LA SECONDA AVVENTURA DI ELENA MACCHI, AFFRONTA TEMI SCOTTANTI
L’estate è ormai alle nostre spalle e ci lascia il ricordo delle ore pigre, passate a leggere. Uno dei libri che mi ha fatto compagnia sotto l’ombrellone è stato Varese non avere paura di Laura Veroni.
Questa è la seconda indagine del PM Elena Macchi, donna dalla femminilità spiccata e volitiva, che protegge dietro la sua scorza dura le incertezze di una solitudine scelta, ma non voluta.
La possibilità di stringere una nuova amicizia le si presenta quando nel suo palazzo viene a vivere Carla, timida, gentile e trincerata nel proprio universo, come lei. Le due donne cominciano a frequentarsi e la loro amicizia finisce col convergere con il lavoro di Elena, quando la procura si mette sulle tracce di un misterioso pedofilo che si aggira davanti alla scuola in cui Carla insegna.
Da qui prende il via una storia poliziesca intricata al punto giusto, dove i colpi di scena e gli indiziati a sorpresa sono dosati dall’autrice con abilità, in modo da mantenere viva l’attenzione. Il lettore viene cosi guidato un po’ alla volta verso la verità, che alla fine si rivela più sconcertante di quanto immaginato. A Laura Veroni va il merito di aver affrontato con sensibilità il tema non facile della pedofilia e di aver presentato in modo credibile i traumi che rimangono nell’anima delle vittime di un tale orrore.
È anche bello vedere l’amore con cui muove i suoi personaggi nella città di Varese, che diventa a sua volta protagonista. Il libro è ben scritto, con un linguaggio appropriato e scorrevole. Unica riserva: si indugia un po’ troppo su alcuni particolari legati all’esteriorità dei personaggi, che invece di caratterizzarli li rendono inutilmente frivoli.
Nel complesso comunque Varese non avere paura si è rivelata una lettura piacevole con cui trascorrere un paio di ore assolate.
Edizione: Fratelli Frilli Editore
Anno: 2017