I DOLORI DEL GIOVANE MILLS CHEVERN. E NON SOLO.

Promosso a nuovo luogo di vacanza per newyorkesi abbienti o buen retiro dallo stress della metropoli per alcuni locali da poco rientrati, Orient è situato all’estrema punta del North Folk di Long Island affacciata sullo stretto di mare che la separa dal Connecticut.

Quello che dovrebbe essere un tranquillo, bucolico villaggio isolato dal mondo, si rivela una sentina di violenza e morte. Famiglie apparentemente serene, ma intimamente disfunzionali e paesaggi che perdono la loro aria rassicurante non appena una nuvola oscura il sole e le ombre si fanno lunghe tra gli alberi nei curati giardini delle ville.

Poco prima, scendendo le scale, Beth aveva deciso, in quella presunta benedetta prima mattina di gravidanza, di stringere una coalizione nuova di zecca con sua madre, una serena alleanza caratterizzata da pazienza e calore. Ma già dopo due minuti assieme a Gail – nella stessa cucina color caramello con gli stessi scaffali storti che suo padre non si era mai deciso ad aggiustare prima di morire – Beth era già regredita in una adolescente umorale e matricida. Proprio lì, in quel momento, decise di non condividere con sua madre il risultato del test. Qualche retaggio adolescenziale in lei le fece addirittura pensare di partorire il bambino prima ancora di dire a sua madre che era incinta.

Scritto con attenzione per i particolari, questo thriller si avvicina moltissimo a una sceneggiatura di un film hollywoodiano e più che leggerlo lo vediamo. Così, l’occhio osserva dall’alto le case, attraversa un breve tratto di mare e sorvola l’isola di Plum, proprio di fronte a Orient, dove un misterioso laboratorio statale di cui si hanno nebulose informazioni di esperimenti su animali inquina i pensieri e la serenità della gente, già a un passo dalla crisi di nervi per intima e trattenuta violenza nei confronti dell’ altro e di ogni tentativo di cambiamento.

Luogo claustrofobico, Orient, nonostante sia esposto alle brezze marine e lo sguardo si perda all’orizzonte. La vaga oppressione che prende il lettore potrebbe essere causata anche dal gran numero di personaggi, spesso appena sbozzati, che si accalcano sulla scena in un andirivieni sincopato che frena un po’ la lettura obbligando a far mente locale su chi stia parlando e di chi si tratti, per esempio.

La festa a cui partecipano numerosi artisti provenienti da New York e pronti a colonizzare il territorio (almeno idealmente) è tutto un chiacchiericcio autoreferenziale, perfetto nella descrizione del nulla che circonda certi ambienti radical-chic (orrenda definizione, ma azzeccata nel caso specifico), persino commuoventi nella totale ignoranza della realtà in cui vivono, però fa pensare a un escamotage per allungare di una trentina di pagine un racconto già piuttosto prolisso (alla fine, il conto delle pagine termina a 673).

Insomma, la storia c’è, ma pare sia costantemente rimandata e la suspense ne soffre, anche se aleggia su tutto il racconto come un invitato al party che cerchi disperatamente di farsi notare mentre sgranocchia salatini tentando di agganciare uno sguardo.

Finalmente, le ultime 100 pagine riempiono di terrore e pena il lettore e la fine stupisce adeguatamente – anche se lascia più di un dubbio sulla costruzione del thriller. Decisamente, alcune pagine in meno e una maggior cura nella creazione dello scheletro della storia avrebbe dato più slancio e credibilità al libro, ma la lettura è comunque avvincente, anche se a fasi alterne.

TRAMA

Orient, sulla punta del North Fork di Long Island, affacciata sul braccio di mare che separa l’isola dal Connecticut. Meno famosa del South Fork, quella degli Hamptons, con relativi magnati dello show business newyorchese, attori e scrittori famosi. In questo paradiso marittimo dei falchi di mare, dei pescatori e delle fi oriture selvagge, abitato dalle stesse famiglie da molte generazioni, arriva un giorno da New York Mills, un «drifter», un vagabondo, ex tossicodipendente, ex bambino abbandonato, passato da un affido all’altro. Ospite, in cambio di lavoro, di un signore che possiede una bella casa di famiglia da sgombrare e ristrutturare dopo la morte della madre, Mills viene accolto da subito con molta diffidenza nella comunità locale, tanto più che, dopo il suo arrivo, uno per volta, si cominciano a rinvenire numerosi corpi senza vita. Episodi di violenza mai visti prima nella tranquilla cittadina. Mills, con l’aiuto di Beth, ex artista e moglie in crisi di artista famoso, tornata a Orient dopo anni trascorsi a New York, decide di indagare su una pista parallela a quella della polizia, determinato a capire chi e che cosa c’è dietro il mistero, in una corsa contro il tempo prima che la piccola cittadina finisca per distruggerlo. Christopher Bollen costruisce una storia che, pagina dopo pagina, cattura il lettore e non lo lascia andare, descrivendo con estrema accuratezza paesaggio, personaggi e contesto, e dando spazio ai temi rilevanti della società americana oggi: ricchezza, gentrification, arte, omosessualità, matrimonio, divorzio, tutela ambientale, avidità. E giocando sulle numerose implicazioni della parola «Orient»: l’est americano, l’esotico, ma anche l’orientamento nello spazio e nel tempo, l’orientamento sessuale, il disorientamento delle percezioni mentali. Soffuso di tensione, Orient è insieme uno straordinario page turner, un thriller letterario e un ritratto provocatorio del lato oscuro del sogno americano: una comunità idilliaca dove nessuno è al sicuro.

Traduzione: Daniela Guglielmino

Ascoltate l’incipit letto da Barbara:

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