"Troppo freddo per settembre" di Maurizio de Giovanni

"Troppo freddo per settembre" di Maurizio de Giovanni

TRAMA 

C’è una bella donna che lavora come assistente sociale in un quartiere problematico della città di Napoli, si chiama Gelsomina Settembre, detta Mina, e non è solo affascinante e sensuale, ma anche caparbia e generosa. Nonostante i legacci ingarbugliati di una vita privata non sempre facile. E come se non bastasse quell’aspetto fisico che per molte altre donne sarebbe motivo di orgoglio e soddisfazione, per Mina è una bega in più, soprattutto quando ha delle gatte cattivissime da pelare e non può perdersi dietro a quisquilie quali il suo décolleté o i suoi meravigliosi e sensualissimi capelli. Mina tiene da fare perché un certo nome e una certa reputazione nell’ambito del suo lavoro e del quartiere dove opera in qualche modo se l’è fatta e così quando una madre disperata si rivolge a lei raccontando del suo figlio irrimediabilmente perduto nelle maglie della malavita, di un possibile omicidio e della propria indicibile afflizione, Mina Settembre l’ultima cosa a cui pensa è tirarsi indietro. Ma come recita un antico detto: le sventure non arrivano mai da sole. E per non farsi mancare nulla la bella e intuitiva assistente sociale viene coinvolta anche nell’omicidio di un anziano professore trovato morto dalla portinaia dello stabile nel sottotetto che aveva adibito a propria dimora, nonostante un appartamento vero e proprio l’ex professore ce l’avesse. Le prime ipotesi parlano di una disgrazia, ma in realtà dietro quella morte c’è molto di più e molto altro. Mina Settembre se lo sente nel profondo delle sue viscere e quindi decide di andare avanti fino a collegare tutti i segni e unire tutte le circostanze per arrivare a quel colpo finale che tutti i lettori di questa storia non potranno che apprezzare.

PERSONAGGI

Chi si è appassionato allo straordinario personaggio di Mina Settembre fin dal 2013 nel racconto Un giorno di Settembre a Natale si delizierà di ritrovarla non invecchiata di un giorno, né scalfita dal tempo. È sempre la stessa Mina, bella, sensuale, motivata e altruista. È il cuore e l’anima di tutte le storie incentrate su di lei eppure in questa sua ultima avventura non ha pochi personaggi a contenderle la scena, a partire dalla nipotina dell’anziano professore, una sorta di bambina di altri tempi e che ricorda molto più i ragazzini del libro Cuore che i contemporanei troppo occupati a digitare su una tastiera. C’è il giovane che il giorno seguente al conseguimento del diploma sa che gli aspetta un’altra vita dove, suo malgrado, dovrà fare il soldato in una guerra antica e non sua e che lo sfiora solo perché è nato in un certo posto e in quel posto l’onore passa ancora attraverso le armi. C’è lo stesso ex professore che come tutte le persone che non contribuiscono più socialmente ed economicamente a questo mondo 3.0 possono finire tranquillamente nel dimenticatoio, e ci sono, ancora una volta le amiche del cuore di Mina. E su queste ultime il lettore non può fare a meno di riflettere quanto siano adorabili e meravigliose perché l’Autore delle stesse per primo si diverte a raccontarle. Una cosa che si percepisce e si ama perché è come se con loro tutte le barriere tra chi scrive e chi legge si smaterializzassero in un secondo.

AMBIENTAZIONE

Nei Quartieri Spagnoli di Napoli vivono sessantamila abitanti, abbarbicati in viuzze fatta a strati in un tripudio di umanità variegata e multiforme da fare invidia a Darwin e a qualsiasi altro naturalista blasonato. E il fatto che nei suddetti Quartieri manchino servizi minuti e di pubblica utilità o presidi e distaccamenti comunali non ostacola gli abitanti ad essere abbarbicati oltre che alle stradine in salita anche ai propri sogni. Che tali sogni, poi, siano realizzabili o meno non importa, in realtà a nessuno di loro. E allora come si fa a farsi un giro in una location come questa e non pensare a 100, 1000 storie da poter raccontare? Ci riuscirebbe un qualsiasi napoletano anche se abita altrove. Un napoletano che sa scrivere bene e raccontare la vita altrettanto efficacemente riesce non solo a ricavarci storie di grande impatto emotivo, ma altresì a farci operare una protagonista bella e benestante, così da creare quel contrasto indovinatissimo che passa da location a personaggi in un circolo virtuoso dove il lettore si delizia di perdersi nonostante le tante crudeltà che l’esistenza degli uomini deve inesorabilmente sopportare. 

E quindi ambientazione come riflesso di vita. E quando un romanzo si può dire credibile? Proprio quando racconta la vita, che non sempre è una cosa meravigliosa, ma che è comunque una sfida bellissima. In particolar modo se la stessa te la ritrovi a vivere in mezzo a stradine tanto insolite quanto affascinanti e dove, quando meno te lo aspetti, ti arriva anche l’odore del mare.

CONCLUSIONI 

Io non ce la posso fare a leggere che Mina non è Sara (ma va?) e che i romanzi di questa serie non possiedono quel non so che de I Bastardi di Pizzo Falcone o del commissario Ricciardi (ma siete intelligenti, caspita!) perché chi ama i libri, chi adora le belle storie dovrebbe avvicinarsi a ogni romanzo scevro di quel sentimento di paragone a volte stucchevole e perpetrato che serve solo per darsi un tono e ammettere che anche se parliamo sempre dello stesso autore, Mina è stupendamente e fortunatamente un’altra cosa. Le sue storie sono altro e pertanto vanno lette come se fossero scritte da me o dalla mia vicina di casa (per inciso nessuna delle due ne sarebbe capace!), ma se questo potesse servire a far godere ai lettori storie intense, ironiche e profonde, come Troppo freddo per Settembre senza pensare a niente altro che alla storia in sé e basta, sarebbe un bene per tutti. 

Io me lo auguro come mi auguro di leggere ancora tante storie come questa, di leggere di Mina, di sua madre, delle sue amiche e di quel posto abbarbicato in una bella città italiana baciata dal sole, dal vento e dal mare. 

INTERVISTA

Maurizio a parte la tua protagonista quale è il personaggio del tuo ultimo romanzo che ti piace di più e perché?

Mi affeziono a tutti i protagonisti, ma devo ammettere che il maresciallo Gargiulo e le tre amiche di Mina sono assai divertenti da raccontare.

Puoi scegliere solo un colore da attribuire a Troppo freddo per settembre quale scegli e che con quale descrizione?

Direi che il colore adatto sia un verde molto scuro. Verde, perché ci si deve per forza aggrappare a qualche speranza; scuro perché certi contesti e certe situazioni sono assai difficili da affrontare, e mantenere vivo un po’ di ottimismo è veramente duro.

Per la serie: gli incontri impossibili. Se Sara e Mina si dovessero incontrare nella vita reale  cosa si direbbero reciprocamente del genere maschile?

Credo che un’opinione non particolarmente alta del genere maschile sia un buon territorio comune per fare amicizia per entrambe. Ma poi Sara comincerebbe a raccontare a Mina qualcosa di Massimiliano e le metterebbe in braccio il nipotino, e forse anche la bella assistente sociale si scioglierebbe un po’.