La Todaro Editore è nata nel 1996 a Lugano, Svizzera. Inizialmente ha pubblicato alcune collane di diversi argomenti: I Girasoli (collana di viaggio), gli Gnomi (favole, leggende, cultura popolare), Menta&Rosmarino (cultura gastronomica), Prospettive (riedizioni di libri non più reperibili con taglio autobiografico), libri fotografici e alcuni fuori collana. 

Dal 1999, con la collana Impronte, si è specializzata nel romanzo giallo e noir italiano grazie alla collaborazione di Tecla Dozio che ne è stata l’editor per oltre 15 anni. Nel tempo Impronte ha acquistato sempre più spazio e Todaro ha abbandonato le altre collane. 

Oggi la pubblicazione dei romanzi giallo/noir è affiancata da una collana dedicata ai racconti lunghi (i Gechi), sempre di genere, in edizione esclusivamente digitale. 

Veronica ti chiedo subito perché e come si diventa un editore indipendente e se è complicato o meno esserlo in Italia?

La Todaro Editore si rivolge al pubblico italiano, o meglio al pubblico di lingua italiana, ma in realtà è una casa editrice svizzera, della Svizzera Italiana per la precisione. Ha la sua sede legale a Lugano ma è distribuita in tutta Italia. Ecco perché non saprei rispondere a questa domanda. Di certo essere un piccolo editore indipendente è piuttosto complicato: problemi di visibilità, di presenza sul territorio, di promozione, di liquidità, eccetera eccetera, credo siano criticità comuni a tutti i piccoli editori, ovunque essi siano. E in particolare per quelli che si rivolgono al mercato italiano, notoriamente composto da alcuni lettori “forti” e poco altro.

Quasi sempre si crede che le case editrici indipendenti siano meglio disposte a valutare o pubblicare autori emergenti. Tu come scegli i tuoi autori e cosa ti colpisce maggiormente in un lavoro?

La gran parte del nostro catalogo è composto da autori emergenti o esordienti. Il motivo è duplice: sono convinta che uno dei compiti di un piccolo editore, oltre a offrire prodotti di qualità, sia dar spazio ad autori sconosciuti e fare scouting. La seconda ragione è che ovviamente, salvo rare eccezioni, gli autori affermati, o comunque già noti al pubblico, preferiscono farsi pubblicare da case editrici più… visibili. Cosa peraltro comprensibile e condivisibile: voler dare al proprio lavoro tutte le opportunità e la visibilità che un editore più importante può dare è una ragione più che valida. Comunque, noi non scegliamo gli autori ma i romanzi. In base a cosa? Domanda complessa. Un romanzo è fatto da molti ingredienti: storia, struttura narrativa, personaggi, atmosfera, dialoghi, scrittura. Quasi impossibile che tutte queste componenti siano presenti al meglio. Ma devono essere tutte presenti a un buon livello e alcune devono eccellere; a volte è la trama, a volte lo stile, a volte i personaggi. Personalmente trovo che la qualità della scrittura e le atmosfere siano le caratteristiche più importanti, ma mi è capitato di innamorarmi di un libro anche per un personaggio. Storie originali ce ne sono poche, ma anche quelle “già sentite”, se ben scritte… hanno un loro perché.

Parlaci un po’ delle collane della tua casa editrice. Come sono nate e quanto di te c’è in esse?

Quando abbiamo iniziato, nel 1996, il nostro distributore aveva posto il veto alla mia idea di pubblicare romanzi gialli italiani (in quel periodo non erano di moda, il boom è arrivato anni dopo). Quindi abbiamo iniziato la nostra attività di editori pubblicando una collana di viaggi un po’ atipica, una di cultura gastronomica, una di fiabe e leggende. Poi nel 1999 siamo riusciti a convincere il distributore e abbiamo inaugurato la collana “Impronte” dedicata al giallo e al noir italiano (collana che ha preso sempre più spazio nella casa editrice, anche per il crescente interesse del pubblico verso l’argomento, fino a diventare l’unica della Todaro Editore). In questa avventura ho avuto il privilegio di essere accompagnata da Tecla Dozio, massima esperta del settore, che si è occupata dell’editing dei romanzi e della scelta delle pubblicazioni insieme a me. Abbiamo lavorato insieme per oltre 15 anni, fino alla sua scomparsa nel 2016. Da quel momento ho proseguito da sola aiutata da due editor (Luca Bonzano e Franco Foschi) e da Gianluca Bucci, mio marito. Ma quando devo prendere delle decisioni ancora oggi mi chiedo: “Cosa ne direbbe Tecla?”

Lo scorso anno “Impronte” ha compiuto 20 anni ed è la collana dedicata al giallo italiano più longeva ancora in attività. Di questo sono piuttosto orgogliosa. Da circa 3 anni abbiamo anche una collana digitale dedicata ai racconti lunghi di genere “I Gechi”, che ci sta dando molte soddisfazioni. Il racconto non è una forma narrativa che ha molto spazio in Italia, ed è un peccato. Nel nostro piccolo abbiamo provato a ovviare al problema. Nel mio lavoro c’è e c’è sempre stato molto di me. Come è giusto che sia se uno svolge un lavoro per passione. E l’editoria, in particolare quella di piccole dimensioni, presuppone molta passione, ed essere disposti a occuparsi di tutto: lettura dei dattiloscritti, scelta delle copertine, rapporti con gli autori, contabilità, spedizioni, contratti, bozze, ufficio stampa e molto altro.

Qual è il tuo libro del cuore?

Risposta impossibile! Come chiedere a un bambino: “Vuoi più bene alla mamma o al papà?”

Farei fatica a sceglierne anche solo 10. Ci sono libri che adori per quello che ti raccontano, altri per come te lo raccontano, di altri ancora ti innamori perché li incontri in un momento particolare, alcuni poi perché ti sono stati consigliati da qualcuno o perché ti ricordano un periodo della tua vita… Molte sono le ragioni, alcune del cuore altre della testa (a volte pure della “pancia”). Impossibile per me sceglierne uno. Sono monogama nella vita, ma non con i libri.

Però posso dire qual è l’ultimo che mi è piaciuto particolarmente: 4321 di Paul Auster, gran libro (in tutti i sensi) e grande autore.

Grazie a Veronica Todaro e alla Todaro Editore per i bellissimi romanzi che stampa e per il tempo che ci ha dedicato.