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IL “PRINCIPE” DI MACHIAVELLI E’ VIVO E LOTTA DENTRO DI NOI

di RAFFAELE TRITO

Sono giorni convulsi nell’umanità sparsa per il globoterracqueo.

Esiste un momento nella vita di ogni essere umano, in cui la messa in discussione del sé dovrebbe essere obbligatoria. Una legge ad hoc che imponesse ad ognuno di noi, di fermarsi e considerare il proprio moto e il contributo dato alla propria vita, molto prima che alla società. A poche ore dalla ricorrenza del “giorno della memoria”, siamo pronti a celebrare preparandoci nelle scuole, nelle case, nelle stanze della buona politica e nei circoli letterari. Peccato la nostra memoria sia rimasta al 1945. Così come i programmi scolastici. Quando, nel lontano 1997, terminavo gli studi della scuola secondaria, allora “superiore”, la letteratura arrivava a Pasolini e Calvino. Pochissimi i docenti che riuscivano a toccare questi temi. Per la storia, tutto terminava con la fine della Seconda guerra mondiale. Oggi ho, per caso, dato uno sguardo ai programmi ministeriali e guarda caso è quasi tutto uguale. Il programma, per quanto riguarda la letteratura, è praticamente identico. C’è stato un lieve aggiornamento per la Storia. Udite udite, si arriva a Tangentopoli 1992.

È necessaria una riflessione per leggere il dato di oggi. Per comprendere come si è arrivati ad avere sul trono dell’Occidente e a capo del Paese, decisamente, più armato del mondo, un uomo che reintroduce la pena di morte federale al primo giorno da presidente. Cosa è successo all’uomo del 2000? A chi, dopo aver visto l’orrore dei campi di concentramento aveva giurato “Mai Più”. A chi aveva messo l’essere umano al centro. A noi che ci emozioniamo per il barcone affondato a largo delle nostre coste ma nei nostri discorsi c’è un sempre più presente “non sono razzista ma”.

Non è un editoriale politico. Non è un discorso alla pancia.

Michela Murgia, qualche anno fa, in una bellissima intervista, sosteneva: “Vi aspettate che il fascismo vi bussi alla porta con il fez, con la camicia nera e vi dica salve, sono il fascismo questo è l’olio di ricino?”. C’è una deriva, almeno in Europa, che mira proprio in quella direzione. Non si tratta di politiche di destra. Persino un sinistroide come me spera in un’alternanza democratica per la crescita dei Paesi. Esiste una dimostrazione di potenza e non di potere. Di autorità e non autorevolezza. Tornando ai programmi delle scuole, bene, se da 40 anni non cambia la programmazione, stiamo sottintendendo che non sono sorti altri poeti, altri filosofi, altri pensatori critici. Che nel mondo non siano successe cose degne di essere studiate, comprese, capite. Magari per non ricadere in quegli (O)errori. I nati nel 2000 non dovranno studiare le guerre nel golfo. La fine di Saddam Hussein. La caduta delle torri gemelle. L’Afghanistan. La dissoluzione del mondo che apparteneva alla vecchia Unione Sovietica. Non abbiamo bisogno di nessuna rilettura della Storia. Abbiamo un URGENTE bisogno di conoscerla. Di raccontarla ai nostri giovani. Non foss’altro che raccontandola, magari la ripetiamo anche a noi stessi e la memorizziamo.

In Africa, foraggiati da molti governi europei, ci si ammazza perché si è più alti e magri o bassi e grassi. Non è una battuta. Vedi Utu e Tutsi. Nella democrazia, il minuscolo è voluto, vince la maggioranza. Nessuna contestazione. Quando chi governa parla di superiorità, la democrazia viene meno. Non può esistere una società Civile dove la logica è camminare sulla schiena di chi è più debole. Ieri come oggi. Oggi come domani.

Stéphane Hessel incoraggiava i pensatori moderni con una bellissima frase: “Indignatevi”.

Pietro Ingrao, uno di quelli che nei programmi di Storia non troveremo, rispondeva: “Indignarsi non basta”.

Dobbiamo lottare? Dobbiamo riprendere le armi? Anche no. Dobbiamo riaprire i libri. Leggere. Capire. Immagazzinare. Metterci nei panni del carnefice e della vittima. Sono due posizioni sempre scomode. Ma forse questa utopia di uno scemo che scrive un editoriale, resterà come l’orizzonte di Galeano. Del resto, l’analfabetismo funzionale è indice chiaro che neanche leggere basta se non ci si capisce una mazza.

 

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