COCCODRILLI IN DANIMARCA? C’E’ INCOMPATIBILITA’ DI CARATTERE

Niente di nuovo sul fronte nordico, anche se la Engberg scrive con perizia. Abbiamo due investigatori danesi che, durante un’estate non particolarmente assolata devono risolvere l’omicidio di una studentessa trovata sfigurata in un appartamento di Copenhagen.

Lui, Jeppe Korner è un malinconico single non per scelta, la moglie lo ha lasciato per un altro e ha chiesto il divorzio; la sua collega è la corpulenta Anette Werner sempre rumorosamente di buon umore (e non si capisce perché, francamente). Come approfondimento dei personaggi non si va oltre e davvero si sente la mancanza di uno spessore umano che ci faccia empatizzare con i protagonisti.

I testimoni che i due investigatori incontrano vanno dall’anziana padrona di casa che scrive gialli e beve decisamente troppo, al padre della vittima disperato e iracondo, alle amiche lacrimose, agli innamorati respinti e umorali. Insomma, niente che scaldi davvero il cuore di un lettore avido di emozioni.

Eppure si legge bene perché la scrittrice conosce il suo mestiere, il racconto è fluido – anche se non originalissimo – e si desidera arrivare alla scoperta dell’assassino che ha parecchie similitudini con quello del thriller che l’anziana Esther sta completando. E’ lui che ha preso spunto dalle fantasie della neo-scrittrice oppure la donna è coinvolta nel fattaccio?

Sulle sue ciglia chiare c’erano schizzi di sangue, una filigrana sulla pelle diafana. Portava il segno sulla guancia come un ornamento. Lui le aveva regalato l’eterna bellezza. E aveva fatto fare un volo al suo amico. Doni generosi. Adesso mi vedete? Mi hanno formato quelli della fabbrica degli incubi; mi hanno formato con la loro assenza. Ma adesso sono io a dare la forma. A tenere il coltello. A scrivere la storia. La mia storia. Non è pazzia, sono una persona come voi. Ma ci vuole misura nelle cose. Equilibrio tra la vita e la morte, la scelta e il rifiuto, la gallina e l’uovo. C’è un limite a quello che si può sopportare. Quando chi dovrebbe tutelarti ti fa a pezzi e il mondo resta a guardare, allora s’impongono regole nuove. Una nuova giustizia. Mi domandate se questo non mi lasci l’amaro in bocca, ma posso solo rispondervi che il sapore mi piace. Perché è amaro, e perché è mio.

Gli appassionati del giallo nordico ritroveranno in questo romanzo le (algide) atmosfere di una società ordinata e organizzata che, ciò nonostante, non manca di collassare di fronte alla follia umana, che è sempre la stessa a sud come a nord del mondo. E, soprattutto, toccheranno con mano la solitudine cosmica di questi esseri, vecchi e giovani, che sembrano faticare molto ad entrare in contatto tra loro e perciò scivolano spesso nell’alcool perché è tanto più facile scaldarsi così, piuttosto che stringere una mano e confidarsi.

Magari, facciamo tesoro di questa ed altre letture del genere per mantenere un cammino diverso e privilegiare il contatto umano. Non troppo stretto, però: stiamo parlando di thriller e rischiamo di trovarci le amate mani di un amico attorno al collo.

Traduzione: Claudia Letizia Valeria e Eva Valvo

L’incipit letto da Barbara lo trovate qui: