L'ultimo pinguino delle Langhe

L'ultimo pinguino delle Langhe

Autore:
Genere:
Editore:

Published: 13/02/2024

Format: Brossura

ISBN: 9788817180665

RECENSIONE

di ANTONIA DEL SAMBRO

TRAMA

Nella morbida sinuosità delle Langhe ci sono segreti custoditi con cura e assassini che compiono efferati omicidi per coprire altri omicidi e depistare gli inquirenti o chiunque pensi di poter arrivare a una scomoda verità. Nella morbida sinuosità delle Langhe ci è finito come commissario Gualtiero Bova, un omone senza nessun apparente fascino ma volitivo, sentimentale, dotato di ironica involontaria e dannatamente intelligente. Bova, che tutti chiamano il Pinguino è uno sbirro dal grande intuito che fuma la pipa e ama i cani; in particolar modo la sua bassotta Gilda ed è malato di saudade dato che pur amando la dolcezza e l’unicità delle Langhe gli manca tremendamente la sua Liguria. Ma non può farci nulla perché – mannaggia alla sua onestà! – ha fatto la spia, denunciando colleghi liguri corrotti e per questo lo hanno mandato in “esilio”. Nella morbida sinuosità delle Langhe arriva Rufus Blom, affermato broker svizzero che sceglie proprio la località piemontese per sposare la bella e raffinata fidanzata Rose e che mentre fa jogging una mattina qualunque di un lunedì qualsiasi ritrova il cadavere di una giovane donna che ha sulla schiena una svastica tracciata con il sangue e sotto il cognome del broker. Coincidenze? Un messaggio ben preciso? Chi è quella ragazza e perché è stata uccisa?     

RECENSIONE

Orso Tosco scrittore, poeta, sceneggiatore ha la stupenda capacità di essere contemporaneo e classico insieme, visionario e concreto, lirico e profondamente noir ed è con questa mescolanza di doti (shakerate e non agitate) che dà vita alla trama e ai personaggi del suo ultimo romanzo. Una storia dove l’ambientazione delle Langhe è poco più di un pretesto per raccontare la vita segreta delle piccole comunità dove tutti sanno tutto ma lo tengono gelosamente conservato e dove un commissario che cerca di non farsi uccidere troppo dalla nostalgia è chiamato esattamente a scoprire cosa si nasconde sotto il tappeto buono della società dell’apparenza. È Bova che dona liricità a questo noir e che lo trasforma in una sorta di romanzo di “confine” dove la trama di genere è costretta a cedere il passo all’emotività, ed è sempre lui che regala tracce di umorismo in una indagine su spietati delitti. E se Orso Tosco non avesse quella penna ben temperata che ha, quasi quasi, si potrebbe pensare che tutta la narrazione sia soltanto una esercitazione di stile per scomporre e ricomporre a piacimento una trama da noir classico. Invece l’autore regala al testo il ritmo, il linguaggio e la suspense giusti per tenere incollati i lettori alle pagine, dimostrando che i confini del noir possono essere superati affinché rimangano esattamente gli stessi. 

Ma solo se si è abbastanza contemporanei da saperlo fare.

INTERVISTA

Orso, ben tornato in libreria e complimenti per questo noir che si legge davvero con gusto. La mia prima domanda, quindi, è proprio sulla trama. Da dove nasce questa storia che parla di assassini, di svastiche e di segreti così abilmente nascosti. C’è qualche riferimento alla realtà e a storie che ti sono state narrate o è solo godibilissima fiction? 

Cara Antonia, per prima cosa, grazie per l’ospitalità, sono molto felice che tu abbia trovato godibile il debutto del Pinguino. Per entrare nel merito della tua domanda, posso dirti che si tratta di una storia inventata che si nutre di moltissimi dati reali. Quando lavoro a una storia finisco immancabilmente per provarla a innervare con suggestioni che derivano dai racconti che ascolto, dalle suggestioni che avverto nella vita quotidiana e, al contempo, tutta questa mole di “realtà” – spesso più assurda della più sfrenata immaginazione – cerco di filtrarla attraverso i testi che ho letto e amato. Potremmo dire che provo a unire questi elementi, che provo a mischiarli tra loro, al punto che giunto alla fine della storia, io per primo non saprei dire dove finisce la realtà e dove inizia l’invenzione.

Gualtiero Bova è il protagonista indiscusso della tua storia ed è un amante degli animali, una persona di grande intelligenza sociale e perfino di umorismo latente, pertanto, un personaggio di cui un lettore può innamorarsi subito. Ma non c’è solo lui nel tuo libro e quindi ti chiedo chi è il personaggio per cui hai fatto più fatica a scrivere e a dargli un’anima, chi proprio non faresti tornare mai più in una tua prossima storia?

Diciamo che l’unico personaggio per cui ho nutrito una certa antipatia difficilmente potrebbe tornare in una prossima storia…  Però devo ammettere che anche nel suo caso, in realtà a guidarmi non è stata l’antipatia, quanto piuttosto un tentativo di empatia. Credo sia fondamentale per qualsiasi autore non costruire personaggi esclusivamente funzionali a rappresentare una nostra idea del mondo, ricca o povera che sia, quanto piuttosto sforzarsi il più possibile di descrivere l’enorme varietà e ricchezza presente in qualsiasi persona. Questo non significa mettere tutti sullo stesso piano, naturalmente ognuno di noi giudica le azioni degli altri in base alla propria idea di moralità, alla propria etica personale, ma ritengo piuttosto inutili i personaggi tratteggiati con il solo scopo di essere facilmente odiabili o criticabili, come trovo inutili o noiosi i personaggi nati con lo scopo di indossare soltanto qualità meravigliose. Mi sembra molto più interessante far emergere anche, forse soprattutto, nei personaggi più squallidi e detestabili qualche barlume di umanità. Il lettore e la lettrice, e prima di loro l’autore, non dovrebbero mai sentirsi del tutto estranei agli aspetti più oscuri della narrazione. In un modo o nell’altro, siamo sempre coinvolti.  

Le Langhe sono considerate tra i territori più affascinanti che abbiamo nel nostro Paese. Eppure sono, a modo loro, dei microcosmi abbastanza chiusi e impenetrabili, fatte da comunità bravissime a nascondere segreti e allo stesso tempo a conoscere tutto quello che succede sul loro territorio. Quanto una ambientazione simile favorisce una trama profondamente noir come il tuo ultimo romanzo rispetto a una città più aperta e di passaggio come Torino?

Hai perfettamente ragione, la conformazione fisica del territorio e le caratteristiche delle sue comunità rendono le Langhe uno scenario interessantissimo, evocativo, potente. Rispetto a una grande città credo che ci sia un altro elemento molto significativo, dettato dal legame con il proprio passato, un passato ancora visibile, facilmente avvertibile. Un legame però che inevitabilmente entra a contatto con il presente e con le anticipazioni di ciò che sta per accadere, con il futuro prossimo. Non a caso il libro inizia con Rufus Blom, un potente broker svizzero che ha scelto le Langhe come scenario incantato per il proprio matrimonio. Quindi diciamo che anche nelle Langhe avviene lo stesso “passaggio” che possiamo riscontrare nelle metropoli, con la differenza che i tempi sono più lenti, gli spazi più ampi, e dunque è più semplice osservare i cambiamenti in atto. 

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *