
LA RICCHEZZA DEL SAPERE CHE, A SUD, CI E’ STATA NEGATA PER SECOLI
di CONCETTA MELCHIONDA
Sono cento anni, ragazzi. Una bazzecola. Importante, però. Tenendo conto delle università del Sud, dove la più antica rimane la “Federico II”, di Napoli. Una delle più antiche d’Europa, tra l’altro. Non nascondo il mio orgoglio di essere stata una dei tanti laureati di Uniba. Aver avuto il privilegio di maestri ineguagliabili. Che bellezza, le lezioni di Paolo Fedeli, Giovanni Cipriani, Francesco Magistrale e tanti altri! Ricordo ancora i corsi monografici, le mie ricerche in biblioteca, gli appunti scritti a mano, la mia passione per la tesi sperimentale.
In quel secondo piano del Palazzo Ateneo, nel cuore murattiano di Bari, ho fatto chilometri di corridoi, di aule, di lezioni, di pensieri, emozioni. Ho guardato il cielo e “sono scesa milioni di volte dando il braccio …” alla gioia e all’esultanza. Le sento tutte quelle emozioni ancora oggi. E dico grazie. Ancora oggi che studio in una piccola università delle Marche, che ha più di settecento anni. Ne percorro i corridoi, guardo dalle vetrate i panorami splendidi dei monti Sibillini, colloquio con i professori sempre gentili e disponibili e rifletto, penso. La ricchezza del sapere che a Sud, ci è stata negata per secoli. Celebriamo giustamente la nostra università bambina di cento anni, la nostra Uniba. E il resto del Sud? La Capitanata, grazie alla lungimiranza, alla coscienza e al grandioso spirito civile di pochi, riunitisi in Consorzio (tra cui il professor Costanzo Natale, grandissimo chirurgo degli ospedali Riuniti di Foggia), solo da pochissimo ha finalmente la sua Università autonoma. La sua ricchezza più grande. Formare, fare ricerca sul territorio. Dare sviluppo, coscienza, libertà, lavoro ai giovani del e sul territorio. Dare sostanza al dettato costituzionale dell’accesso allo studio, del lavoro come somma di esperienze gratificanti per l’individuo. Il nostro Sud ha sete. Sete di diritti negati. Da troppi gattopardi che hanno sempre visto di malocchio, il riscatto attraverso il bene senza pari della conoscenza.
Le menti che fanno paura. Meglio tanti poveri” cafoni all’ inferno” sottomessi. Piegati, piagati dalla frustrazione di una emancipazione negata. Manodopera buona solo come serbatoio elettorale, prostrati alla logica borbonica del favore. Del diritto che diventa privilegio. Sudditi del feudatario, passato dal latifondo alla tribuna elettorale. In fondo, solo un cambio di luoghi, tempi, linguaggi. Allora, niente università. Per un’eternità. Al massimo per i pochi sempiterni circoli borghesi che potevano permettersi Napoli o il Nord. Non sia mai che questi si svegliano, e vedono le cose per quello che sono!
Ma il vento della Storia, non lo ferma nessuno, per quanti sforzi faccia. Il Sud più bello, radioso, di speranza pulita, di studio, di futuro, si è manifestato in tutto il suo splendore. Nelle scuole di Antropologia Culturale (Vedi quella di Unical, meravigliosa), di Nanotecnologie (eccellenza di Unisalento), di Ricerca in Biotecnologie alimentari (facoltà di Agraria di Unifg), nella scuola di Sociologia (Franco Cassano e il suo lascito ad Uniba), negli studi all’avanguardia di Poliba, nei partenariati con le più prestigiose università del mondo (collaborazione con la London School of Ecomics, sempre di Uniba) e tanto, tanto altro ancora. Il Sud che corre, che vola nel futuro. Quello da proteggere dalle solite lobbies intellettuali, familistiche. Il cancro da estirpare con la condanna, la consapevolezza del valore, la certezza che certe logiche devono finire, per il bene di tutti. Perché non si può barare all’infinito, quando la casa di tutti cola a picco e chi la può salvare viene messo nell’angolo o allontanato per sempre.
Solo le Università possono essere le arche del talento vero e non presunto dei migliori. Da tenere non strette, ma strettissime. Il Sud del Sud Europa, assetato, affamato che trova salvezza fuori dal caporalato intellettuale, dal capitalismo globalizzato dei Paesi emergenti (Cina, fra tutti). Amiamo le nostre Università, emozioniamoci tra quei corridoi, tra i giardini dei cortili, nei volti tirati dei ragazzi per la paura degli esami (chi vi scrive, ne ha ancora!), lottiamo che siano per loro, per dare corpo ai loro sogni. E non privilegio e fame di potere di pochi. A Sud, i sogni meritano di essere strepitosi!