Il confine

Il confine

LA SUPERBA CONCLUSIONE DI UNA TRILOGIA

“Mi hai chiesto se lo scopo era fare metanfetamina o fare soldi. Nessuno dei due. Il mio scopo è creare un impero”.

Questa è una delle frasi più cult di una delle serie più cult mai apparsa sugli schermi televisivi degli ultimi anni. Breaking Bad, ovvero l’ascesa e la caduta di un uomo medio nel grande traffico degli stupefacenti che lo cambia da dentro e in qualche modo gli fa passare il suo confine morale, sociale, economico.

Il confine, ultimo romanzo della trilogia di Winslow edito da Einaudi, parla anche esso di un valico superato. Di una vita rinnovata e di un protagonista che dall’altra parte della barricata, quella giusta, legale della DEA cerca in ogni modo di fermare e sgominare una rete che con sapienza, brutalità e organizzazione miete morte e rovina attraverso la produzione, la vendita e lo spaccio della droga.

A raccontarla così sembra qualcosa di già affrontato tanto in letteratura che al cinema, ma Winslow ci mette molto del suo, della sua esperienza di scrittore rude e aspro che ha costruito la sua fama internazionale perché non risparmia mai nulla al lettore e anzi, se può sconvolgerlo oltre ogni limite lo fa con perverso piacere. E poi, Il confine come progetto narrativo e di lettura parte da molto lontano, dalla prima accattivante storia della trilogia Il potere del cane dove i lettori hanno imparato a conoscere e a capire le logiche e le dinamiche dei cartelli della droga e insieme il magnifico personaggio di Art Keller, ex quasi tutto ora passato negli Stati Uniti a combattere signori della droga vecchi e giovani. 

E se si dà uno sguardo alla biografia di Winslow si comprende quasi subito quanto il personaggio Keller ne sia in qualche modo un prolungamento letterario o meglio una aspirazione da avatar con cui l’autore dà vita a una realtà parallela ma più reale che mai. L’ultimo volume della trilogia è un ginepraio di action, suspense, politica e riflessione sociale dove il protagonista si spinge a pensare che non basta solo reprimere il fenomeno della droga in ogni suo aspetto, dalla filiera, allo spaccio, al tossico che ne fa uso; non basta imprigionare o “sterminare” i baroni dei cartelli, ma occorre pensare a politiche di educazione al problema e magari anche di liberalizzazione.

Per questo Il confine è molto di più di un thriller, è la declinazione di un pensiero diffuso in molta parte dell’America moderna e civilizzata che passa attraverso le parole di un autore. 

Oltre al personaggio di Keller nel romanzo c’è anche una sorta di Trump letterario, che fa anche lui il presidente e che sembra averne gli stessi vizi capitali. Ma la fiction si ferma qui. L’ultimo romanzo di Winslow ha un altro scopo: sensibilizzare e raccontare l’altra faccia del fenomeno più globale e pericoloso degli ultimi ottanta anni. Inoltre Winslow è pazzescamente bravo a scrivere, ricreare atmosfere, raccontare, tenere il ritmo, far appassionare alla storia che le quasi mille pagine che compongono l’opera scivolano via stupendamente. Un grande romanzo che conclude una delle trilogie letterarie più superbe degli ultimi tre anni. 

Traduttore: Alfredo Colitto

Editore: Einaudi
Anno: 2019