TROPPE SPINE PER UN MAZZO DI ROSE
Ambientato in una semi-periferia romana – Tor Pignattara – è lo specchio di tante realtà simili, come per esempio la via Padova milanese in cui vivo io: quartiere multietnico di umanità varia, di cui è giusto sottolineare il termine “umanità”. In questo giallo ce n’è tanta, come a Torpigna o dalle parti mie.
Il vicequestore Piersanti Spina, afflitto da una rara e devastante anomalia fisica che gli impedisce di percepire il dolore, oltre che i normali stimoli vitali come la sete o la pressione della vescica, si imbatte nel cadavere di un giovane pakistano che poche ore prima gli aveva venduto tre rose da offrire all’amata Patrizia. Così si trova a dover risolvere un delitto a cui importa poco a chiunque – un extracomunitario non fa primavera, secondo il suo capo – tranne che a lui e alla sua squadra, e a dare delle risposte importanti alla fidanzata che vuole sapere cosa fare della loro vita.
Tutto questo viene raccontato con tono sbarazzino da un giovane scrittore che di mestiere scrive anche testi di satira televisiva. E questo aiuta, sia lui che riesce a parlare con apparente leggerezza di situazioni squallide e brutali, sia noi a guardare la nostra realtà metropolitana con occhio meno truce e spirito ironico.
Piersanti calò le mani in tasca ala ricerca delle sigarette ayurvediche. Erano finite. Così prese le scale mobili, che lo riportarono al piano terra, e s’incamminò in direzione della parafarmacia che si intravedeva all’angolo. Un camice bianco fresco di laurea lo attendeva sorridente dietro al bancone. -Buongiorno. Come posso aiutarla? – “Avete sigarette ayurvediche?” – Certo – rispose educatamente il ragazzo – ma se sta cercando di smettere abbiamo anche altre soluzioni. -“Vanno bene le sigarette.” disse Piersanti. Il ragazzo lo incalzò. – Sicuro? Perché ci sono da poco arrivati dei cerotti a rilascio lento che sono una favola. Oltre, naturalmente, ai chewing-gum alla nicotina che, mi dicono, finalmente hanno un buon sapore. – Spina alzò una mano come dovesse fermare un automobilista a un posto di blocco. “Non sto cercando di smettere.” (…) Il ragazzo lo squadrò con grande severità. – La salute è sua, signore. – disse, porgendogli il pacchetto. Fu allora che Spina tirò fuori dal portafoglio una banconota da cinquanta euro e disse: “Me ne darebbe altri cinque?”
Oggi ci vuole questo, trovare sollievo nel tran tran cupo che ci circonda. Perciò: bravo Dario Sardelli a dare prova di signorile e sorridente distacco senza cadere nella superficialità regalandoci, anzi, qualche pennellata di tenera condivisione degli stati d’animo degli ultimi tra gli ultimi, siano bengalesi stipati in quattordici,pochi metriquadri, transessuali cacciati di casa o italianissimi senzatetto muniti di tenda e grande appetito.
Una bella lettura fluida, che resta dentro.
Eccovi l’incipit del romanzo letto da Barbara:
Il venditore di rose
TROPPE SPINE PER UN MAZZO DI ROSE Ambientato in una semi-periferia romana - Tor Pignattara - è lo specchio di tante realtà simili, come per esempio la via Padova milanese in cui vivo io: ...