MARZIA MUSNECI E LA SUA ARMA DI DISTRAZIONE
Prendete una riuscita parodia dei gangster-movie, originale e sgangherata, rigorosamente indipendente e che ha ottenuto un record di visualizzazioni su Youtube nel 2017 e che a sua volta citava Tarantino e Zemeckis, ma che a sua volta ricordava anche nel titolo il celebre film di Carpenter del 1986, e pensate a come tutto questo possa risolversi in un libro giallo, tenendo presente che nella scrittura l’evocazione delle immagini deve essere più precisa, più nitida, più realistica e coinvolgente perché non ci sono effetti sonori e ai lettori si richiede uno sforzo di immaginazione indubbiamente maggiore.
Facile? Difficile? Una cosa è certa, Marzia Musneci, giallista e anche un po’ poetessa di haiku, ha shakerato bene la sua esperienza di scrittrice e di romana e ha realizzato un libro che anche se, a tratti, non brilla per la sua originalità resta assolutamente godibile.
E questo al di là della trama che si incentra quasi esclusivamente sui due protagonisti accusati dell’efferato omicidio di un gioielliere che, in realtà, erano andati solo a spaventare, su commissione. La parte giallo del romanzo si basa essenzialmente su questo: chi ha ucciso realmente l’uomo e ha quindi interesse a incastrare loro due. Semplice e lineare.
Al Cielo piacendo, però, un romanzo in generale e un giallo in particolare ha bisogno molto di più di una trama e basta. Ci vogliono i personaggi giusti e le giuste ambientazioni e se si è bravi anche un linguaggio confezionato apposta e che vesta a pennello tutta la storia.
E Grosso guaio a Roma sud per fortuna è un vero scrigno di tesori per quello che concerne tutto questo. A partire proprio dai due protagonisti, Zek e Sam, gemelli siamesi che restati soli al mondo vivono ancora più intensamente la loro condizione fisica. In realtà sono due sfigati. Ma sono sfigati simpatici, personaggi di cui non si può fare a meno di innamorarsi fin dalla loro comparsa. Cattivi a metà, criminalotti a metà, furbetti a metà. Se non fosse che attirano su di loro le peggiori calamità potrebbero passare tranquillamente dalle pagine di un giallo alle comiche di Buster Keaton.
Ma la Musneci fa di più. Confeziona un grande giallo corale dove il lettore si incanta, letteralmente, sui tanti coprotagonisti che animano il romanzo. Il boss di quartiere Chik Lanzetta, il viceispettore Nick Castillo e il suo capo Miriam Fantini, Luz l’albina sensitiva e tante altre comparse che regalano al libro un ritmo di grande possenza.
E che dire delle location? Sicuramente gli ammiratori e nostalgici delle pellicole pulp degli anni Settanta ritroveranno molto di quel mondo a cui restano legati nostalgicamente, ma anche i più giovani e chi non si è mai accostato al genere potranno gustarsi usi e costumi delle periferie romane e apprezzarne quel mood esclusivo e irripetibile che solo quella parte di Italia sembra custodire al di là del tempo e delle tendenze.
Insomma, immergetevi in una lettura che vi farà sorridere e palpitare allo stesso modo, come se fosse una fiction di successo, ma con il vantaggio che se amate anche scrivere oltre che leggere Marzia Musneci con il suo stile e il suo linguaggio particolari può essere anche una grande fonte di ispirazione.
Editore: Todaro Editore
Anno: 2020