Dalla sua penna è nato il commissario più elegante di Milano: il commissario Arrigoni. Le famose avventure ambientate in una Milano risorta dopo il secondo conflitto mondiale sono giunte al settimo episodio. “Arrigoni e l’omicidio nel bosco” edito da SEM (la nostra recensione), porta l’amato commissario fuori dai soliti confini per farlo sbarcare ad Arbizzone Varesino. Ecco la nostra intervista a Dario Crapanzano in occasione del suo nuovo romanzo.

Ci può dire che paese è in realtà Arbizzone Varesino?

Arbizzone Varesino in realtà non corrisponde a nessun singolo paese, ma è rappresentativo di una realtà caratteristica della zona che sta sopra il Lago Maggiore, sponda magra, quella lombarda.

Come si è evoluta la figura del commissario lungo tutti i suoi romanzi?

La figura di Arrigoni non ha visto una sua evoluzione, il personaggio come è partito così ha continuato: l’intervallo di tempo fra la prima e l’ultima avventura (tre anni) è troppo esiguo per dare vita a modifiche nelle caratteristiche personali del protagonista. Aggiungo che, dal momento che nel primo romanzo il commissario era già cinquantenne, la sua esperienza professionale aveva già avuto modo di consolidarsi. Se vogliamo proprio trovare un po’ di evoluzione, questa sta nell’aumentato interesse di Arrigoni per trasmettere la sua capacità investigativa ai giovani, come il suo agente prediletto, Di Pasquale.

A quali scrittori s’ispira, e mentre scrive legge anche autori che poi l’ha influenzano nella stesura del romanzo?

Non so se si possa parlare di ispirazione. Se devo citare qualche autore, dico prima di tutto Simenon, per la sua abitudine di soffermarsi sull’ambientazione, dando affreschi coloriti e profondi dello spirito di un’epoca, descrivendo gli angoli e i personaggi più suggestivi della Parigi di allora (bistrot, cibi, bevande e portinaie in primis). Lo stesso dicasi per Camilleri e la sua Sicilia, inventata per un verso e vera per l’altro.

Se potesse scegliere e creare l’anno perfetto che cosa prenderebbe degli anni ’50 e cosa prenderebbe dal presente?

Volendo creare l’”anno perfetto”, dagli anni ’50 prenderei la voglia di riscatto e l’entusiasmo della popolazione, il senso di solidarietà e la forza dei rapporti umani nei ceti popolari. Dell’oggi, salvo lo stile di vita non più precario ma umanamente più sostenibile.

Non le sembra arrivato anche per Arrigoni il momento di avere una sua serie televisiva?

Una serie televisiva sulle avventure di Arrigoni ci starebbe, e me lo dicono in molti. Purtroppo, le difficoltà a realizzarla stanno soprattutto nei costi, dicono i produttori: riprodurre il mondo  arrigoniano” così lontano nel tempo sarebbe molto complicato, viste le trasformazioni della città, con inevitabile ricorso alla creazione di costosi interni.

Aspettando di leggere l’ottava avventura di Arrigoni e capire se sarà ambientata nuovamente a Milano o ci stupirà con nuovi luoghi, ringraziamo Dario Crapanzano.

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