NARCISO INSANGUINATO

Cominciamo da qui. Cominciamo da Francesco Cariti, un autore alla prima prova letteraria che lascia sorpresi per la sicurezza e l’equilibrio della sua scrittura (qualche scivolata c’è, per fortuna, come quando fa sparare il nostro eroe come un cowboy prezzolato, mentre è la seconda volta che prende un revolver in mano. Ma è buona cosa che ci sia un errore qua e là, se no il critico che critica a fare?).

Al di là del romanzo (di cui mi accingo a parlare), si legge con vero godimento perché scrive davvero bene, con passo spavaldo e sicuro e ci porta dove vuole lui – ovvero alle soglie dei delitti di Gordon Bloom – con autorevolezza, segnando attese e tempi di marcia pressoché perfetti.

Gordon Bloom è un cinico vanesio che si racconta dalla galera in cui è rinchiuso da dieci anni. Non ne uscirà, deve scontare qualcosa come tre ergastoli e “rotti”, ma trascorre il tempo a riordinare il suo passato in nostra compagnia. E lo fa così bene che ci inchioda alle sue parole.

Le cose mi andavano bene sotto tutti i punti di vista. Avevo sotto contratto diversi pittori (di scultura ho sempre capito poco e ho preferito lasciar perdere) e, anche se la maggior parte erano solo speranze che probabilmente sarebbero rimaste tali, ce n’erano due che erano una miniera d’oro per me e costituivano oltre il novanta per cento del mio reddito. Uno era messicano, si chiamava Carlos Gondalòn, si firmava Gonda ed era un vero talento.(…) Carlos era in gamba e sarebbe diventato sicuramente una celebrità internazionale, se non l’avessi ammazzato.

Piccolo mercante d’arte, opportunista ma non abbastanza lucido, tenta di truffare il cattivone di turno e l’unica via d’uscita che riesce a immaginare è una escalation di omicidi per spostare alcuni macigni che gli ingombrano il luminoso cammino verso la ricchezza. Nonostante la sua graffiante ironia e il muso duro che inalbera in ogni occasione, di una cosa il lettore è presto cosciente: vorrebbe essere chiunque ma non Gordon Bloom.

Non posso raccontare le complicazioni della rete che si tesse intorno a questo giovane, feroce, arrivista e quanto stupido riesca a dimostrarsi nonostante l’altissima considerazione che ha di sé, ma i colpi di scena e il ritmo incalzante del racconto non deluderanno di sicuro gli amanti del thriller.

Storia originale, scrittura vivace, alcuni personaggi memorabili (come la vecchietta vegetariana, un vero gioiello di comicità cattivissima) e una certa antipatia nei confronti degli arrivisti di ultima generazione, rendono la lettura davvero divertente e appassionante sia per gli amanti dei gialli classici che per chi cerca qualcosa di originale. Provare per credere.

Ecco l’incipit letto per voi da Barbara Monteverdi: