LO SQUID GAME DI PAOLA BARBATO
di MANUEL FIGLIOLINI
Dopo “La torre d’avorio” Paola Barbato è diventata la mia comfort-zone e con il suo nuovo romanzo edito da Neri Pozza conferma questo ruolo. Con le pagine di “Cuore capovolto” mi sono perso e ritrovato in una storia thriller che mi ha ricordato molto la serie tv coreana di successo: Squid Game.
Un ragazzo appena adolescente nasconde sul suo cellulare delle sue fotografie nudo. E da questa scoperta sconvolgente il padre si affida alla polizia per scoprire cosa nascondeva il figlio, che aveva anche una cospicua somma di denaro in credito telefonico.
E da questo punto zero, Paola Barbato costruisce un mondo che corre sul web e sui social fatta di giochi, tranelli, favori, compiti, richieste, con l’unico scopo di accumulare crediti e ottenere favori e riscosse social.
In questa “rete dei cuccioli” Paola Barbato analizza l’essere umano mettendolo a nudo nelle sue debolezze e in quegli istinti più bassi ci racconta i limiti ma anche l’individualismo di fronte alla necessità.
E, come nella famosa serie Squid Game, anche nel nuovo romanzo della Barbato l’uomo, indipendentemente dall’età, cerca di rialzare la propria testa dalla bruttezza morale nella quale si trova ridotto. La scrittura essenziale e la narrazione serrata, Paola Barbato spinge il lettore in mezzo a questa “rete” che non protegge ma che invece lascia cadere nell’abisso più nero e profondo mai conosciuto.
L’uomo è nudo, e noi lettori siamo lì a guardarlo con il nostro cuore capovolto perché cerchiamo di trovare una barriera che blocchi questa caduta agli inferi, e speriamo che la natura umana sconfigga l’immoralità.
In questo periodo dove la bruttezza umana è servita all’ordine del giorno, il romanzo di Paola Barbato ci regala l’origine di questo male. E come ne “La banalità del male” di Hanna Arendt, anche Paola Barbato ci mette di fronte alla mediocrità che nasconde la banalità … del male.
TRAMA
Alberto Danini è un’ombra. Agente del Servizio centrale operativo, esperto informatico, si nasconde dietro a uno schermo del dipartimento di Polizia giudiziaria perlustrando i meandri della Rete a caccia di predatori. Si finge un adolescente fragile, ma è una maschera dolorosa da indossare: un adulto che si muove come un serpente in mezzo ai ragazzi, che cambia pelle di continuo. Quel ruolo da esca entra in risonanza con il bambino fragile che anche lui è stato; per questo è il migliore in quello che fa. La sua identità di copertura nasce e muore nel mondo virtuale, mentre i colleghi lottano tutti i giorni nel mondo reale: non importa se i meriti vanno ad altri, ad Alberto rimane la possibilità di elaborare ogni volta l’orrore di cui è stato testimone. Fino al giorno in cui l’agente Danini si imbatte nella vicenda di Leonardo P., tredici anni, caduto in una rete di mostri. O almeno questo è ciò che riferisce alla polizia il padre del ragazzo; questo è ciò su cui si concentrano Alberto e la squadra. Ma in realtà i bambini non c’entrano. Dietro l’app La Rete dei Cuccioli, dal nome innocuo, si nasconde stavolta un nemico diverso, dal volto ugualmente feroce. Mentre l’indagine entra nel vivo, Alberto è costretto a esporsi, a spingersi in prima linea, mosso non da un coraggio che non sente di avere, ma dalla paura. Di non saper difendere ciò che ha di più caro. Di non sapersi fermare in tempo. Di diventare come quelli che ha sempre combattuto.