

Osservazione molto interessante…No, non è stato complicato, perché era uno dei tratti distintivi che volevo imprimere a questa storia: un doppio binario di “genere” (elementi più thriller nelle scene riguardanti l’assassino e altri più leggeri, quasi cozy crime, per le parti relative al “club del giallo”) e una doppia velocità a livello di ritmo: picchi di tensione e accelerazioni improvvise quando si aveva a che fare col “killer delle clessidre” e parti più lievi e “lente” quando si varcava la porta de Les Chats Noirs. Poi c’è l’elemento del tempo che si coniuga con la scelta: dare alle vittime soltanto sessanta secondi per operare una decisione che li incatenerà per tutto il resto della loro vita. Un minuto che determinerà un’esistenza intera. Quindi è davvero come se in quel piccolo globo di vetro della clessidra non fossero racchiusi i granelli di sabbia equivalenti a un minuto, ma una vita intera. È una metafora del dolore, e di quanto “siamo liberi di scegliere, ma non siamo liberi dalle conseguenze delle nostre scelte”. È un leit motiv che ritorna spesso nei miei libri, da “L’appuntamento” passando per “Un colpo al cuore” fino ad arrivare a questa nuova storia. 

Come si suol dire: “il lupo perde il pelo ma non il vizio” e il tuo vizio di noirista sociale non cede neppure nella costruzione di un giallo classico come La libreria dei gatti neri attraverso la meravigliosa figura de la Presidente. In una società dove ci si dimentica spesso di loro che rapporto hai tu con gli anziani, quanto tempo riesci a dedicargli? 

“Purtroppo ho perso da tempo (troppo presto) le figure degli anziani della mia famiglia ed è mancato per certi versi un travaso di esperienze, di vita, di passioni. Per osmosi e per emulazione credo di aver preso un po’ le orme di mio nonno materno che era un grande bibliofilo.  Però mi è mancato molto questo rapporto di continuità tra una generazione e l’altra. Soprattutto perché tradizionalmente in Sardegna c’è un grande rispetto verso le figure degli anziani che sono un po’ la pietra angolare di tutta la famiglia. Parlando con Maurizio de Giovanni – carissimo amico e grande scrittore – una volta lui mi ha fatto notare quanto durante l’epoca pandemica la nostra società si fosse totalmente dimenticata e disinteressata di due categorie di persone che forse hanno pagato i prezzi più salati del confinamento e della solitudine post-Covid: i bambini e gli anziani. Due categorie che – purtroppo – tendiamo a dare per scontate. Sempre citando De Giovanni: il compito di chi scrive “letteratura nera” è quello di raccontare le crepe e le fratture della società e dell’umanità: mi sono molto ritrovato in questa analisi, e da quel momento ho cercato di dare più rilevanza anche nei miei scritti a questo tipo di problematiche sociali che vedono coinvolti bambini e anziani. Ho trascorso molti mesi in compagnia di persone anziane quando ho fatto le ricerche per “L’isola delle anime”: quello è stato un modo per impregnarmi dei loro ricordi e delle loro esperienze. Soprattutto nella zona delle Barbagie l’anziano è davvero l’anello più forte di tutta la famiglia. 

Da qualche tempo ci hai “indotto” a pensare a Cagliari come una location perfetta per ambientare romanzi di genere. Come lettori ti abbiamo seguito e abbiamo iniziato a pensare alla tua città non più e non solo come la località di vacanza con la spiaggia del Poetto, ma un killer che va casa per casa a commettere efferati crimini non è troppo anche per te? O meglio, non è troppo anche per Cagliari? 

“Lo spero! Spero davvero che sia troppo anche per Cagliari! Scherzi a parte, scrivere gialli è anche un modo per esorcizzare un certo di tipo di oscure realtà: manco fosse un incantesimo speri che, scrivendo e intrappolando questi delitti nelle pagine rimangano lì e da lì non escano mai; quello che mi interessava raccontare, in realtà, è proprio il fortissimo contrasto tra la luminosità e la bellezza della “città del sole” con l’oscurità e la freddezza dei delitti. I contrasti in un giallo sono tutto. Più l’ambientazione è accogliente, calda e solare e più il lettore verrà spiazzato quando in quell’atmosfera famigliare e intima tutto verrà sconvolto dai delitti. È una dicotomia che genera subito frattura, e quindi ritmo. Da questo punto di vista ovviamente la scelta è puramente funzionale alla trama: creo dei contrasti affinché il lettore inizi a vedere tutto con sospetto, anche un’ambientazione in cui fino a un minuto prima si era trovato perfettamente al sicuro e integrato. Nulla di nuovo, sia chiaro: è lo stesso topos letterario utilizzato dalla Christie con St. Mary Mead, il villaggio di Miss Marple. Cagliari con la sua luce, le infinite sfumature smeraldine del mare, i turisti sorridenti che sciamano estasiati per la città, l’ottima cucina e l’aria mediterranea che induce estasi e rilassatezza si presta benissimo a queste rimodulazioni improvvise in cui tutto viene oscurato dal delitto.”

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