IL DISEGNO DELLA MORTE

di BARBARA GALIMBERTI

Qualunque cosa fosse, sapeva annidarsi ovunque e assumere le forme più diverse.

Gabriele Cantella e Il sangue di Giuda: un legame perfetto, tra la scrittura che si rivela fin dalle prime pagine emozionante e mai banale, e la storia raccontata, altrettanto poderosa, dotata di una forza unica, capace di coinvolgere e appassionare il lettore.

Il romanzo ruota attorno all’indagine investigativa finalizzata alla scoperta del colpevole dei crimini narrati, ma gravita anche verso la ricerca della verità, che ognuno forse vede in un modo diverso. 

Ciò che colpisce della capacità narrativa dell’autore è l’abilità di far leggere gli indizi a colui che viene coinvolto nella lettura, grazie ai diversi personaggi, che lo accompagnano verso la soluzione, e che orientano l’indagine stessa. Tutti gli elementi necessari per arrivare alla verità sono disseminati nel corpo del romanzo con maestria e consapevolezza, riuscendo così a trascinare quindi il lettore verso il nucleo fondante della storia, coinvolgendolo a seguire la logica dell’indagine.

Sin dai primi capitoli si percepisce un continuo stato di tensione, si avvertono sensazioni di ansia e di attesa, tipiche della suspense che caratterizza la tipologia narrativa alla quale appartiene questo romanzo.

Inoltre, uno degli aspetti che emergono dello stile narrativo di Gabriele Cantella è il linguaggio utilizzato, semplice e diretto e capace di rendere verosimili i dialoghi dei personaggi, facendo emergere il loro stato d’animo. 

Non ci sono sotterfugi o inganni nella struttura narrativa, anzi la storia è ben delineata. L’ambiente è vivibile e i riferimenti sociali sono indice dell’attenzione dell’autore ai diversi contesti che contornano la vita quotidiana e che, grazie alle sue parole, possono essere vissuti dal lettore in modo concreto.

Se è vero che l’anima sopravvive al corpo, che ne era invece dei ricordi?

Questo romanzo non è solo un racconto che ha per oggetto il crimine; il suo punto di forza è sicuramente un intreccio dove gli elementi necessari a un giallo, tendente al thriller, come è Il sangue di Giuda, emergono e donano alla storia la giusta struttura. Quello che colpisce durante la lettura di questo romanzo è la caratterizzazione dei personaggi nella loro umanità e l’ambiente che li accoglie, dando così quel senso di vero e autentico che piace e interessa al lettore.

Gabriele Cantella è una firma interessante e innovativa. Questo romanzo ha delle particolarità che possono permettere ai lettori di parlarne. Non sempre un libro, anche se ben scritto, può colpire i lettori lasciando un buon ricordo, ma Il sangue di Giuda è uno di quelli che non si dimenticano.

TRAMA

Sotto una pioggia fitta e ostinata, che in aprile a Gela non s’era mai vista, un serial killer invisibile e spietato semina una scia di morte e terrore. I delitti appaiono ancor più inquietanti perché compiuti in chiesa, durante la santa messa, nella Settimana di Pasqua. Accanto ai corpi delle vittime, trenta pezzi d’argento e un santino raffigurante una delle stazioni della Via Crucis. Mentre la Polizia insegue un fantasma al quale non riesce a dare un nome e un volto, l’investigatore privato Giovanni Alma indaga parallelamente alla ricerca del colpevole e delle ragioni che hanno armato la sua mano.
Il caso del serial killer della Via Crucis, così lo ha ribattezzato la stampa, diverrà per Giovanni Alma un’indagine su se stesso, un’occasione per ritrovare quel senso della vita ormai perduto da quando lei se n’è andata. La morte ha spezzato la vita di Marella e interrotto quella di Giovanni Alma, che si è condannato all’esilio dal mondo dei vivi, vagando senza titolo in quello dei morti, alla ricerca di un’ombra muta e invisibile.