Fabrizio Carcano è tornato a trovarci in libreria e noi lettori non possiamo non essere felici e curiosi di poter leggere il suo ultimo libro. Giornalista professionista, scrive per diverse testate come “Il Giorno”, “Bergamo Sera” e molte altre. Con “Milano assassina”, edito Mursia, ci riporta in una Milano nera. Quando in quarta di copertina leggiamo “Il passato non muore mai, e continua a uccidere”, non possiamo fare altro che immergerci in una lettura profonda e ad alta tensione.

Ciao Fabrizio, solo poche domande, non voglio far attendere i tanti lettori, che sono in coda per poterti conoscere. Nei tuoi libri esoterismo, morte, cronaca sono solo alcuni degli elementi ricorrenti, da dove nasce questa scelta?

Io sono un giornalista e molti anni fa, quando ho iniziato questo lavoro, ho avuto la fortuna di lavorare per alcuni giornali importanti come -Il Giorno- o -La Notte-. Lì ho conosciuto i veri giornalisti di cronaca, quelli che all’epoca aiutavano nelle indagini. Così ho capito che la mia strada era quella del giallo giornalistico, il giallo che racconta la cronaca.  Milano è la città che ha le caratteristiche che rispecchiano meglio le mie idee, racconto la sua cronaca, e cerco di portare il lettore dentro la città, sfruttando anche le sue bellezze artistiche. I miei primi libri descrivevano una Milano più centrale, in questi ultimi anni mi sono spostato più in periferia, come quella di via Padova o il quartiere di via Casoretto.

Nel tuo ultimo romanzo ritroviamo il commissario Ardigò, qual è il vostro legame?

Ardigò è il mio personaggio. È ricco di risorse. Ho capito che è lui il protagonista della mia scrittura in questo momento. Ci sono altri autori, che nei vari libri continuano a raccontare dei loro protagonisti. Io ho Ardigò.  Non in tutti i miei libri troviamo Ardigò, ma diciamo che sarà ancora presente per un po’ nei miei romanzi.

Da “Gli angeli di Lucifero” a “Milano assassina”, quanto è cambiata la tua scrittura, il tuo stile, il tuo modo di costruire un romanzo?

Sono cambiato tanto, rileggo con fatica i miei romanzi. Di recente ho voluto riprendere in mano “Gli angeli di Lucifero” e mi sono accorto che in alcuni tratti mi perdevo nel racconto. Per alcune descrizioni di ambienti, di personaggi, mi ci volevano due, tre o quattro pagine, oggi la fotografia di ciò che voglio raccontare mi richiede solo una o due righe, non di più. Utilizzo una scrittura più veloce. Se prima i miei personaggi erano in bianco e nero, oggi cerco le sfumature dei colori per poterli descrivere e farli conoscere e comprendere meglio. I fatti che racconto sono ricchi di elementi e di personaggi. Questo libro è stato quasi due anni nel computer a maturare.

C’è uno scrittore o un libro che ti hanno influenzato, che ti hanno accompagnato verso la scrittura?

Sono molti gli scrittori che ho amato e che continuo a leggere, per il loro modo di scrivere e di raccontare. Sicuramente Michele Giuttari con il suo “Scarabeo” è stato importante, ma non posso non nominare Donato Carrisi. Loro raccontano di altre città e i loro protagonisti sono diversi da Ardigò o da altri miei personaggi, ma la loro scrittura è penetrante, loro affondano nella realtà. È questo ciò che mi affascina di più, che mi piace. Oggi direi che sono decisamente “Carrissiano”.

C’è un luogo o un tempo diverso che potrebbe accogliere una tua storia

In questo momento sono molto interessato al caso Zodiac, il misterioso serial killer, che per alcuni è collegato al nostro mostro di Firenze. Sarebbe bello approfondire tutto questo, e San Francisco è affascinante, ma un libro ambientato in quella città richiederebbe mi trasferissi lì per un lungo periodo. Non è facile. Chissà. Però rimane un caso interessante.

E per finire, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Sicuramente un ritorno all’esoterismo

E noi attendiamo con ansia. Grazie mille, è stato un piacere conoscerti. A presto

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