Di lui abbiamo adorato i suoi libri con protagonista il giudice Toccalossi, ha anche scritto un libro a quattro mani con il giornalista  Fabio Pozzi “Signor Giudice basta un pareggio”. E’ da poco uscito il suo ultimo libro (che qui potete trovare recensito), Squadra speciale minestrina in brodo (ed. TEA). Si è gentilmente prestato al Questionario di Louise: Roberto Centazzo.

L’autore che vorrebbe o avrebbe voluto conoscere?
Direi Bulgakov, l’autore de Il maestro e Margherita ma anche del meno noto Cuore di cane.

Il primo libro giallo/noir che ha letto?
Non lo ricordo, comunque in  tarda età, credo Dieci piccoli indiani, da ragazzo leggevo fantascienza, e la leggo tuttora: Asimov, K. Dick, Wyndham l’autore dello spettacolare Il giorno dei Trifidi.

Il libro giallo/noir che avrebbe voluto scrivere?
Se per Noir, come pare nell’accezione attuale, s’intende un libro volto a raccontare la nostra società e i crimini di un’epoca allora può essere considerato Noir anche Fahrenheit 451 benché sia un tale capolavoro assoluto da evitare qualunque etichettatura e comunque è questo il libro che avrei voluto scrivere. Inarrivabile.

Nei romanzi meglio un detective donna o uomo?
Donna sempre. La donna è meglio in qualunque campo. Hanno più coraggio, più determinazione, più tutto. Sono donne!

Da dove trae ispirazione per i suoi libri?
L’ispirazione è un flash che dura un decimo di secondo, ti viene in mente una storia e poi servono mesi al computer per riportare su carta quell’immagine che ti è venuta in mente e che comunque solo tu conosci. Scrivere è una sfida con se stessi. Sei soddisfatto soltanto quando il risultato corrisponde all’idea.

Macchina da scrivere o computer?
Computer.

Dalla torre butterebbe Miss Marple o Sherlock Holmes?
Entrambi. Detesto la logica deduttiva. E se mi permettete butterei anche Topolino. Lo odiavo da bambino, per quella sua saccenteria insopportabile.

Ebook o cartaceo?
Cartaceo.

Tre libri che ritiene fondamentali per lei?
Uno l’ho già citato, poiciterei Parliamo tanto di me di Cesare Zavattini (fu quello il libro letto a tredici anni che mi fece dire “Da grande farò lo scrittore”) e
infine Tre uomini in barca di Jerome, a vent’anni lo lessi sei volte di seguito.

Se il suo ultimo libro fosse un piatto quale sarebbe?
Una pasta e fagioli. Buona. Onesta.

Grazie a ROBERTO CENTAZZO per il tempo dedicatoci.