BERLINO IN BIANCO E NERO, DOVE IL NERO PREVALE
di BARBARA MONTEVERDI
Si può sentirsi grati per quel che si sta leggendo da dieci minuti? Evidentemente sì. Nonostante il libro sia stampato a caratteri curiosamente minuscoli e fitti (crisi della carta stampata? Probabile), questo noir tedesco – ma con uno sguardo internazionale – parla subito la lingua di chi lo tiene tra le mani e lo fa sentire parte della storia, della vita che scorre al suo interno.
Con scrittura secca, essenziale eppure evocativa, Seghers ci catapulta subito nel suo mondo fatto di contrasti, ma tenuto insieme dalla solitudine.
Come tutte le grandi città, a Berlino si può vivere soli e morire soli. Il berbero sbraita nel cortile e scaglia una bottiglia contro il muro. Al piano di sotto un bambino piagnucola. Il telefono accanto squilla a vuoto da ore. (…) L’anziana ciabatta fino ai bidoni con il sacchetto della spazzatura in mano. Piove a dirotto e per strada gli zaini pesanti fanno sbandare i bambini sul selciato.
Era una casa isolata nella periferia a nord, separata dal resto della città, con l’autostrada da un lato e la tangenziale dall’altro. Solitaria e accerchiata. Una casetta piuttosto piccola, ormai sempre più malandata, costituita solo dal pianterreno e dalla mansarda. Le persiane in legno di un verde sbiadito, l’intonaco grigio fango e un giardino incolto. Dietro cominciavano i campi.
A una facciata di distanza, due mondi diversi e identici nello squallore del nulla e le descrizioni di persone e cose si susseguono regalandoci immagini alla Hopper: donne e uomini congelati davanti a una finestra, seduti in poltrona, su una panchina di fronte a un palazzo dalle occhiaie vuote.
Se fosse un romanzo intimista, perfetto. Ma è un noir, legato alla contemporaneità, che racconta di giovani arabi, fortemente islamizzati, che hanno compiuto, o compiranno, omicidi e attentati e il passo lento del racconto, la voce roca e dolente dell’autore mal si adattano all’argomento. Chi cerca azione, colpi di scena, suspense, a metà del libro non li ha ancora incontrati, ma si è goduto il racconto della tristezza che avvolge il solitario e taciturno Neuhaus, investigatore di stanza a Francoforte, ma prestato alle forze di Berlino per risolvere una serie di omicidi che si sospetta siano frutto di odio razziale, antisemitismo, misoginia, tutti guidati dalla medesima mano.
Neuhaus arriva nella capitale senza grande entusiasmo ed è accolto dai colleghi con il medesimo slancio, salvo trovare nell’espansiva Grabowski, una collega di origine turca, un sostegno materiale e umano che stenta ad accettare.
Ancora qualche pagina di scavo dei personaggi, poi finalmente si entra nel cuore della vicenda e da qui in poi è una cascata di omicidi e aggressioni senza soluzione di continuità. Sembra quasi che l’autore voglia alleggerirsi del fardello di una storia criminale, per tornare ai suoi rovelli esistenziali, del tipo “facciamo fuori questa storia losca e poi occupiamoci delle cose serie.”
Infatti, una volta risolta la sofferta indagine (tutto è sofferto, in questo romanzo. Ben descritto, ma molto cupo), ecco il nostro Neuhaus seduto in fondo a una chiesa stipatissima che ascolta il Quartetto per archi in re minore KV 421 di Mozart e si commuove.
A questo punto, sento le voci perplesse di chi mi legge: “ma allora questo noir vale la pena di essere letto o no?”. Direi di sì, perché Seghers è un autore dalla penna intrigante, ma consiglio la lettura a chi ama il meticciato, le contaminazioni di genere. C’è parecchia analisi sociologica sulla tanto (troppo?) decantata Berlino dei giorni nostri e sui suoi variegati abitanti, c’è molta attenzione alla psicologia dei protagonisti e c’è una storia nerissima che ribolle a lungo e poi esplode.
Tanto per rimanere in tema pittorico, che è quello che sento più vicino insieme alla letteratura, chiuso il libro mi è venuto in mente anche un altro artista, oltre al sunnominato Hopper, ed è Sironi. Ecco, vi lascio con le immagini delle sue periferie nero/grigie, i gasometri all’orizzonte, un tram che sferraglia lungo un viale deserto.
Adesso tocca a voi.
TRAMA
Neuhaus è considerato uno dei più abili ed esperti investigatori di Francoforte. È un solista, uno che “suona” da solo e non ama rendere conto a nessuno delle proprie mosse. Quando viene inviato a Berlino per supportare i colleghi della nuova unità operativa antiterrorismo si trova a investigare su una serie di omicidi che, a causa dei messaggi lasciati accanto ai morti e del tipo di vittime scelte, si sospetta abbia una matrice islamica terrorista. La prima vittima è infatti un giovane ebreo e omosessuale e la seconda un’avvocata turca, nota attivista per i diritti delle donne musulmane. Ma la vera sfida per Neuhaus sarà accettare di essere affiancato dalla giovane turco-tedesca Suna-Marie, detta Grabowski.
Traduzione: Claudia Crivellaro
Il solista
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