QUANDO LA PARROCCHIA DIVENTA CORSIA PREFERENZIALE PER IL PARADISO

di BARBARA MONTEVERDI

Il reverendo Richard Coles si deve essere divertito parecchio a togliersi vari sassolini dalle scarpe, raccontando le vicende di un villaggio molto, molto british in cui scorrazzano cani assai ben accuditi e anziani lindi, educatissimi e difficilmente gestibili.

L’epoca in cui si svolgono i fatti è il 1988 (anche se non dichiarato, è l’anno in cui Céline Dion vince l’Eurovision Song Contest gareggiando per la Svizzera) e i cellulari sono ancora oggetti curiosi che suscitano perplessità. Queste sono cose che, ormai, attirano l’attenzione come attrazioni folcloristiche, ma è proprio la mancanza di una tecnologia invadente che porta le persone a incontrarsi per spettegolare, organizzare, sabotare e/o proporre (anche se questo accade più di rado) qualche novità per ingentilire la vita caparbiamente tradizionale del loco.

Il canonico Daniel Clement è un cauto innovatore proveniente da Londra e ben integrato nella comunità, ma anche lui si trova a dover combattere una piccola battaglia contro il conservatorismo locale, cercando al contempo di frenare lo spirito belligerante e poco propenso ai compromessi della sua anziana madre, con la quale condivide l’abitazione presso la Chiesa.

Audrey arricciò le labbra. Trovava frustrante la predilezione del suo primogenito per la risoluzione dei conflitti e per la ricerca del compromesso. Quando lei lo provocava, lui le rispondeva che era un parroco e un pastore, non un re o un signorotto: non aveva alcun interesse a imporre la sua volontà. Audrey non era d’accordo. Una volta gli aveva chiesto se gli risultava che San Paolo avesse cercato il compromesso con i seguaci ribelli a Corinto, a Roma o… – non ricordava il terzo posto in cui si erano ribellati, ma poteva essere Galata, da cui i Galati. Se San Paolo non aveva esitato a dare ai riottosi una bella strigliata per costruire il Regno di Dio, come minimo Daniel doveva prenderlo a esempio.

Se il motivo del contendere è la creazione di una toilette all’interno della Chiesa gotica del villaggio, il cadavere che viene scoperto tra i banchi del luogo di culto non dovrebbe essere stato vittima di questa diatriba: gli animi non si erano scaldati fino a quel punto. Fatto sta che il terribile evento viene vissuto dagli abitanti del posto con una altrettanto terribile curiosità pettegola ed è tutto un fiorire di interrogativi sulla sessualità del morto, sul fatto che amasse bere e sul perché fosse approdato proprio in mezzo a quella pacifica comunità. Daniel si trova quasi naturalmente a supportare le indagini della polizia e il suo contatto continuo con i parrocchiani mette in evidenza quanto non detto e quante passioni represse esistano anche tra le persone apparentemente più miti.

Niente di nuovo, ma è raccontato con delicata ironia e, soprattutto, con la fermezza di chi conosce perfettamente l’ambiente e l’argomento, tanto che mi chiedo se il reverendo Richard Coles non abbia vissuto (o sperato di vivere) una vicenda simile a quella che racconta.

La lettura procede scorrevole, forse con qualche riferimento di troppo alla cultura inglese di quegli anni che al lettore italico può risultare non chiarissimo, ma nulla che non si elimini con un’alzata di spalle. Dopo tutto, che importanza può avere conoscere il nome di un gruppo musicale degli anni  ’80 o i titoli delle serie televisive dell’epoca? Il clima è comunque reso altrettanto bene dalla caratterizzazione dei personaggi e dalla descrizione della natura (a volte un poco inquietante) che circonda l’abitato e non ci sentiamo avulsi dalla comunità che ci viene presentata perché ogni persona descritta sembra essere parente dei nostri vicini di casa. (Beh, stateci all’occhio.)

Tutto molto credibile e, proprio per questo, abbastanza allarmante anche se la suspense è tenuta a bada da freni inibitori britannici piuttosto evidenti, che impediscono all’autore di sbilanciarsi troppo: Stephen King esci da questo corpo, sono un religioso in fin dei conti!

Questo per dire che ci sarebbe stato spazio per aumentare il livello di brividi, ma la sottile inquietudine che ci fa respirare Coles è comunque un ottimo antidoto alla banalità della vita quotidiana priva di un sano omicidio di quando in quando.

Ultima notazione: l’autore (alla sua prima prova nel genere investigativo, mi par di capire) inciampa sul metodo narrativo quando svela, solo nel finale, particolari della vicenda tenuti nascosti al lettore per tutto il racconto, togliendogli la possibilità di intuire colpevole e motivazioni. Queste ultime, tra l’altro, debolucce.

Lettura di svago, piacevole e a tratti simpatica, adatta a chi non ama sussulti eccessivi e immagini truculente.

TRAMA

Tra vecchiette scorbutiche, diverbi di paese e fedeli inviperiti, ce la farà il canonico Daniel Clement a risolvere il caso dell’omicidio nella parrocchia di St Mary? La comunità di Champton è sul piede di guerra perché i nuovi lavori minacciano di sfregiare la secolare chiesa del villaggio. E quando un cadavere viene ritrovato nella penombra della navata, sembra che per salvare una fila di banchi qualcuno sia persino disposto a uccidere. «Scritto da dio, coinvolgente e un pizzico diabolico» (The Sunday Times). «I devoti di Agatha Christie vi ritroveranno le stesse atmosfere» (The Guardian). «Profondamente inglese» (Sunday Express). Il canonico Daniel Clement è il rettore della parrocchia di St Mary attorno a cui si raccoglie Champton, un caratteristico villaggio della campagna inglese. Se non fosse per la madre Audrey, un po’ petulante, e per qualche bega con i fedeli, Daniel potrebbe godersi la pace del luogo insieme ai suoi amati bassotti tedeschi. Ma quando Clement annuncia dal pulpito che la chiesa necessita di un nuovo bagno, la piccola comunità locale si divide, tirando fuori odi e alleanze inaspettati. E trovando, a pochi passi dall’ultimo banco, un cadavere, il canonico capisce che quella che sembrava una disputa come tante, ha passato il segno. Forte della sua conoscenza dell’animo umano e dell’aiuto dei suoi parrocchiani, Clement si mette a indagare per scoprire la verità e acciuffare l’assassino.

Traduzione: Letizia Sacchini