Il liceo

Il liceo

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Published: 23/09/2021

Format: Brossura

ISBN: 9788892761254

RECENSIONE

TRAMA

C’è una scuola a Milano che forma le future élite metropolitane e non Un Liceo che accoglie e istruisce secondo canoni tanto medievali quanto contemporanei. Qui non è permesso essere meno, essere distratti, soprattutto qui non è permesso essere altro. Sono i migliori entrano a far parte del Modigliani, solo i migliori resistono fino alla fine, solo i migliori riescono a comprendere che attraverso alcune regole e una determinata formazione si può raggiungere il gotha della società attuale. E allora come i rampolli dei feudatari medievali destinati, per nascita e privilegi, ad occupare poi le posizioni migliori e per questo bisognosi della migliore formazione possibile, affidata a precettori all’altezza di potersi occupare di loro, anche i giovani del Modigliani hanno diritto per nascita e privilegio ad avere i migliori educatori possibili Tra di loro c’è Lorenzo Padovani che non solo è fatto della stessa sostanza di quegli alunni e proviene dal loro stesso ambiente, ma è anche bravo, si è laureato con il massimo dei voti e ha superato brillantemente il percorso che lo ho portato a meno di trenta anni ad avere una cattedra proprio al Modigliani. La vita dà e la vita toglie però, e quel Liceo che avrebbe dovuto rappresentare la medaglia sulla giacca da insegnante e nell’esistenza del neo professore si rivela un covo di vipere, una gabbia dorata, una catena di montaggio per yes man e anche un posto dove si può perdere la propria vita.

PERSONAGGI

Una sfida nella sfida quella che ha voluto affrontare Alessandro Berselli in questo lavoro perché se c’è qualcosa di assolutamente affascinante e complicato è quello di tratteggiare e parlare di adolescenti. Gli adolescenti sfuggono tradizionalmente a ogni definizione e quando pensi di aver capito qualcosa di loro si ritrasformano in atteggiamenti e convinzioni. E quindi Il Liceo poggia indiscutibilmente su una capacità evidente di saper dare vita e voce a personaggi che sulla carta sarebbero dovuti restare minori e che invece si trasformano nel coro greco delle tragedie classiche. Essi, insieme alle comparse su cui l’autore poggia il perno per descrivere vizi e brutture di una società sotterranea che diventa il fil rouge dell’essenza noir del romanzo, regalano alla struttura narrativa un pathos che difficilmente si trova nei lavori letterari italiani e che rimanda a una certa cinematografia di genere così amata dai registi degli anni Novanta del Novecento. Ed è forse proprio per questa capacità autoriale di creare un romanzo di genere che è anche un romanzo di uomini e di donne che Il Liceo va letto e interpretato basandosi soprattutto sulla meraviglia dei personaggi, a partire proprio dal protagonista, e molto meno che sulla trama in sé.

AMBIENTAZIONE

Il minimalismo radical chic degli ambienti del Modigliani, i percorsi fisici che compiono i protagonisti all’interno della storia, una milanodabere come non se ne leggeva da tempo, il glamour in cui sono immersi tutti i protagonisti e il teatro di vita indiscutibile che offre la città meneghina a livello di occasioni e situazioni è certamente la ciliegina sulla torta di un romanzo vigoroso che avrebbe retto come fascinazione e piacevolezza anche avendo una location differente. Ma, le ambientazioni del romanzo di Berselli sono soprattutto emotive e sensoriali, ciò che succede in questo libro è uno stato d’animo che parte dai personaggi e si dipana come una sorta di subatmosfera talmente palpabile da essere essa stessa una location, un sentire in stanze emozionali, uno stato d’animo vero e proprio. E questo al di là della scelta autoriale di una ambientazione fisica e specifica è ciò che fa davvero la differenza tra questo e altri noir.

CONSIDERAZIONI

Io amo Alessandro Berselli per moltissimi motivi, perché scrive bene, perché è ispirato, perché non è mai banale è perché è generosissimo con tutti i suoi lettori, ma soprattutto lo amo per il “tempo” che si concede per ogni lavoro, per il rifiuto di pubblicare a rullo pur di stare in libreria sempre, fisso, anche con storie robette che fanno così rabbia ai lettori veri, quelli che si aspettano rispetto e considerazione da chi scrive. Berselli non lo fa. Si prende il suo tempo, si prende il gusto di assaporare lui per primo quello che scrive e nelle tempistiche in cui lo scrive e questa cosa arriva forte, chiara e robusta a chi legge e che si ritrova tra le mani qualcosa di studiato, di elaborato, di valutato e ponderato scritto pensando soprattutto a chi poi dove leggerlo. Grazie Alessandro per rispettaci così. Lo apprezziamo davvero tanto!

INTERVISTA

Alessandro Berselli nel tuo romanzo il tema della morte è solo accennato, o meglio, utilizzato per parlare in realtà di molto altro, di un disagio che non è solo giovanile, ma di una società che ogni giorno si impone di dimostrare qualcosa e quando non ci riesce sfiora o soggiace al dramma. E a questo che ti sei ispirato per la trama del tuo ultimo lavoro letterario o c’è anche altro?

Continuo a pensare che il noir possa essere un buonissimo escamotage per affrontare altre questioni, utilizzando il plot crime come viatico per temi diversi, in questo caso il disagio, non soltanto adolescenziale, ma anche degli adulti che con gli adolescenti devono trovare un codice di dialogo. È un mondo fatto di comunicazione ma dove purtroppo si fatica a comunicare. E poi c’è anche il tema del vendere l’anima al diavolo. Dove si ferma la nostra moralità quando dobbiamo farla quadrare con i nostri obiettivi? È un po’ la domanda che si pone il protagonista nel momento che si trova davanti a un bivio. Essere la persona che si vorrebbe oppure cedere alle lusinghe del maligno? Mi sono divertito molto a scriverlo.

Parliamo di Lorenzo, protagonista quasi indiscusso dell’intero libro, quasi un novello Napoleone che passa dall’altare di una gloria arrivata precocemente alla polvere per non aver saputo gestire una emergenza forse per mancanza di una giusta maturità. Chi è Lorenzo, c’è qualcosa di te in lui, e pensi che possa esistere davvero nella realtà uno come lui?

Lorenzo è un personaggio complesso, in bilico tra valori etici e ragion di stato. Da una parte c’è quello che vorrebbe essere, dall’altra i target che si è imposto e a cui vuole arrivare, dilemma che inevitabilmente lo obbliga ad accettare parecchi compromessi. In fondo è la storia della fine di un’adolescenza, l’età dei sogni, idealistica, che si scontra con la vita vera, fatta di situazioni che presuppongono una modifica del proprio essere. Nel suo percorso mi ci ritrovo molto. Non è facile trovare un equilibrio tra il bene e il male. Questo libro ha la trama di un giallo classico ma fondamentalmente tratta della condizione umana. Siamo esseri molto più piccoli di quello che pensiamo.

Tu non sei lombardo, né milanese, eppure hai scelto la città meneghina come location della tua storia paventando, anche se assolutamente a tuo modo, una certa “città da bere” che si riteneva scomparsa dopo gli anni Ottanta e dopo tutte le inchieste giudiziarie che hanno spazzato via un piccolo mondo antico. La “tua” Milano quindi è come se vivesse una seconda giovinezza e puntasse ancora una volta alle élite, a un certo ambiente in cui arrivi solo se hai determinati mezzi. Perché questa scelta e, ad esempio, Bologna o Firenze non andavano bene per raccontare la medesima storia?

Ho giocato un po’ di luoghi comuni. Io adoro Bologna e adoro Milano, ma la prima è una città vintage, in bilico tra passato e futuro, mentre Milano è la globalizzazione, il terziario che avanza, di certo la metropoli più cosmopolita che abbiamo in Italia. Come scenario per IL LICEO l’ho trovata perfetta, avevo bisogno di grattacieli, di glamour, di tendenze. Non ho avuto un dubbio che fosse uno. Il teatro del mio noir doveva essere lì.

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