CATANIA COME LA CHICAGO DEGLI ANNI ’20. MA MOLTO PIU’ DIVERTENTE.
Finalmente. Era da un po’ che cercavo di alleviare il peso di letture ponderose e cupe senza cadere nel vortice della stupidità e stavolta ce l’ho fatta. Ecco un giallo scapigliato, divertente e irridente, in qualche caso addirittura demenziale, popolato da personaggi “veri” nella loro consistenza gelatinosa: ondeggiano tra momenti di bieco opportunismo e facili furberie e, invece, coraggiose alzate di testa con rigurgiti di onestà ed amor proprio, esattamente come ognuno di noi si barcamena nella vita di tutti i giorni.
Salvuccio Di Fini, professore mancato di Storia dell’Arte, è un investigatore privato (di quelli patentati – badate bene – cresciuto alla scuola di Tom Ponzi e con alle spalle tante letture hard boiled) che pratica a Catania cercando di tenersi fuori dai guai. Ecco, questo non sempre gli riesce.
Con una mano sul volante e l’altra ad azionare il cambio, mastico rabbiosamente i pochi isolati che mi separano dal mio ufficio. Posteggio, mi guardo attorno: il bar è aperto, c’è tempo, mi dico, percorro qualche decina di metri ed eccomi davanti al portone, coi pugni serrati in tasca. Nel destro ho i soldi, i cinquemila dell’anticipo, nel pugno sinistro stringo il rullino. Apro il portone e me lo chiudo frettolosamente alle spalle, non prima d’aver dato un’ultima occhiata al pacifico e consueto paesaggio urbano. In ascensore mi dico che avrei fatto meglio a salire dalle scale, ma poi, quando esco, non c’è nessuno a tendermi agguati e allora sorrido all’idea di essermi risparmiato la fatica. Entro in ufficio e mi chiudo la pesante porta blindata alle spalle, do quattro mandate alla serratura e passo ad abbassare tutte le tapparelle dell’appartamento. Solo allora accendo la lampada sulla scrivania e respiro.
In effetti, quel minuscolo rullino darà parecchi problemi al nostro investigatore che resterà invischiato in una storiaccia di mafia, politica, servizi segreti e poliziotti non proprio specchiatissimi, ma troverà un aiuto valido e sincero nel vecchio compagno di scuola Mimmo Aiello, commissario sgamato e pieno di risorse.
Sal Costa si diverte un sacco a raccontarci questa storia, ce ne accorgiamo ogni volta che incontriamo un personaggio nuovo, descritto con goliardica allegria e originalità: la cameriera pudibonda, la bimbetta baffuta, l’architetto teneramente gay e pettegolissimo, i cattivoni che sono proprio perfidi, ma i buoni che sanno fare pure di peggio. C’è di tutto e di più. Forse anche un pochino troppo, perché il finale è veramente la fiera dell’eccesso tra violenze, sparatorie e morti, ma è tutto talmente esagerato che ci viene da sogghignare anche quando dovremmo inorridire e ci sentiamo come quando si va sulle montagne russe: terrorizzati e godutissimi.
Ogni tanto, nella vita, ci vuole.
TRAMA
È per puro caso e non per vocazione che Salvuccio Di Fini si ritrova a fare l’investigatore privato nella sua Catania, dopo un periodo pieno di speranze trascorso a Milano a studiare in Accademia. Ora si guadagna da vivere pedinando mogli e mariti infedeli assieme all’inaffidabile e svogliato cognato Tano, con una professionalità costruita sul tran tran. Quando un senatore di lungo corso, noto per avere le mani in pasta in affari di dubbia legittimità, gli affida l’incarico di pedinare la bella e giovane moglie, Salvuccio sente odore di guai: ma il compenso è di quelli che non si possono rifiutare. A poche ore dal pedinamento, viene ritrovato il cadavere della signora, e il senatore diventa il primo sospettato di omicidio. Da quel momento per Salvuccio inizia l’incubo: per quanto cerchi di chiamarsi fuori, finisce via via sempre più invischiato in un gioco in cui polizia, servizi segreti, mafia lo tengono sotto scacco: comunque si muova, finirebbe per scontentare l’uno o l’altro e per lui e la sua famiglia sarebbe morte certa. In tre rocamboleschi giorni, con l’aiuto di un amico questore, Salvuccio riesce a ribaltare la situazione.
Qui potete ascoltare l’incipit letto da Barbara:
Come ammazzare il tempo quando sei morto
CATANIA COME LA CHICAGO DEGLI ANNI '20. MA MOLTO PIU' DIVERTENTE. Finalmente. Era da un po' che cercavo di alleviare il peso di letture ponderose e cupe senza cadere nel vortice della stupidità ...