E’ un amico de La Bottega del Giallo, è l’autore de “Il morto con la zebiba” e de “Il marchio sulle labbra” (ed. Dario Flaccovio). E’ un palermitano doc, ironico, intelligente e sagace. Ha appena concluso un nuovo romanzo che presto troverete recensito sul nostro sito, di cui non vi anticipiamo ancora niente. Louise ha incontrato: Carlo Barbieri.

L’autore che vorrebbe o avrebbe voluto conoscere? 
Non è un autore di gialli, e non è nemmeno uno. Sono due e per di più semisconosciuti: Nizza e Morbelli, autori de “I quattro moschettieri”, un libro oggi quasi dimenticato. Era la parodia dei famosi Tre moschettieri di Dumas, in pratica la trascrizione cartacea di una serie di episodi trasmessi all’ EIAR, la mamma fascista della RAI, prima della guerra (ma sia ben chiaro, io non ero ancora nato…).  Un libro cult che in famiglia leggemmo tutti, imparandone a memoria brani che ci rilanciavamo in ogni occasione. Nizza e Morbelli li ho voluti bene senza conoscerli; ho avuto la fortuna di incontrare il figlio di Morbelli a Roma anni fa, in occasione di una bella mostra dedicata a suo padre.

Il primo libro giallo/noir che ha letto?
Impossibile ricordarlo. Ho cominciato a leggere tanto e di tutto da bambino, e dal momento che consumavo più libri di quanti me ne compravano, cominciai a saccheggiare di nascosto la biblioteca di papà che era terreno proibito. Pensavo che temevano che rovinassi i suoi preziosi libri tecnici (era ingegnere) ma quando mi imbattei ne  “L’amante di lady Chatterley” capii che il motivo era un altro. Sono sicuro di avere letto il mio primo giallo nella biblioteca di papà ma, chissà perché, non ne ricordo il titolo – mentre “L’amante di lady Chatterlay” me lo ricordo benissimo… eheh.

Il libro giallo/noir che avrebbe voluto scrivere?
Assassinio sul Nilo di Agatha Christie. Forse non è il più bello in assoluto;  ma ho vissuto sette anni in Egitto e forse per questo mi affascina la descrizione della dorata vita coloniale che lei descrive così bene.

Nei romanzi meglio un detective donna o uomo?
Sicuramente una detective donna è una scelta più originale e per questo accattivante. Se fossi un editore non avrei dubbi. Se il mio commissario Mancuso mi lasciasse fare, forse tirerei fuori una investigatrice. Anzi, per fare contenta la Boldrini, una investigatora.  Ma lui non ne vuole sapere, è deciso a continuare a fare il protagonista dei miei gialli e non lo schioda nessuno. Almeno per il momento…

Da dove trae ispirazione per i suoi libri?
Bella domanda. Dico sempre che un romanzo è come una gravidanza: lo scrittore rimane “incinto di una idea”, e da quel momento non può fare a meno di portarla avanti. Lo fa con amore, ma anche con fatica… e, come per una donna incinta, l’ultimo periodo – quello della rifinitura della sua creatura – è il più pesante. Poi quando l’opera è finita, come nel caso di un parto, la prima cosa che l’autore si chiede con ansia è “anche gli altri vedono il mio bambino bello come lo vedo io?”. E lì cominciano le domande a chi ci è vicino “dimmi la verità, devi essere sincero però, come ti sembra?” che spesso attirano pietosi “bellissimo” anche se il bambino sembra uscito da un film horror. Tornando alla domanda “da dove prendo l’ispirazione?” – ecco venire fuori la differenza fra “me – autore” e una futura mamma: una donna sa sempre… ehm, quasi sempre chi l’ha messa incinta, io non so da dove è arrivato il semino. Mi succede e basta.

Macchina da scrivere o computer?
Computer. Posso aggiungere “naturalmente”? Penso come a un incubo ai tempi dei correttori e della carta carbone.

Dalla torre butterebbe Miss Marple o Sherlock Holmes?
Miss Marple. Per fare felice Hercule Poirot che mi piace molto (e secondo me è un po’ geloso).

Ebook o cartaceo?
Quando faranno un e-reader che, come il libro, odora di carta, non ha bisogno di batteria, se cade a terra non si rompe, e ti consente di fare amicizia con il tuo libraio in carne e ossa, ebook. Forse. Però qualcosa mi dice che fra poco la domanda suonerà obsoleta come “Cassette VHS o DVD?” intanto che arrivavano le penne USB. Chissà, forse i libri li leggeremo comodamente a letto, con i google-glass che non faranno nemmeno quella luce che disturba chi ci sta accanto.  O in qualche altro modo. Magari con un microchip inserito in un alloggiamento al posto del dente del giudizio.

Tre libri che ritiene fondamentali per lei?
“I quattro Moschettieri” – già menzionato – a cui devo un po’ del mio humour – ammesso che ne abbia.  “Gerusalemme Gerusalemme” perché mi ha aiutato a capire le origini dei problemi del presente in Medio Oriente. Il Vangelo per dare un senso alla vita.

Se il suo ultimo libro fosse un piatto quale sarebbe?
Quell’insieme di piatti-senza-piatto che vanno sotto il nome di street food palermitano. O, se proprio si decide di usarlo, il piatto, allora facciamo un bel piattone con un’arancina, un pane, panelle e crocché (questi ultimi meglio noti col nome di “cazzilli”), un pani c’a meusa, e per dessert un’iris (rigorosamente fritta perché, come sostiene il commissario Mancuso, “quelle a forno sono per i malati”). Senza dimenticare il salvifico bicarbonato, meglio se consumato sotto forma di quella bibita esplosiva che a Palermo chiamano “autista”.

Grazie ancora a CARLO BARBIERI per le sue risposte e la sua ironia

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