A cura di ANTONIA DEL SAMBRO
TRAMA
Nel 1998 un efferato fatto di cronaca scosse coscienze, famiglie e un intero territorio italiano. Le protagoniste erano tre studentesse dell’ultimo anno delle superiori. Una di loro morì tragicamente e di quella morte premeditata e insensata parlarono a lungo giornali e televisioni. Silvio Governi ne La lista di Greta partendo da questo doloroso e tragico evento costruisce un romanzo attuale e “personale” dove i differenti piani di lettura e di azione danno vita a un lavoro letterario di grande pathos e pura originalità. C’è il giallo della scomparsa di una giovane donna, la rete sottile e impenetrabile di bugie che circonda questa scomparsa, la vita precedente della protagonista, ovvero quella di una ragazza brillante, educata, ambiziosa e gentile il cui unico errore è stato fidarsi delle persone a lei più vicine e più care e la tragicità del Male che quando assume le forme più inspiegabili finisce con l’essere inevitabilmente banale. Governi però va oltre lo spunto di cronaca vera e di narrativa di genere e affianca una sottonarrazione da young adult dove le colpe apparenti di genitori fragili e determinati allo stesso tempo sono il pretesto autoriale per raccontare di una società profondamente malata e sola dove ognuno sembra essere sul cuor della terra trafitto da un raggio di odio. Vendetta, premeditazione, solitudine, invidia, superficialità e odio, tanto odio represso e abilmente nascosto, questo racconta La lista di Greta che è oltre un noir, oltre un giallo, oltre un saggio sui rapporti genitori-figli nella società 2.0. La scrittura di Silvio Governi è precisa, minuziosa e facile, nel senso più positivo del termine perché nonostante il tema e l’articolata trama questo è un romanzo che si legge tutto di un fiato. Ed è la vera novità di genere di questa primavera 2024.
INTERVISTA
Silvio, benvenuto su La Bottega del Giallo e complimenti per il tuo romanzo. Un romanzo il tuo davvero molto particolare dove i piani di lettura sono molteplici e vanno dal sociale al familiare al noir di ultima generazione. Da dove parte la storia de La lista di Greta e cosa ti ha ispirato?
Grazie a voi. Lo spunto di questa storia parte dalla cronaca, da fatti realmente accaduti che io ho stravolto, facendo degli spostamenti di peso come, di solito, si fanno in fase di scrittura. Mi sono chiesto cosa ci fosse dietro quel mondo misterioso che appartiene alle adolescenti del mio libro. Del resto, l’adolescenza è un tema che mi ha sempre affascinato forse perché è quell’età di mezzo in cui non sei più un bambino ma nemmeno un adulto e dove tutto può ancora succedere. Ma la vera fonte d’ispirazione è stata l’amicizia tra mia figlia e due sue compagne di classe in un momento fondamentale della loro vita: la pre-adolescenza. Avevo notato che il loro essere amiche travalicava ogni tipo di regola comportamentale che i nostri schemi mentali ci impongono. Ma notavo anche che mia figlia faceva fatica perché una delle due era un’incredibile leader molto trascinante, mentre l’altra ne era totalmente e passivamente attratta, subendone il fascino. E in questa strana dinamica, percepivo il suo disagio nel non riuscire a collocarsi all’interno di quella coppia. Navigava ora nelle acque dell’una e ora in quelle dell’altra. Senza mai riuscire ad affermare la propria personalità come se non le venisse in qualche modo riconosciuta. Ecco, io, attraverso l’osservazione, sono partito proprio da qui, tentando di scandagliare quell’amicizia che aveva, all’interno, inquietanti segnali e gamme di colori chiaro scuri.
C’è una Roma “cattiva” nel tuo libro dove l’indifferenza e la superficialità colpiscono più duramente delle armi. Come è cambiata la tua città negli ultimi anni e quanto fa male viverci se si è ancora troppo giovani, inesperti e sognatori come le protagoniste del tuo romanzo?
Roma, la metropoli intendo, sembra che faccia di tutto per rimanere sempre uguale a sé stessa, come se a un certo momento si fosse fermata, stando immobile come si fa davanti all’obiettivo di una macchina fotografica. Forse ci vuole dire che la storia non può essere cambiata perché questo sta nell’ordine naturale delle cose. La città si adatta, a ogni tipo di stravolgimento sia di tipo sociale che urbanistico, dando l’impressione di rivendicare il suo ruolo, la sua Storia. E così, inevitabilmente, anche chi ci abita, deve fare altrettanto. Solo che i quartieri di una volta non hanno più quell’aria rassicurante che si respira ancora un po’ in provincia, in cui tutti ci si conosce e ci si saluta. Le protagoniste del mio romanzo sono delle sognatrici, e come tutte le sognatrici volano con i loro pensieri, planando su luoghi sconosciuti ma, in qualche modo, c’è sempre qualcuno o qualcosa in questa città che le riporta giù a terra, che spezza loro ogni tipo di incanto, trattenendole per le caviglie, o forse, quel qualcuno o quel qualcosa è la vita stessa, e Greta, Giulia e Viola devono soltanto imparare a farci i conti.
Tra i piani di narrazione de La lista di Greta c’è quello fondamentale del rapporto genitori/figli e non solo riguardo alla protagonista ma anche alle sue amiche. Tu descrivi pagine di grande riflessione su questo argomento dove una sorta di “senso di colpa” dei genitori nei confronti dei figli li rende pressoché ciechi a quello che gli sta succedendo. Tra tutti i genitori che descrivi e di cui parli chi è quello che ti ha emozionato di più, hai sentito quello che hai sentito più vicino?
Non ce n’è uno in particolare che mi stia più a cuore ma ognuno di loro è sicuramente parte di me, rispecchia un lato della mia persona, della mia anima. Io, come autore, attraverso la scrittura, ho fatto in modo che fosse così. In ogni genitore, che sia un padre o una madre, delle protagoniste di questa storia, ho tratteggiato pezzi di me, sia quel lato visibile a tutti sia quello più recondito perfino a me stesso e che posso solo immaginare. Un po’ come la luna di cui vediamo soltanto l’emisfero a noi conosciuto. Ma c’è anche quella parte di me nascosta, mancante e che, narrativamente, come un “ladro”, perché questo è chi scrive, ho sottratto a persone a me vicine. Di quei padri e quelle madri che racconto amo ogni cosa, la loro forza, il loro coraggio nel crescere i propri figli, ma anche le loro debolezze, le loro mancanze e perfino le loro distrazioni che poi, alla fine, sono sempre quest’ultime a fare la differenza.