Madre Dolore

Madre Dolore

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Published: 06/10/2023

Format: Brossura

RECENSIONE

di ANTONIA DEL SAMBRO

TRAMA

In una terra bella e ostile la prematura morte di un giovane si porta dietro un’altra vita spezzata, quella di sua madre che si suicida sopraffatta dal dolore. Ma è proprio così, è davvero morta per propria mano la donna? A indagare sul triste accaduto c’è a sua volta un uomo che di dolore e di perdita ne sa qualcosa. Si dice che i matrimoni dei poliziotti siano destinati a finire in fretta. Troppo tensione emotiva. Troppa ansia per le famiglie. Troppo tempo passato fuori casa. Alcuni rapporti resistono, malgrado tutto, altri invece si sbriciolano in tanti pezzettini e non si possono più recuperare. A Mirco Del Guadio, capo del Commissariato di Scampia è successo proprio questo, un matrimonio finito e tutto il rammarico e il senso di colpa che ne consegue e che gli stinge le viscere ogni volta che ci pensa o pensa a sua figlia e a quel rapporto incompleto e fatto di lunghe assenze che gli straziano l’anima. E anche se i dolori delle persone sono tutti differenti gli uni dagli altri, chi ne prova o ne vive uno sa riconoscerne anche gli altri, o quantomeno a percepirli. Ed è così che Mirco comprende o intuisce che dietro il suicido di una madre addolorata con molta probabilità c’è molto altro e che tocca a lui scoprirlo e portarlo alla luce. A lui, che del dolore e del difficile mestiere di vivere ne ha fatto dei veri e propri compagni di vita.

CONSIDERAZIONI

Se non avete mai letto nulla di Daniele Sanzone Madre dolore è un ottimo punto di partenza per scoprire un autore dalla scrittura poetica e struggente, dallo stile verista e da una emotività lucida che stilla da ogni pagina. Sanzone può essere considerato quasi un uomo rinascimentale, un artista eclettico, scrittore, musicista, curatore che vanta collaborazione con Viola Ardone e Nicola Lagioia ma anche con Mauro Pagani e Caparezza.  Il suo primo romanzo Camorra Sound viene tradotto in francese e vince il premio Paolo Borsellino e il suo album Jastemma vince la targa Tenco come miglior album in dialetto dell’anno. Per questo, in Madre dolore chi legge non si trova semplicemente tra le mani un poliziesco ma un vero e proprio trattato di sociologia dove le sfaccettature dell’animo umano stringono il cuore in un sound triste e intimista eppure anelante di speranza e rinascita. Un racconto dove anche la classica indagine di polizia ha qualcosa di infinitamente corale e collettivo e dove il soul del protagonista è talmente preponderante da essere perfettamente percepibile da ogni lettore. Tre brani in particolare fanno da colonna sonora naturale a questo romanzo: Ammore mì, Comme ‘na droga, Sape ‘e niente. E il mio consiglio è di ascoltarli proprio durante la lettura di questo meraviglioso, unico e originalissimo giallo perché sarà un viaggio in suoni e immagini che vi lascerà senza fiato.

INTERVISTA

Daniele, come suggerisce il titolo del tuo libro il “dolore” fa davvero da leit motiv a tutta la tua narrazione e partendo da quello di una madre diventa una sofferenza corale e forse persino di una terra e di una città. Eppure tu, sia a tuoi personaggi che ai tuoi lettori paventi una speranza; per cui io ora ti chiedo: è tutta fiction letteraria o ci credi davvero che anche dalle condizioni più avverse si può venire fuori?

Il dolore credo sia l’unica strada capace di portarci direttamente al senso tragico della vita perché al contrario del suo opposto non ha mai a che fare con l’ego. La gioia, il piacere possono alienarci da noi stessi alimentando il nostro narcisismo, il dolore no: ti scaraventa nella cruda realtà e ti costringe a guardarla negli occhi. Il rischio, una volta usciti, è che il dolore possa incattivirci perché, nel bene e nel male, ci dà la consapevolezza di quanto la vita sia effimera e preziosa. Quindi ritornando alla domanda credo che non esistano casi irrecuperabili e che spesso siano i contesti e gli approcci a non permetterci di uscire dal dolore come persone migliori.

Parliamo di Mirco Del Guadio, il quale, oltre ad avere il difficile compito di reggere il commissariato di Scampia è anche un uomo fondamentalmente solo e tormentato da rimorsi personali. Perché hai voluto punire così tanto il tuo protagonista? Non bastava fargli avere un mestiere difficile e pericoloso in un territorio non proprio facile? Vuoi che i lettori si impietosiscano di lui o che ci si innamorino follemente proprio per queste caratteristiche così particolari?

Non l’ho immaginato pensando di suscitare qualcosa nel lettore almeno non coscientemente. Del Gaudio è così perché non poteva essere altrimenti. È un uomo tormentato dai demoni. Combatte prima contro sé stesso, poi contro un lavoro che non ha mai amato e infine contro il male che lo circonda.

Scampia è una “terra di mezzo” dove accanto ai draghi e agli orchi ci sono tante persone che ogni giorno combattono la loro personale battaglia nella maniera più pervicace e silenziosa possibile. Una ambientazione ostile e pure struggente che tu decidi di ergere a protagonista essa stessa della tua narrazione e quindi ti chiedo, cosa è veramente Scampia in Madre dolore morte o miracolo, distruzione o speranza e Mirco cosa sarebbe senza Scampia?

Scampia forse per la prima volta, da quando è diventata oggetto di narrazione, è un quartiere normale, un quartiere difficile come centinaia in questo paese e migliaia nel mondo. È il quartiere nel quale sono cresciuto e continuo a vivere per scelta. Ed è il quartiere che anche Mirco ha scelto dopo essersi perso nel dolore che lo attraversa. Un dolore che livella vite e futuro diventando appartenenza e identità. Mirco senza il quartiere continuerebbe a essere il personaggio che è ma con meno poesia.

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