UN RAPPORTO TRA MADRE E FIGLIA

E’ un opera prima quella della scrittrice americana Stephanie Wrobel e sta riscuotendo un grandissimo successo in tutto il mondo. In Italia è pubblicata da Fazi Editore con il titolo “Cara Rose Gold” ed è un thriller mozzafiato anche perché ci tocca nelle corde più intime, quelle del rapporto tra madre e figlia.

Uscito in America con il titolo “Darling Rose Gold”, la trama mi ha subito richiamato alla memoria la serie TV “The politician”, non so se l’avete vista, ma all’interno del caleidoscopio di personaggi ci sono Infinity Jackson e Dusty Jackson (quest’ultima interpretata da una bravissima Jessica Lange. Infinity pensa di essere ammalata di cancro, fin quando i suoi compagni di scuola organizzano una donazione di sangue e dalle analisi si scopre che Infinity non è ammalata, ma solo avvellenata dalla nonna Dusty, che utilizza la sua condizione di ammalata per avere sconti o benefici dal governo.

Nel romanzo di Stephanie Wrobel queste dinamiche vengono rivestite di un’aura thriller e vengono analizzate nel loro profondo. Ma eccovi la trama ed un piccolo estratto del romanzo.

TRAMA

Una madre che non dimentica. Una figlia che non perdona. Un gioco molto pericoloso.

Durante i primi diciotto anni della sua vita, Rose Gold Watts ha creduto di essere gravemente malata: era allergica a qualsiasi cosa, era costretta a portare una parrucca, si spostava utilizzando una sedia a rotelle. Nonostante il sostegno della piccola comunità di Deadwick, che ha organizzato raccolte fondi e offerto spalle su cui piangere, nonostante tutti i medici consultati, gli esami effettuati e gli interventi subiti, nessuno è mai riuscito a capire cosa non andasse in lei. Fino al terribile giorno in cui è emersa la verità più spaventosa: era tutta una messinscena architettata dalla madre.
Dopo aver scontato cinque anni di prigione per abuso di minore, Patty Watts non ha un posto dove andare e implora sua figlia di accoglierla. I vicini non l’hanno perdonata e sono scioccati quando Rose Gold accetta.

Patty insiste, non vuole altro che una riconciliazione, ha perdonato la sua piccola cara che l’ha tradita testimoniando al processo contro di lei. Ma la ragazza conosce sua madre: Patty Watts non è una che lascia correre. Sfortunatamente per lei, Rose Gold non è più una bambina indifesa, ed è da molto tempo che aspetta questo momento… È l’ora della resa dei conti: sarà un duello spietato, combattuto a colpi di bugie e condotto da due abilissime manipolatrici.

ESTRATTO

Mia figlia non era obbligata a testimoniare contro di me. Ha scelto lei di farlo.

È stata colpa di Rose Gold se sono andata in prigione, ma non me la prendo solo con lei. Se dobbiamo proprio puntare il dito, il mio è diretto al pubblico ministero e alla sua fantasia smisurata, alla giuria credulona e ai cronisti assetati di sangue. Tutti a invocare giustizia.

Ma quello che volevano era una storia.

(Tirate fuori i popcorn, ragazzi, perché ne hanno scritta una da paura).

C’era una volta, hanno detto, una madre malvagia che aveva avuto una figlia. La figlia, a quanto pare, era molto malata e presentava problemi di ogni genere. Aveva un sondino nasogastrico, perdeva i capelli a ciocche ed era talmente debole da dover girare su una sedia a rotelle. Per diciotto anni nessun medico riuscì mai a capire quale fosse il suo male.

Poi, arrivarono due agenti di polizia a salvare la figlia. E, pensate un po’, la ragazza era perfettamente sana, mentre quella malata era la madre malvagia. Il pubblico ministero disse a tutti che la madre aveva avvelenato la figlia per anni. Era colpa della madre se la figlia non riusciva a smettere di vomitare, se soffriva di malnutrizione. Abuso aggravato su minore, così lo definì. La madre doveva essere punita.

Dopo il suo arresto, i giornali si lanciarono su di lei co­me un branco di avvoltoi, ansiosi di fare soldi su una famiglia dilaniata. I titoli reclamavano, urlando, il sangue di “Patty l’avvelenatrice”, una cinquantenne, o giù di lì, maestra della manipolazione. Tutte le amiche della madre credettero ciecamente a quelle menzogne. I paladini della moralità arrivarono da ogni parte; ogni avvocato, poliziotto e vicino di casa era certo di essere il salvatore della ragazza. Misero la madre in prigione e buttarono via la chiave. La giustizia fu servita e, quasi tutti, vissero felici e contenti. Fine.

Ma dov’erano gli avvocati mentre la madre raschiava il vomito della figlia dal tappeto per la millesima volta? Dov’erano i poliziotti mentre la madre studiava ogni notte i libri di medicina? Dov’erano i vicini quando la bambina chiamava, urlando, la madre prima ancora che spuntasse il sole?

Indovina indovinello: se ho passato due decenni ad abusare di mia figlia, perché lei si è offerta di venire a prendermi oggi?

Se la prima tappa vi ha conquistato, qui vi lascio tutti i dettagli del blogtour per poterlo seguire e scoprire il mondo di Rose Gold e sua madre Patty Watts:

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