IL REALISMO NERO DI UN AUTORE DA MILIONI DI COPIE
Una nuova opera d’arte, un nuovo capitolo dove la narrazione e la scrittura sono educative e diventano esperienza, viaggio, magnificenza. Definire un talento come il suo è impossibile, definirlo solo scrittore è impossibile, definire i suoi romanzi solo libri sarebbe un crimine.
Ellroy da Dalia nera in poi reinventa il genere, sposta i cliché del poliziesco e costruisce di sana pianta un nuovo linguaggio, crudo, realistico, parlato ed evocativo più che scritto. Il risultato per i lettori è pari a un piano sequenza unico che si dipana sotto ai loro occhi e li incanta dall’inizio alla fine. Ciò che rende e ha reso Ellroy un maestro di genere è stata la sua indiscutibile bravura nel confondere e amalgamare cronaca nera con fiction, personaggi reali, veramente esistiti, con storie borderline dove gli stessi sono protagonisti tra il mondo delle luci e del red carpet e quello dei bassifondi criminali fatto da ricattatori, da mafiosi, da papponi, da gangster e da poliziotti corrotti. Luci e ombre, il chiaro e lo scuro, il male senza il bene. Questo è Ellroy. O ti prende alle viscere e ti crea dipendenza o non riesci a stargli appresso. Appresso al suo stile nevrotico, al suo linguaggio semi inventato da lui stesso, alle storie crude e metafisiche che racconta.
Da James Ellroy i lettori hanno appreso i vizi e le virtù di una America fragile e insieme aggressiva, stretta in una corruzione costante a ogni tipo di livello sociale e dove le star del cinema e della politica, in realtà, sono tutte stelle nere.
Panico non fa eccezione, e dopo qualche romanzo in cui l’autore è sembrato più concentrato a parlare strettamente di politica e di guerra, ripresenta ai lettori una trama densa di personaggi famosissimi veramente esistiti, con una Los Angeles brutta, sporca e cattiva e con un protagonista di quelli suoi, di quelli che lo hanno reso famoso nel mondo; uno sbirro bello e dannato, Freddy Otash, che dopo essersi messo nei guai lascia la polizia per darsi allo sport nazionale: il ricatto.
Ma se guardi troppo l’abisso poi lo sguardo ti viene ricambiato e mentre il sexy e tormentato Freddy cerca di fare soldi diventando il “braccio armato” di Confidential il lercio tabloid da tirature record, i veri cattivi, moooolto più cattivi di lui, gli ammazzano l’unica donna che lui abbia mai amato. Inizia una indagine che è anche una caccia all’uomo personale in un intrigo internazionale.
Ma la trama onestamente nelle mani di qualsiasi altro autore sarebbe stata niente altro che la storia scialba di un poliziesco classico, però questo è Ellroy e prima di far arrivare il lettore alla fine lo istruisce per bene su ambientazione, personaggi e tempo storico, facendogli fare un reale viaggio in America, quella vera, lontanissima dai dépliant delle agenzie di viaggi e gli fa dire: Ohhh quasi a ogni pagina.
Panico è un autoconclusivo e potete iniziare da questo se non avete mai letto nulla di Ellroy, ma attenti, il buon vecchio James crea fortemente dipendenza…poi non dite che non vi ho avvertito.
TRAMA
Freddy era un poliziotto. Poi ha ucciso un uomo per vendicare un collega e il nuovo capo della polizia l’ha congedato con disonore. Adesso è un investigatore privato specializzato in ricatti, un pappone e, soprattutto, il braccio armato di «Confidential», il famigerato tabloid. Circondato da un alone di benzedrina e di violenza, Freddy Otash dovrà risolvere l’omicidio dell’unica donna che ha mai amato, vedersela con un complotto comunista e uscire vivo da una congiura che mira a fermare la corsa di Jack Kennedy alla presidenza. Con Panico il grande maestro del noir è partito da Ricatto (Stile Libero 2013) per comporre un affresco vasto, brutale e ipnotico. Il James Ellroy che piú abbiamo amato, quello di American Tabloid e L.A. Confidential, è tornato. Corrosivo come non mai.
Traduzione: Alfredo Colitto
Panico
IL REALISMO NERO DI UN AUTORE DA MILIONI DI COPIE Una nuova opera d’arte, un nuovo capitolo dove la narrazione e la scrittura sono educative e diventano esperienza, viaggio, ...